Il Tirreno

Versilia

Pietrasanta, Sofia morì a 12 anni nella vasca idromassaggio: il pm chiede il carcere per tutti – Chi sono gli imputati

di Luca Tronchetti
Il sopralluogo degli inquirenti e la piccola Sofia Bernkopf
Il sopralluogo degli inquirenti e la piccola Sofia Bernkopf

I capelli della bambina rimasero impigliati nella bocchetta risultata non a norma del bagno Texas a Marina

01 ottobre 2024
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MARINA DI PIETRASANTA. Dura oltre tre sei ore e mezzo la requisitoria del pubblico ministero Salvatore Giannino. Parole nette pronunciate non senza indignazione e interrotte, di tanto in tanto, da filmati proiettati su uno schermo volti a smontare la tesi difensiva che vorrebbe la piccola Sofia Bernkopf – la dodicenne deceduta il 17 luglio del 2019 all’Opa di Massa, quattro giorni dopo l’incidente avvenuto nella piscina del bagno Texas di Marina di Pietrasanta – essere caduta nella piscina con vasca idromassaggio procurandosi un trauma cranico che di fatto le avrebbe fatto perdere i sensi in acqua sino a provocarne la morte. Il tutto nonostante via siano diversi testimoni che hanno visto la piccola, uscire dalla piscina per bambini ed entrare in quella con l’idromassaggio, senza mai cadere dal bordo vasca. Per l’accusa non ci sono dubbi: i lunghi capelli della bimba sono finiti nella bocchetta di ripresa dell’aspirazione della vasca idromassaggio - che non era a norma e aveva una forza di aspirazione al di fuori dei parametri di legge - che non le ha dato scampo.

L’annegamento

Una ciocca si è aggrovigliata alla placca di ferro sulla parete della vasca formando un cordone che si era avviluppato nella vite in alto della placca costringendola sotto acqua per oltre 5 minuti e facendola annegare. La bimba ha anche cercato con tutte le forze di liberarsi: prova ne siano gli ematomi subgaleali tra cute e cranio. Di quel decesso per la procura sono responsabili – a vario titolo – sia gli amministratori di fatto che di diritto, il responsabile della piscina, il fornitore e installatore della vasca con idromassaggio e il bagnino che era presente quel tragico pomeriggio. Per l’accusa sono state eluse le elementari forme di sicurezza e di vigilanza che, se fossero state attuate, avrebbero impedito l’evento luttuoso. «La bimba – ha detto il pubblico ministero – è rimasta sott’acqua per un periodo di 4-6 minuti. Era visibile in fondo alla vasca, ma nessuno l’ha soccorsa. E il bagnino non aveva il telecomando di arresto di emergenza ed è dovuto scendere per fermare le pompe perdendo circa due minuti».
Gli accusati
L’accusa ha chiesto complessivamente 18 anni di reclusione per i sette imputati a vario titolo di omicidio colposo. La richiesta di pena maggiore è stata formulata per Giampiero Livi, 67 anni, pratese, coniuge di Simonetta Sonia Cafissi e ritenuto amministratore di fatto del bagno Texas con tanto di prove plurime (dipendenti e clienti si rivolgevano a lui per risolvere problemi o pagare il conto). Per lui il pm ha chiesto tre anni e due mesi di reclusione. Trentasei mesi anche per la consorte, amministratrice di diritto della società Dante srl che gestisce lo stabilimento balneare, e che con il marito era sempre o quasi presente e di fatto conduceva l’attività commerciale. Tre anni pure per Enrico Lenzi, 62 anni, di Massa e Cozzile, fornitore e installatore della “piscina della morte” rivelatasi non a norma e quindi pericolosa.

Due anni e dieci mesi per l’altro amministratore di fatto, Massimo Assuero Marchi, 74 anni, di Prato, che se da un lato era meno presente nello stabilimento balneare era comunque coinvolto tenendo l’amministrazione della società e quindi, per l’accusa, essendo a conoscenza di certe dinamiche. Proprio per la scarsa frequenza al bagno Texas il pm ha inteso formulare una richiesta di condanna inferiore pari a 27 mesi a Elisabetta Cafissi, 70 anni, moglie di Marchi e titolare solo formale dell’azienda. Per l’omessa sicurezza l’accusa ha chiesto due anni e nove mesi al responsabile della piscina e tutor dei bagnini Emanuele Fulceri, 50 anni di Viareggio. Infine per il bagnino Thomas Bianchi,20 anni, di Pietrasanta, – l’unico fra gli imputati ad aver raccontato la mancata formazione e la scarsa dotazione di mezzi di soccorso nel bagno – l’accusa ha chiesto un anno di reclusione con i benefici. Il 23 e il 30 ottobre sono attese le arringhe difensive. Per l’11 dicembre forse la sentenza.

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