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Omicidio di Viareggio, le sorelle della vittima: «Ucciso come un animale, vogliamo giustizia»


	Le sorelle in tv con la foto dell'uomo ucciso a Viareggio
Le sorelle in tv con la foto dell'uomo ucciso a Viareggio

Le donne hanno parlato a una televisione marocchina di Casablanca

12 settembre 2024
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VIAREGGIO. «Nemmeno un animale si uccide così». È uno dei passaggi che una delle sorelle dell’uomo ucciso a Viareggio ha rilasciato alla tv marocchina Chouf Tv. Il fratello è stato ucciso domenica scorsa a Viareggio dall’imprenditrice Cinzia Dal Pino, ora gli arresti domiciliari.

L’intervista

Nell’intervista a Casablanca una delle sorelle racconta di aver scoperto l’omicidio avvenuto in via Coppino dai telegiornali italiani, dopo aver ricevuto diversi video, tra cui quello in cui la donna passa per quattro volte sopra il corpo dell’uomo marocchino. «Siamo consapevoli – dice la donna – che nostro fratello non si trovasse sulla strada quando è avvenuto l’investimento mortale, ma sul marciapiede. La donna, dunque, è salita con la sua auto con il chiaro intento di investirlo. Nemmeno un animale si uccide così. Chiediamo ai fratelli e le sorelle magrebini di aiutare la nostra famiglia ad ottenere giustizia».

Cosa è successo

Ma cosa è successo quella notte in via Coppino? Tutto avviene nello spazio di cinque minuti. Cinzia Dal Pino è a cena con un gruppo di amiche e amici nel locale in Darsena. Verso le 23 esce e s’incammina da sola verso la macchina. Appoggia la borsa sul sedile anteriore e non fa in tempo a girare la chiave nel cruscotto che un uomo apre la portiera, afferra per il manico la sacca e minaccia la donna d’affari di tirar fuori il coltello (che l’homeless algerino non ha in tasca e al momento non è stato trovato dalla polizia) e ammazzarla se si fosse ribellata. Il trauma è forte e la inchioda al volante. È terrorizzata, sconvolta, stordita.

Ma di lì a pochi minuti è preda di un raptus cerebrale, di una sorta di corto circuito che sfocia in una violenza inaudita. Anziché avvertire le forze dell’ordine (carabinieri e polizia) con l’auto insegue il malvivente. Lo trova poco lontano, all’altezza della ditta Cantalupi, e lo investe schiacciandolo contro la vetrina. Non una volta, come dimostrano le immagini della telecamera che riprende l’agghiacciante scena, ma almeno quattro volte causando danni ingenti anche alla parte anteriore del cofano della Mercedes. Per poi uscire dall’abitacolo, riprendersi la borsa, risalire in macchina e allontanarsi nell’oscurità senza soccorrere il posteggiatore abusivo che morirà il mattino successivo in ospedale dopo essere stato soccorso, già agonizzante, da una coppia che transitava nella zona. «Avevo il terrore che utilizzassero le chiavi di casa, i documenti, le carte e gli altri oggetti per commettere altri reati e dovevo a tutti i costi recuperare la borsa», le parole dell’imprenditrice durante ’interrogatorio del giudice in carcere.

Dopo essersi ripresa la borsa, la donna non torna subito a casa. Ma in auto si dirige verso il ristorante per riconsegnare l’ombrello che gli era stato prestato e dal finestrino lo consegna a una cameriera che si trova fuori dal locale. Di solito la notte porta consiglio e magari al mattino, prima di trovare gli agenti nel quartiere in cui vive, la titolare del bagno Milano aveva la possibilità di costituirsi recandosi al commissariato in compagnia del suo legale. Non lo ha fatto o non ha avuto il tempo di farlo.

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