Il Tirreno

Empoli

«L’Empoli oltre le speranze, ma ora guai a farsi illusioni»

di David Biuzzi
«L’Empoli oltre le speranze, ma ora guai a farsi illusioni»

Il presidente Fabrizio Corsi parla di avvio di stagione, mercato e futuro: «Non dobbiamo allentare ma spingere, i momenti duri sono dietro l’angolo»

5 MINUTI DI LETTURA





EMPOLI. Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. Lo diceva Johann Wolfgang von Goethe, scrittote tedesco e universalmente riconosciuto come uno dei grandi della letteratura (e non solo). E i numeri oggi dicono che l’Empoli non solo ha cominciato a inseguire e costruire il suo, di sogni, ma che lo ha fatto anche nel migliore dei modi.

Cinque punti nelle prime tre giornate di del campionato di Serie A li aveva raccolti solo una volta, nella stagione 2006/2007. In panchina c’era Gigi Cagni, mister Europa, e il campionato finì con la storica qualificazione alla Coppa Uefa (oggi Europa League). Ma era il torneo post-calciopoli, senza la Juventus e con le big penalizzate. Ancora meglio, addirittura, fece nella prima storica avventura al tavolo dei grandi, stagione 1986/1987, quando vinse le prime due gare (con l’Inter, a Firenze, prima e ad Ascoli poi) ma era ancora il tempo dei successi da 2 punti. Precedenti e numeri a parte, insomma, quella del gruppo targato Roberto D’Aversa è una partenza super. Anche perché, diciamocelo, era tutt’altro che scontato dopo la rivoluzione dell’estate che aveva spazzato via molti dei protagonisti dell’ultima, straordinaria salvezza.

E il primo a confermarlo è il numero 1 di casa Empoli, il presidente Fabrizio Corsi. «Sì è vero, era difficile sperare in un avvio di campionato del genere – sottolinea il presidente – ora bisogna prenderci il meglio di quello che porta e comporta tralasciando, invece, il peggio».

Sarebbe a dire?

«Che non possiamo permetterci il lusso non solo di mollare ma anche solo di allentare la presa. Anzi, questo è il momento di pigiare sull’acceleratore, di dare ancora di più. E, sia chiaro, è un discorso che riguarda tutti ma parte da noi dirigenti».

Ma in che modo?

«Ovviamente giocatori e allo staff tecnico devono farlo sul campo, giorno dopo giorno. Chi sta dietro la scrivania in altri settori, ad esempio studiando e cercando strumenti e strumentazioni che possano farci ancora. In pratica il punto è non pensare a quello che è stato fatto ma a come fare e farlo meglio in futuro».

È ancora più strano pensare che questo buon avvio sia figlio di un mercato in cui l’Empoli ha speso zero?

«Il nostro mercato non si è chiuso a zero, si è chiuso con un segno positivo di 10,5 milioni. Ma anche in questo caso, come per la squadra sul campo di gioco, bisogna pensare che si può e si deve fare meglio. I conti, tanto per essere chiari, dicono che avremmo dovuto chiuderlo a +16».

Quindi non è soddisfatto dell’ultimo mercato?

«No, lo sono. Lo sono perché abbiamo fatti passi importanti verso la sostenibilità economica, che come ho avuto modo di dire mesi fa è la componente fondamentale per garantirci il futuro, ma anche perché abbiamo costruito una squadra giovane e ci sono margini per continuare a lavorare bene sotto tutti i punti di vista. Non ci nascondo che proprio in questa doppia ottica di rendimento e prospettive abbiamo anche rifiutato alcune offerte per i nostri. Una anche interessante, ma non del tutto soddisfacente, negli ultimi giorni».

E per chi?

«Non lo dico. Perché farlo ora non ha alcun senso»

OK, ma sta dicendo che l’aspetto economico non è stato il solo a decidere...

«Esatto. Le ultime stagioni, gioco forza, ci avevano portato verso strade diverse ma era necessario sia limitare le spese sia ritrovare anche il nostro modo di essere e di fare calcio. Bene così, dunque, ma sia chiaro che non è il momento di farsi illusioni. Sappiamo cosa ci aspetta, sappiamo che il campionato era e resta difficile se non difficilissimo. Il sacrificio resta il nostro compagno di viaggio e servirà equilibrio. Sempre. Oggi che le cose vanno bene e domani che i momenti duri arriveranno, perché arriveranno di sicuro».

Infatti alla ripresa c’è la Juventus, non proprio un avversario semplicissimo...

«Da un certo punto di vista è quasi un bene. Il fatto che ci sia la Juventus si porterà a dare il 105%, tutti quanti, per provare a fare una bella figura. Sarà una bella giornata di sport, un’altra festa per la nostra città, e speriamo di onorarla al meglio».

A proposito, la sensazione è che ci sia un bel clima intorno alla squadra: record di abbonati, 800 tifosi a Bologna...

«Si respira un bel clima, è vero. I tifosi più attempati, come me, sanno bene cosa ci aspetta ma i più giovani soprattutto sembrano ancora galvanizzati dalla notte magica del 26 maggio scorso, quando abbiamo battuto la Roma conquistandoci la salvezza in casa nostra».

Eppure in mezzo ci sono stati anche cessioni e addii pesanti...

«Ma forse, e penso sempre ai tifosi più giovani che negli ultimi anni si sono avvicinati alla squadra, sono anche abituati male avendo sempre visto e vissuto la Serie A. Comunque il loro entusiasmo non può che farci bene e di sicuro non deluderli è una responsabilità in più per tutti noi».

È sorpreso dall’impatto che hanno avuto il direttore sportivo Roberto Gemmi e il tecnico Roberto D’Aversa? Prendere il posto di Pietro Accardi e Davide Nicola poteva essere decisamente complicato...

«Sono contento della qualità e della quantità del loro lavoro, ma non mi definirei sorpreso. Diciamo che stanno confermando le aspettative che avevo e che ci avevano portato me, e a chi mi sta intorno, a sceglierli per i rispettivi incarichi».

Capitolo stadio: a che punto siamo?

«Di attesa. Non potrebbe essere diversamente. Il Comune, ricevuto il progetto, aveva 90 giorni di tempo per risponderci e noi aspettiamo di sapere cosa va bene e cosa c’è da sistemare».

E voi cosa state facendo nel frattempo?

«Lavoriamo con le aziende interessate a partecipare. L’iter non è concluso ma siamo a buon punto. Sostanzialmente aspettiamo il responso dell’amministrazione».

E la ricerca del socio?

«Lavori in corso anche in questo senso. Soggetti interessati ci sono, ma non posso né voglio dire di più».

Primo piano
L’episodio

Lite al funerale del 17enne ucciso a coltellate a Campi Bisenzio, fuori dalla chiesa spunta un coltello e volano minacce

Sportello legale