Il Tirreno

Toscana

Il femminicidio

Eleonora uccisa con sette coltellate, il padre dell’omicida il primo a scoprire la scena: di fronte il figlio coperto di sangue

di Mario Neri
Eleonora uccisa con sette coltellate, il padre dell’omicida il primo a scoprire la scena: di fronte il figlio coperto di sangue

Rufina: la vittima aveva 34 anni, il compagno si è gettato dal terrazzo ed è ricoverato in gravissime condizioni. Il delitto davanti al figlio di un anno e mezzo

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FIRENZE. È stato lui ad aprirgli la porta, ancora coperto del sangue di Eleonora, con il coltello in una mano. Lorenzo gli è comparso di fronte come un fantasma. Nei pochi secondi scorsi davanti agli occhi di quest’uomo anziano prima che il dramma si compiesse con l’ultimo folle gesto del figlio, è perfino riuscito a disarmarlo, a inseguirlo e a fermarlo. Poi Lorenzo Innocenti s’è divincolato dalla presa del padre, e si è gettato giù dal terrazzo pensando di uccidersi. S’è fratturato di tutto. Ma non ce l’ha fatta. A Careggi l’hanno operato, e i medici ora dicono che questa tragedia potrebbe restare muta per sempre, senza un movente, perché Lorenzo non solo è ricoverato in gravi condizioni, ma rischia di sopravvivere in un coma vegetativo perenne.

È il dramma indicibile di questo ennesimo femminicidio toscano: c’è il rischio che nulla e nessuno potrà mai spiegare a un bambino di un anno e mezzo cosa abbia innescato la furia del padre – un uomo di 37 anni conosciuto da tutti a Rufina come serio, premuroso, amorevole –, e cosa l’abbia spinto a uccidere la madre Eleonora Guidi, 34 anni, con sette coltellate alla schiena e a farlo praticamente davanti ai suoi occhi.

In via Cesare Pavese, fra le palazzine bianche, ocra e rosa vicine alla Sieve, la descrivono tutti come una coppia perfetta. Mai un litigio, mai un’ombra che facesse presagire una violenza domestica. «Proprio non me lo spiego, mai visti adirati l’uno con l’altra», dice Vasco, titolare di una pelletteria poco lontano dal civico 7, quello del delitto. Non se lo spiegano del tutto neppure i carabinieri e gli inquirenti coordinati dalla pm Ornella Galeotti. La magistrata arriva sul posto in mattinata insieme ai militari e alla scientifica del Ris, poi passa il pomeriggio ad ascoltare i genitori della coppia. Ma niente: nessun terremoto, nulla pare abbia scosso la vita di Eleonora e Lorenzo prima di ieri mattina. Una coppia perfetta, che si è trasferita qui da poco meno di due anni, in un appartamento di proprietà della famiglia .

Succede tutto fra le sei e mezzo e le sette. Eleonora è in cucina a preparare il caffè, Lorenzo la aggredisce alle spalle impugnando un coltello da cucina. La colpisce più volte, sette volte alla schiena, lei prova anche a fuggire. Non si sa se al culmine di una lite, o per un gesto premeditato. Il figlio della coppia è in salotto. Assiste alla scena, ai tonfi, ascolta le grida della mamma. Anche i genitori di Lorenzo, che vivono nell’appartamento accanto, sentono prima rumori sordi e poi le urla. Corrono a bussare alla porta. È Lorenzo ad aprire, ancora insanguinato e armato. Il padre lo blocca e lo disarma, ma lui riesce a correre e si getta dal ballatoio. Finisce nel vialetto di ingresso alla palazzina, i soccorritori lo ritrovano lì, e quando salgono in casa c’è solo il corpo di Eleonora in una pozza di sangue. Il bimbo è al sicuro, a casa dai nonni (poi verrà affidato a quelli materni). Quando arrivano i carabinieri, chiamati dai volontari del 118, il quadro sembra chiaro. La ferocia di Lorenzo non ha lasciato scampo ad Eleonora. Ma non c’è nulla che spieghi il movente. Nessun biglietto. Genitori e suoceri di lei sono sotto choc, raccontano la stessa cosa: non era una coppia litigiosa, anzi. Perfino i vicini confermano: mai sentiti gridare o visti litigare. Anche nei telefoni, ad una prima analisi, non sembra esserci la spia di qualcosa che possa aver acceso la furia di lui o una discussione, anche se la pm Galeotti ha ordinato altri accertamenti. Solo un parente avrebbe accennato di aver notato Lorenzo disorientato ultimamente. In un’occasione. ad esempio, gli avrebbe chiesto di una Mini Cooper che non possedeva più da tempo.

Al bar Galletto lavorava fino a poco tempo fa la mamma di Eleonora, Cristina. «Eleonora? – dice Fabrizio, il titolare – Portava qui il bimbo, quando la vedevamo sembrava la persona più felice del mondo. È un qualcosa di inspiegabile». 


 

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