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Toscana

L'intervista

Misericordia e l'ombra dei 10 milioni da versare allo Stato, il presidente: «Sentenza irreale, siamo l’economia del bene»

di Federico Lazzotti
Misericordia e l'ombra dei 10 milioni da versare allo Stato, il presidente: «Sentenza irreale, siamo l’economia del bene»<br type="_moz" />

Domenico Giani dopo la condanna della Corte dei Conti per lo scandalo del centro migranti: «Se va a finire male, non so dire quali potrebbero essere le conseguenze»

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Domenico Giani, da quasi quattro anni presidente della Confederazione Nazionale delle Misericordie d’Italia, si definisce «uomo delle istituzioni e di fede» (è stato anche a capo della Gendarmeria vaticana, ndr). Ma la vicenda degli oltre dieci milioni di euro che la Corte dei Conti chiede alla Confraternita per le ruberie nel centro di accoglienza di Capo Rizzuto lo ha profondamente amareggiato. «Purtroppo chi ha avuto la gestione diretta del centro non è stato chiamato come unico soggetto a rispondere del danno erariale; chi invece, i giudici penali hanno riconosciuto essere parte lesa poiché vittima dell’azione mafiosa, oggi si trova in via sussidiaria a dover rispondere per le malefatte altrui. Questo, nonostante — oltre ai fondi pubblici — anche risorse proprie della Misericordia siano state sottratte da quel sistema. È un punto che va chiarito: nessun vantaggio economico è rimasto al movimento delle Misericordie. Tutto è stato portato via da altri: la mafia».

Presidente, capisco che lei speri nell’appello e che tutto si ridimensioni, ma avete previsto un piano nel caso in cui anche i ricorsi dovessero avere esito negativo e dunque la Confederazione debba versare dieci milioni di euro allo Stato?

«Se va a finire male, non so dire oggi quali potrebbero essere le conseguenze. Ma se accadrà, affronteremo la situazione con responsabilità. Si tratta comunque di fatti antecedenti alla mia gestione. Detto questo, trovo la sentenza — non dico ingiusta, perché rispetto i magistrati — ma certamente distante dalla realtà».

Ci spiega meglio?

«È semplice: in questa storia siamo parte lesa, riconosciuti come parte civile nel processo penale. Nel procedimento contabile, invece, non sono stati considerati elementi importanti. Per dirla in modo chiaro: non sono stati ritenuti responsabili altri soggetti che avrebbero dovuto più di noi esercitare un controllo effettivo».

Cosa si augura ora?

«Che le nostre tesi difensive vengano accolte. Per me lo Stato viene prima di tutto. Non voglio alimentare polemiche con la magistratura, non fa parte del mio stile. Le Misericordie non sono un soggetto qualsiasi. Sono un patrimonio di tutti. Oltre centomila volontari operano quotidianamente, con gratuità e spirito cristiano, nel soccorso, nella sanità, nell’assistenza. Un solo episodio, per quanto grave, e del quale siamo vittime, non può infangare — né tanto meno mettere a rischio — l’impegno di intere generazioni, passate, presenti e future».

Ma qualcosa non ha funzionato. Da presidente, dove è intervenuto per evitare nuovi casi come quello di Isola Capo Rizzuto?

«Il lavoro svolto in questi quattro anni è noto a tutti. L’ho fatto gratuitamente, senza alcun rimborso. Abbiamo introdotto nuovi strumenti di trasparenza e reso le nostre strutture ancora più coerenti con le regole del Terzo Settore. Ogni ente oggi deve rispettare precisi obblighi, e noi lo facciamo. È un percorso di rinnovamento profondo, ancora in corso».

Lei è aretino. Due degli ex presidenti coinvolti sono toscani. La Toscana è ancora un esempio di buon governo della Confederazione?

«Certo che lo è. Se continuo a fare il presidente è perché credo nel valore del servizio, in Italia come all’estero. Quello che facciamo da quasi otto secoli, grazie alla generosità di uomini e donne, deve rimanere un modello educativo. La pace si costruisce con i gesti. E noi produciamo il bene, una vera economia circolare del bene. Ma se fermi l’organizzazione che fa il bene, invece di sostenerla, rischi di farle un danno».

In un momento come questo, ha ancora un sogno per la Misericordia?

«Sogno un’organizzazione sempre più vicina a chi soffre, a chi è fragile. Capace di dare voce e assistenza a chi non ce l’ha».

Da come ne parla questa storia deve averla segnata?

«È vero. Per me è stato un grande dispiacere. Come tutti i volontari lo faccio con la passione e l’amore del servizio al prossimo. In questo anno i Giubilare spero che le cose vadano sempre meglio sopratutto per la pace nel mondo». l

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