Fausta Bonino, confermato l’ergastolo: si è subito costituita, ora è nel carcere di Bollate
La Cassazione rigetta il ricorso dell’ex infermiera 64enne dell’ospedale di Piombino: condanna definitiva. Al Tirreno aveva detto: «Sono pronta, ho già fatto la borsa»
PIOMBINO. Fausta Bonino è da alcune ore nel carcere milanese di Bollate. L’ex infermiera dell’ospedale di Piombino si è costituita ieri sera, dopo il pronunciamento della quinta sezione penale della Corte di Cassazione che ha reso definitiva la sentenza all’ergastolo emessa nei suoi confronti. Si chiude in questo modo la lunga vicenda giudiziaria delle “Morti in corsia”, avvenute nel 2015 nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Villamarina.
Una storia dolorosa per le famiglie dei pazienti che persero la vita per delle emorragie letali causate da somministrazioni di eparina. E al tempo stesso una vicenda giudiziaria che ha fatto molto parlare per nove anni, da quando – il 30 marzo del 2016 – l’infermiera fu arrestata dai carabinieri. Indagata per 14 morti sospette, imputata in primo grado per dieci omicidi e condannata all’ergastolo – stavolta in maniera definitiva – per le morti dei quattro pazienti Franca Morganti, Mario Coppola, Angelo Ceccanti e Bruno Carletti.
«Sono pronta, ho già fatto la borsa», aveva dichiarato Fausta Bonino in un’intervista rilasciata solo pochi giorni fa al Tirreno, senza nascondere la preoccupazione per l’imminente verdetto della Corte di Cassazione. Bonino si è sempre detta innocente. Dopo nove anni sotto inchiesta è una donna provata. La sua vita ordinaria è terminata nel 2016, quando fu arrestata dai carabinieri. Da allora è iniziato un incubo personale. «Se andrò in carcere non sarà mai fatta giustizia non solo per me, ma anche per i miei familiari e per i parenti delle vittime», aveva detto al Tirreno.
Bonino fu assolta nel 2022 dalla Corte di Appello di Firenze, dopo che il suo avvocato Vinicio Nardo mise in evidenza le zone d’ombra delle indagini, i dubbi legati alla tipologia del farmaco utilizzato, alle modalità di somministrazione dell’eparina e all’accessibilità del reparto, che secondo la sentenza di primo grado veniva rappresentato come blindato agli estranei. Sembrava finita così. E invece la Corte di Cassazione annullò la sentenza del 2023 e lo scorso maggio la Corte di Appello, con una sentenza bis, confermò la condanna all’ergastolo.
Il pronunciamento della Corte di Cassazione è arrivato ieri sera, al termine di un’udienza fiume iniziata alle 9,30 e con una camera di consiglio terminata intorno alle 20. Il procuratore generale della Corte di Cassazione ha chiesto il rigetto del ricorso presentato dal legale dell’infermiera e la conferma dell’ergastolo.
L’ex infermiera, che ad aprile compirà 64 anni, ha seguito gli sviluppi della giornata a Milano, a casa dell’amico di famiglia e consulente di parte Aldo Claris Appiani, medico che ha supportato Bonino in tutte le fasi del processo. «L’ho appena accompagnata al carcere di Bollate, adesso è entrata con mia moglie (l’avvocata Alberta Brambilla Pisoni ndr) – rivela al Tirreno Claris Appiani ieri sera, poco dopo le 21 – sapevo che sarebbe finita così: questa è una sentenza arbitraria, che va contro ogni logica, buon senso e giustizia. È stata messa in galera un’innocente».
Amarezza anche per l’avvocato difensore Vinicio Nardo. «Fausta è pronta a costituirsi. – aveva commentato a caldo – è un grande dispiacere. L'ergastolo per una persona di una certa età è la morte civile. C'erano tanti dubbi che io ho provato a dimostrare».
Per chi in questi anni è stato vicino all’ex infermiera la sentenza non allontana ogni ragionevole dubbio: per loro Bonino è in carcere solo per delle prove indiziarie. Troppo poco per scacciare tutte le ombre.