L'odissea da e per l'ospedale Versilia con Radio-taxi: «Sono tornato a casa grazie a un infermiere»
Paolo Nucci, 81 anni, è stato dimesso a metà agosto dopo un intervento al cuore, poi è tornato in reparto a metà settembre: «Il giorno dell’intervento ho rischiato di arrivare in ritardo»
Viareggio La prima volta, a metà agosto, dopo una degenza di oltre due settimane tra Opa di Massa e Cardiologia, alla sua abitazione di via Agreste, al Campo d’Aviazione, lo ha riaccompagnato un infermiere dal cuore d’oro. Un mese più tardi, invece, è stato un amico a toglierlo dagli impicci allungando di qualche chilometro quello che doveva essere il suo itinerario per portarlo a destinazione: all’ospedale Versilia, dove Paolo Nucci, 81 anni artigiano in pensione, aveva in programma un intervento di cardioversione per una fibrillazione al cuore.
Due episodi che hanno un unico comune denominatore, come spiega l’ottantunenne: «La difficoltà, se non l’impossibilità di chiamare un taxi con il servizio Radio». E aggiunge: «Ci tengo a raccontare la mia storia perché potrebbe succedere a tutti. Basta non avere nessuno in famiglia che abbia la patente o non poter guidare e la frittata è fatta».
Nucci fa un passo indietro e ricostruisce quello che è successo ad agosto. «Ho avuto un problema al cuore e sono stato operato all’Opa di Massa, poi la degenza l’ho fatta al Versilia. Quando è arrivato il giorno delle dimissioni, visto che mi avevano detto di non guidare e mia moglie non ha la patente, ho deciso di chiamare un taxi per tornare a casa. Ho fatto il numero quattro, cinque volte, senza avere risposta». È così che è entrato in gioco l’infermiere. «Forse mi ha sentito raccontare la mia odissea e mi ha detto che di lì a poco avrebbe finito il turno e dunque si è reso disponibile per accompagnarmi a casa».
Passa un mese – siamo al 16 settembre – e all’ottantunenne viene fissato in day hospital l’intervento per risolvere la fibrillazione: appuntamento alle 8,15 al Versilia con tre prescrizioni: arrivare una decina di minuti prima, non guidare e presentarsi a stomaco vuoto.
Nucci stavolta si organizza anche meglio della volta precedente e pianifica in autonomia il suo viaggio al Versilia, visto che moglie non guida, il figlio vive fuori da Viareggio e non vuole disturbare parenti, amici e associazioni di volontariato che fanno questo servizio ma per situazioni più complicate della sua.
«Il giorno prima – spiega – chiamo il numero di Radio Taxi che risponde da Catania e spiego la situazione. Così prenoto un mezzo per la mattina successiva alle 7,30. Un orario che mi avrebbe permesso di arrivare in ospedale un po’ in anticipo».
Il 16 settembre è un venerdì. L’ex artigiano alle 7,25 è già in strada, davanti alla sua abitazione. «Ero digiuno e ovviamente un po’ in tensione», racconta. Passano cinque minuti e il taxi non arriva, ne passano dieci e non succede nulla. Dopo un quarto d’ora comincia a pensare a un’alternativa visto che al numero di Radio Taxi non rispondeva nessuno. «A piedi – dice – ho raggiunto l’abitazione di un mio amico che vive a pochi metri da casa mia e gli ho chiesto di accompagnarmi. Per fortuna – va avanti – lui stava uscendo con la moglie e mi ha dato un passaggio».
Pochi minuti dopo la beffa: «Quando sono arrivato al Versilia – ricorda – prima dell’appuntamento mi è suonato il cellulare: era il tassista che mi diceva che era sotto casa mia ma non vedeva nessuno. Gli ho risposto che avevo risolto e che comunque ero in ritardo e io avevo già raggiunto la mia destinazione».
Per la cronaca, l’intervento in day hospital è andato bene, e l’ottantunenne è potuto tornare a casa. Stavolta in taxi. E tutto è andato bene. Anzi è anche riuscito a capire dal tassista il motivo del disservizio subito in due occasioni. «Gli ho raccontato la situazione che avevo vissuto e lui mi ha risposto che purtroppo c’è poco da fare. Spesso i colleghi prendono tragitti più lunghi, tipo Firenze o Pisa perché sono maggiormente remunerativi ma così succede di arrivare in ritardo sulle corse prenotate».l
© RIPRODUZIONE RISERVATA