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La tragedia

Viareggio, muore in culla a due mesi: era nato positivo alla cocaina

di Donatella Francesconi
AMBULANZA DELLA CROCE VERDE VIAREGGIO
AMBULANZA DELLA CROCE VERDE VIAREGGIO

Si trovava in una casa famiglia lontano dai genitori. L'ipotesi della sindrome della morte in culla

21 agosto 2024
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VIAREGGIO. L’allarme, il peggiore incubo per ogni soccorritore, scatta intorno alle 4 di ieri mattina: in una casa famiglia per minori, a Viareggio, c’è un piccolino di soli due mesi morto nella culla. Quando i soccorritori arrivano alla struttura tentano qualsiasi manovra che possa rivelarsi utile. Ma per il neonato non c’è niente da fare, e ogni tentativo di rianimarlo si rivela inutile. Mentre la città si sveglia, nella sede della Casa famiglia la luce per il piccolo appena arrivato al mondo si spegne per sempre. Lasciando sconvolti gli operatori della struttura, i volontari dell’ambulanza della Croce Verde, inviata sul posto dalla Centrale operativa 118 insieme alla automedica, e i carabinieri della Compagnia di Viareggio.

L'ipotesi della sindrome della morte in culla

Tra le prime ipotesi, il sospetto che la causa del decesso possa essere stata la cosiddetta Sindrome della morte in culla (Sids). Che ogni anno, secondo il ministero della Sanità, in Italia provoca 250 vittime, dato in diminuzione rispetto al passato. Ma sul corpo del neonato la Procura di Lucca (sostituto procuratore Elena Leone) disporrà l’autopsia.

Allontanato dalla famiglia d'origine

Perché anche in soli due mesi di vita si possono avere sulle piccole spalle veri drammi, tanto da essere accolti in casa famiglia senza mamma, senza genitori, in attesa che un tribunale dei minori prenda la decisione migliore per il tuo fragile futuro. Il neonato morto ieri mattina arrivava dalla maternità difficile di una donna tossicodipendente, tanto da essere risultato positivo alla cocaina. A differenza di altri casi, anche recenti dei quali il Tirreno ha dato conto in questi giorni, per il piccolo destinato alla Casa famiglia era stato deciso l’allontanamento dalla famiglia di origine, con i genitori che potevano comunque incontrarlo come era accaduto, l’ultima volta, lunedì scorso, alla presenza di un operatore della Casa famiglia. Struttura che ha una lunga storia consolidata per questo tipo di interventi. Prima con sede in centro città, si è spostata non molto tempo fa in un altro quartiere, continuando la propria opera con i più piccoli. Sconvolti dalla tragedia avvenuta, i titolari della struttura non hanno rilasciato dichiarazioni.

"Una speranza spezzata"

A parlare è, invece, l’avvocato della famiglia del piccolo deceduto, residente nel comune di una provincia limitrofa a quella di Lucca e in carico ai Servizi sociali del Comune di residenza che ieri mattina hanno dovuto comunicare al padre del piccolo la notizia del decesso: «Se sarà disposta una autopsia sul corpo del figlio dei miei clienti nomineremo un nostro consulente. I miei clienti, dalla nascita del bambino, si sono molto impegnati nel percorso necessario per superare le condizioni che hanno portato all’allontanamento del piccolo. Certo, sono percorsi che richiedono tempo. Ma questa nascita era davvero stata una speranza per loro e per i loro familiari. Una speranza oggi tragicamente spezzata. Adesso ci muoveremo di concerto con la Procura di Lucca: vogliamo vederci più chiaro, per capire se vi siano responsabilità che starà alla stessa Procura accertare».
 

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