Viareggio ricorda le sue 32 vittime: «Fate rumore» per non dimenticare
La città sfila in occasione dell'anniversario della strage, ma ancora non ci sono responsabili per il disastro del 2009. Marco Piagentini, sopravvissuto: «Non me ne sono andato perché qui ho trovato l’anima di una città solidale»
Sulla spiaggia di Focette, a Lido di Camaiore, ieri sono comparsi i palloncini rossi, 32 precisi, uno per ogni vittima, per ricordare la data di oggi: 29 giugno 2009, un treno carico di 14 cisterne piene di Gpl deraglia entrando nella stazione di Viareggio. Il gas raggiunge le case di via Ponchielli e via Porta Pietrasanta, trasformandosi in morte e distruzione, strappando alle loro vite 32 persone, compresi bambini molto piccoli. Tredici anni fa, tredicesimo anniversario oggi. Che vedrà la città di Viareggio ancora in strada, come sempre fino a oggi, vigilia di quella che potrebbe essere la penultima udienza del processo d’Appello-bis disposto dalla Corte di Cassazione.
La quarta sentenza, per la precisione, dopo quelle del Tribunale di Lucca, della Corte d’Appello di Firenze, della stessa Cassazione. E una quinta ancora dovrà seguire con il ritorno alla Suprema Corte. Perché se al dolore non c’è mai fine, la storia del disastro ferroviario di Viareggio insegna che la giustizia non trova la strada per i titoli di coda. Quelli che indichino i responsabili, oltre che le responsabilità ben definite su quasi tutti gli aspetti dalla sentenza della Corte di Cassazione.
E, allora, l’appello che Viareggio ancora una volta raccoglie è quello lanciato dai familiari delle vittime: oggi, nel giorno della commemorazione della strage e delle vittime, «Fare rumore». Partecipando alla “camminata civile” che quest’anno prende il via dalla piazza sotto il municipio, ma anche appendendo a balconi e terrazzi gli striscioni che già si sono visti lo scorso anno. Per dire che Viareggio c’è. Per ribadire “mai più”.
Ci saranno i cittadini che non hanno mai lasciato soli i familiari delle vittime i quali non mancano un’udienza. E ci saranno i ferrovieri di tutta Italia, che – anniversario dopo anniversario – attraversano i binari di Viareggio facendo fischiare i treni, dalla mezzanotte del 28 giugno a quella del 29. «Sono la nostra carezza alla città», ricordano i ferrovieri di “Ancora in Marcia” che sono stati parte civile nel processo.
«Se sono rimasto a Viareggio è perché ho trovato l’anima profonda di questa città», ricorda Marco Piagentini, sopravvissuto alle ustioni gravissime riportate la notte che gli ha strappato per sempre la moglie Stefania Maccioni e due dei figli, i piccoli Luca e Lorenzo. «Una città che ha dato sempre un messaggio di solidarietà fortissimo», sottolinea Piagentini, presidente dell’associazione “Il Mondo che vorrei”, nata per riunire i familiari delle vittime della strage di Viareggio. Costretti da 13 anni in piazza, in strada, nelle aule dei Tribunali, perché sembra non ci possa essere pace per chi in una notte di prima estate fu strappato dalle proprie case dal fumo, dalle fiamme, dai crolli, dalle ferite. Morirono per sei mesi, le vittime della strage di Viareggio. L’ultimo decesso alla vigilia del Natale 2019. Sei mesi di una agonia collettiva per la quale – 13 anni dopo – sono state definite le responsabilità, ma da qui a dire chi sono i responsabili ancora ce ne corre.
E, allora, vale la pena davvero di fare un po’ di rumore, ovunque si sia, questa sera. l