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Marmo, non solo blocchi: ecco la società che valorizza gli scarti

di Luca Barbieri
Marmo, non solo blocchi: ecco la società che valorizza gli scarti

La Carrara Marble Way è una società che conta una quarantina di aziende d’escavazione, con alle spalle una realtà ben avviata e fatta di progetti

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Nell’autunno del 2016 era un (grande) progetto: un consorzio, ma si potrebbe utilizzare anche la parola “maxi”, che metteva insieme una quarantina di aziende del lapideo carrarese, tra cui molte delle più importanti del territorio. L’obiettivo? La valorizzazione dei sottoprodotti (parliamo di sassi, scaglie e terre) delle attività estrattive; cercando di semplificare, la valorizzazione – e la razionalizzazione – degli scarti della lavorazione. Oggi, quando siamo vicini alla cifra tonda dei dieci anni, la Carrara Marble Way è una società che conta una quarantina di aziende d’escavazione, con alle spalle una realtà ben avviata e fatta di progetti e un futuro prossimo – e non solo – delineato con strategie chiare. Il presidente – dalla nascita e fino agli scorsi mesi – è stato l’ingegner Giuseppe Baccioli, già al vertice della Confindustria apuana. Oggi la nuova governance: il presidente Erich Lucchetti (imprenditore ed ex numero uno, anche lui, della Confindustria locale) e il direttore Mario Bergamini, manager-ingegnere.

La genesi

Partiamo allora dal nome che richiama il marmo e la città di Carrara, nel nord della Toscana, con la traduzione di “way” – dall’inglese, dal sito web di Garzanti Linguistica – che può essere: strada, direzione, ma anche percorso e modo. E d’altronde la società nata in coda al 2016, come si può leggere e come viene spiegato direttamente nel sito web di riferimento, «si propone la finalità di razionalizzare e ottimizzare la filiera produttiva del marmo, a partire dalla caratterizzazione dei materiali derivati dal taglio al monte e mettendo a punto le necessarie fasi di lavorazione, per ampliarne e diversificarne le modalità di impiego e i mercati di riferimento». Insomma, puntare su quelli che vengono definiti prodotti “secondari”, rispetto ai blocchi di marmo.

E sì, perché – recitava la mission fin dalla nascita – «l’intero comparto estrattivo apuano si sta muovendo nella direzione di uno sviluppo sostenibile del processo a tutto tondo, dalla cava agli impianti di lavorazione, differenziati per tipologia di prodotto».

Filosofia, “ratio”, poi messa in pratica e tradotta in maniera efficace dalle parole a Il Tirreno, degli scorsi mesi, del past president Baccioli: «La Carrara Marble Way nasce per un’esigenza precisa, ovvero tenere pulite le cave: raccogliere gli scarti e le terre. Possiamo chiamarla la Carrara Marble Way “uno”; adesso la sfida è quella di affrontare la fase due e il passaggio necessario è quello di risolvere il nodo marmettola. È su questo che ci stiamo concentrando», ribadiva, definendo, in una sorta di bilancio in vista della nuova governance, «proficuo» il business. E così, se fra i progetti con la Cmw protagonista per l’utilizzo dei prodotti, c’è anche la nuova passeggiata di Marina di Carrara – quella vista mare diventata tappa fissa negli ultimi mesi di apuani e turisti, per intenderci –, non sono mancate, nel corso di questi anni, convenzioni con enti e varie università.

Sostenibilità e progetti

E che l’economia circolare sia al centro della società lo testimonia pure il manifesto, presentato alla fine del 2022, “Essere Marmo, il manifesto di sostenibilità del marmo di Carrara”; un documento che, oltre a trattare il tema della sostenibilità – ovviamente – parla del rapporto tra la pietra, il suo utilizzo e il territorio (perché «il marmo di Carrara coglie l’obiettivo della sostenibilità e dell’economia circolare, scrive un nuovo patto di fiducia con la città e la sua comunità»).

Il manifesto come fil rouge che tiene il passato con il futuro perché «tutti questi progetti intendono realizzare una filiera produttiva che diventi la più completa possibile, basata sull’impiego differenziato di tutte le frazioni del marmo».
 

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