Indennizzi ai balneari: braccio di ferro con l’Ue. La possibile soluzione per evitare l’uscita a costo zero
Entro il 31 marzo il Governo dovrà presentare la propria ricetta per evitare tensioni con Bruxelles
VIAREGGIO. È in corso un braccio di ferro tra il Governo italiano e l’Unione europea per evitare che gli indennizzi ai balneari si trasformino in un boomerang per l’Esecutivo, in un momento storico delicatissimo. Portando a casa, oltretutto, un risultato magro per la categoria. Che fatica ancora a digerire le “aste”, e accetterà ancora meno di andarsene senza nulla in tasca.
Ieri (martedì 11 marzo) il ministro Matteo Salvini ha incontrato i rappresentanti dei balneari per affrontare la questione del decreto che dovrà essere approvato entro il 31 marzo. Decreto, a firma del ministero delle Infrastrutture e trasporti – di cui è titolare appunto Salvini – e del ministero Economia e finanze – guidato dal “falco” Giancarlo Giorgetti – con l’obiettivo di regolamentare gli indennizzi. Cioè i risarcimenti che spetteranno ai balneari usciti sconfitti dalle aste delle spiagge. Alcuni giorni fa, però, è arrivata a Salvini una lettera della Direzione generale Mercato interno e Pmi dell’Unione europea. Documento in cui si indicano criteri molto rigidi per il riconoscimento di questi risarcimenti, per evitare – secondo l’Ue – di penalizzare i concessionari che intendono subentrare. L’Europa non vuole che sia dato troppo vantaggio a chi esce, limitando così la concorrenza perché si prevede un fardello troppo grande all’ingresso nel turismo balneare. Nella sostanza, si chiede di riconoscere l’indennizzo solo per i beni effettivamente indispensabili per l’attività; non possono essere inseriti nel calcolo i beni cosiddetti “rimovibili” – ad esempio le cabine non fisse – perché il proprietario potrebbe portarseli via. Il valore aziendale e l’avviamento commerciale vengono ritenuti inammissibili, né si ritiene possibile chiedere una fidejussione al nuovo concessionario.
A fronte di queste osservazioni, anche ieri Salvini ha ostentato fiducia nel poter portare a casa un risultato con una trattativa. Tra le possibili soluzioni, c’è il meccanismo della rivalutazione d’impresa: i balneari potrebbero, con una perizia, veder messo nero su bianco il valore dello stabilimento, che andrebbe così a sommarsi al riconoscimento degli investimenti fatti negli ultimi cinque anni, e non ancora ammortizzati. «Esprimiamo apprezzamento per l’iniziativa del ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini, impegnato a costruire un indennizzo che corrisponda al valore effettivo dell’azienda che si dovesse cedere, al fine di evitare un indebito arricchimento e un contenzioso dannoso per tutti – ha commentato Antonio Capacchione, presidente del sindacato Sib Confcommercio presente all’incontro a Roma assieme alla collega Stefania Frandi – C’è invece indignazione per l’irrituale intervento preventivo della Commissione europea che tenta, persino, di svuotare la legge da essa stessa condivisa. La questione balneare merita un impegno straordinario del Governo e dell’Unione europea per una corretta applicazione della direttiva Bolkestein ed evitare che venga distrutto quanto costruito in due secoli di storia da migliaia di famiglie di lavoratori che rischiano di perdere la propria azienda». Secondo Stefania Frandi, «ci sono i margini per una trattativa che porti a un riconoscimento vero del valore delle imprese». Anche perché, come spiega Cristiano Pezzini della Fiba Confesercenti, «la formulazione degli indennizzi così come prevista oggi significa azzerare il valore degli stabilimenti balneari. È quanto di peggio si potesse immaginare. E di fatto si apre le porte ai grandi investitori, non alle imprese giovanili».
Luca Petrucci, presidente del Sib per l’area Versilia e Massa-Carrara, è preoccupato non solo per il contenzioso sugli indennizzi, «ma anche per l’eventualità che ogni Comune disciplini le aste in maniera autonoma. Si rischia un caos senza precedenti, con norme completamente diverse tra Lido di Camaiore e Montignoso». «Il decreto oggetto del tavolo tecnico svoltosi alla presenza del ministro Salvini è necessario per mettere fine alla giungla normativa che da mesi crea caos nel settore e che, in questi giorni, tra sentenze contrapposte e comportamenti variegati dei Comuni, si sta ancora di più inasprendo – dicono Fabrizio Licordari, presidente di Assobalneari Italia aderente a Federturismo Confindustria e Bettina Bolla, presidente di La Base Balneare con Donnedamare – È però fondamentale ribadire con forza la necessità di una corretta applicazione della direttiva Bolkestein, che, come chiarito dallo stesso autore, non deve applicarsi alle concessioni di beni, ma solo a quelle di servizi»