Il Tirreno

Versilia

Dopo la tragedia

Rapinatore ucciso, Viareggio scende in piazza: come è nato il corteo spontaneo, chi aderisce e l’unica richiesta – Video

di Matteo Tuccini

	A sinistra l'investimento del rapinatore, a destra il luogo della tragedia
A sinistra l'investimento del rapinatore, a destra il luogo della tragedia

Non rabbia, ma sgomento: il prete operaio sfila con sindacati e associazioni. Appuntamento contro la legge del taglione sul luogo dove è stato ucciso il rapinatore

13 settembre 2024
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VIAREGGIO. C’è una Viareggio che non urla di rabbia e non incita alla violenza. Una Viareggio che si dice sgomenta per l’omicidio avvenuto nel quartiere Darsena, e al di là di qualsiasi opinione politica condanna senza appello il desiderio di farsi giustizia da soli.

La “passeggiata”

Sabato 14 settembre alle 17 questa parte di città, che è stata definita una minoranza e chissà se è così, sfila dalla piazza del Comune fino a via Coppino. Per deporre fiori sul luogo dove è stato ucciso Said, come ormai lo chiamano tutti, anche se la vera identità è un’altra: Nourdine Naziki, 52enne marocchino di Casablanca. Ma questo non cambia l’obiettivo dell’iniziativa, che ha preso piede quando alcuni viareggini – passando appunto da via Coppino – hanno notato che non c’era neanche un fiore a ricordare la vittima dell’investimento mortale tra domenica 8 e lunedì 9 settembre. Hanno telefonato anche al Tirreno, dicendo: «Basta indifferenza». Una citazione, non si sa quanto voluta, dell’unico odio ammissibile secondo Antonio Gramsci: quello contro gli indifferenti.

Chi sfila

I sindacati e le varie associazioni coinvolte nell’iniziativa di oggi, tra cui Cgil, Arci, Legambiente, Anpi, Casa delle donne e Croce Verde, riunite nel Forum per la pace della Versilia, parlano di corteo silenzioso. «Silenzio non significa mancanza di convinzione – dice don Luigi Sonnenfeld, l’ultimo prete operaio della Darsena – ma necessità di riflettere per riappropriarci della nostra umanità». Non ci saranno slogan, né cartelli: ben accetto solo il gonfalone del Comune di Viareggio, se volesse partecipare. Comune che, tramite il sindaco Giorgio Del Ghingaro, ha fatto sentire la propria voce: «Non siamo la città della vendetta e della violenza», ha detto il primo cittadino.

La sociologa

Perché a Viareggio non c’è solo la rabbia che esplode sui social e nelle chat, l’indifferenza nei confronti «di una vita tolta che vale meno rispetto alle altre perché marginale», come dice la sociologa viareggina Emma Viviani. C’è voglia di non farsi trascinare nel gorgo, «un fiume di odio e di violenza che si sta impossessando di noi – dicono gli organizzatori del corteo “Un fiore per Said”– Serve una riflessione come comunità: su quali valori ci basiamo, chi siamo e dove stiamo andando». La scelta è chiaramente di non voler politicizzare l’appuntamento, schierandosi in una delle due “curve” che da giorni stanno animando il dibattito: chi esulta e appoggia il gesto di Cinzia Dal Pino, 65enne imprenditrice balneare agli arresti domiciliari dopo aver travolto con l’auto il 52enne marocchino, e chi la attacca sui social mettendo la sua immagine come una specie di “ricercata”: «Noi – dicono i promotori del corteo – non vogliamo essere né gli uni né gli altri». Non viene mai citata Cinzia, casomai si ribadisce l’incredulità di chi la conosce anche personalmente. Nel frattempo, però, sempre sui social parte la nuova girandola di chi vorrebbe una manifestazione anche a favore delle vittime di furti e rapine.

La manifestazione

L’iniziativa anti-violenza viene annunciata alla chiesetta dei Pescatori, sede dell’attività di don Sonnenfeld a favore degli ultimi e degli emarginati. «Sarà solo la prima di una serie, perché il problema che andiamo ad affrontare è enorme. Di Said è piena la Versilia: accanto alla chiesetta c’è gente che dorme con la coperta della Caritas, mentre da queste parti sbarcano gli yacht e atterrano gli elicotteri con gli armatori – dice il sacerdote – È chiaro che è in corso un conflitto tra chi non ha niente e chi ha tutto». In questa vicenda, si aggiunge, «colpisce la perdita di umanità: ecco, noi vogliamo recuperare il nostro essere umani, il valore della vita. Said (alias Nourdine) è stato ucciso come un animale, così hanno detto le sue sorelle: forse per un animale investito ci sarebbe stata maggiore pietà».

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