Ospedale Versilia, l'allarme del primario: «Da marzo solo dieci ginecologi in servizio»
Ostetricia perderà tre medici a inizio 2025 vedendosi ridurre ulteriormente l’organico. Il direttore Andrea Antonelli: carichi di lavoro sempre più importanti
VIAREGGIO. Da marzo ci saranno soltanto dieci ginecologi (più il primario) in servizio all’Ostetricia dell’ospedale Versilia. La ragione sta nel prossimo addio di tre medici al reparto, più una dottoressa che lascia la Procreazione medicalmente assistita: quattro partenze, per pensionamenti o altre scelte professionali, di cui Il Tirreno aveva dato notizia prima di Natale. Il primario Andrea Antonelli conferma la situazione di difficoltà del reparto, che già stava lavorando con un professionista in meno rispetto al previsto. «Ma confidiamo in assunzioni e trasferimenti», dice Antonelli.
Le partenze
I tre colleghi di Ostetricia lasceranno entro marzo, spiega il dottor Antonelli. «Sono scelte ovviamente legittime e su cui non si può andare a sindacare - dice il primario - Ci sono pensionamenti, necessità di avvicinarsi al proprio luogo di residenza o altre valutazioni per il proprio futuro professionale. Per quanto ci riguarda, non si può negare che i carichi di lavoro già importanti saranno ulteriormente incrementati. L’attività di Ostetricia del Versilia è ricca e complessa: abbiamo anche un dovere, che è quello di abbattere le liste d’attesa sugli interventi chirurgici, che è parte integrante e fondamentale del nostro lavoro». Al Versilia si fa molta chirurgia oncologica per quanto riguarda Ostetricia, e da questo punto di vista il primario assicura che «ridurre i tempi d’attesa è una priorità». Poi ci sono le pazienti da seguire, i parti - nel 2024 il Versilia ha registrato 907 parti con 912 nati - e tutto quello che concerne una specialistica così fondamentale. «A proposito dei parti, non abbiamo registrato riduzioni significative - dice Antonelli - Il nostro ospedale resta attrattivo per le pazienti e per i professionisti». Caratteristica che, secondo Antonelli, permetterà «di intervenire per potenziare l’organico, magari ricorrendo a trasferimenti da altri ospedali». E le assunzioni? L’Asl ha promesso che assumerà 12 nuovi ginecologi: almeno uno arriverà al Versilia, forse due.
La Cgil: medici in fuga
La crisi del sistema sanitario, com’è ovvio non è limitata al reparto di ginecologia del Versilia. «Dallo stesso ospedale, come in tutti quelli della provincia, i medici stanno fuggendo - sostengono Fabrizio Simonetti, segretario generale Cgil Lucca, Paola Freschi, segretaria generale Fp Cgil, Rossana Tongiani, coordinatrice medici e dirigenti Fp Cgil Asl Nord ovest, Valerio Musetti, Coordinatore comparto Fp Cgil Asl Nord ovest - C’è inoltre bisogno che vengano al più presto indetti i concorsi per la nomina dei primari delle strutture organizzative, da troppo tempo sostituiti dai facenti funzione. In Versilia più di 50 medici hanno lasciato il servizio sanitario nazionale per passare a strutture private o alla medicina generale. Solo pochi giorni fa due medici si sono licenziati, altri due sono andati in pensione e un altro ha richiesto il trasferimento. Come se non bastasse, all’ospedale Noa, a pochi chilometri dal Versilia, gli anestesisti vengono tagliati, invece di assumerne di nuovi. Una fuga simile sta avvenendo al Pronto soccorso di Lucca, mentre nella Valle del Serchio la situazione si fa sempre più critica per la mancanza di personale strutturato, obbligando così chi lavora in altre zone a farsi carico dei turni senza un’adeguata valorizzazione».
«Anche i reparti di ginecologia e ostetricia restano in grave crisi - proseguono gli esponenti della Cgil - E senza ginecologi che garanzia diamo alle donne e alle famiglie? Ci sono numerosi modelli organizzativi che non funzionano, gestioni autocratiche prive di un reale confronto con i lavoratori e le loro rappresentanze. Servirebbero invece direzioni aperte, capaci di dialogare e utilizzare la competenza diffusa di chi conosce l’organizzazione e di chi lavora in sanità. Senza questa vocazione al confronto e all’umiltà il rischio di fare danni è altissimo. La "fuga", tra pensionamenti e licenziamenti, di dirigenti e medici, ha portato in tutta la provincia a una carenza di dottori, che impone ai pochi rimasti condizioni di lavoro spesso estenuanti. Proprio queste condizioni, oltre che i salari bassi ed inadeguati al carico di lavoro e responsabilità che ha un medico oggi, sono da considerare le cause di questa fuga. In questo Paese senza memoria siamo passati dalla retorica degli eroi all’incuria in un attimo. La legge di bilancio poi è un bluff in particolare per loro, con aumenti fermi al 6% contro un’inflazione da recuperare al 17%».
Le liste d’attesa
Per quanto riguarda le liste d’attesa, la carenza di medici ginecologi potrebbe ulteriormente complicare la situazione. «I fondi destinati alle prestazioni aggiuntive per abbattere le liste d’attesa - commentano dalla Cgil - aumenteranno ancora di più le ore di lavoro, ma di assunzioni non se ne parla. Sono però anni che chiediamo lo sblocco del tetto di spesa per il personale, che è la via maestra per provare a salvare il servizio sanitario nazionale. Infatti, l’unico modo per non lasciare campo alla sanità privata è assumere personale. Che la sanità pubblica sia sotto attacco lo possiamo vedere dai continui tagli alla spesa. Ma, per provare a salvare il servizio sanitario regionale, la politica deve fare fronte comune con lavoratori e associazioni sindacali nella richiesta di nuovi finanziamenti e nel trovare soluzioni organizzative che migliorino i servizi pubblici, cioè la spina dorsale del welfare da cui dipende la salute della nostra comunità. Per contrastare un nuovo Sistema sanitario privato, dove la salute è alla mercé del profitto, occorre che il Governo investa in salute anziché scaricare sui bilanci regionali il peso della cura».
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