«Hanno lasciato morire mio figlio»: in corteo per Maati, ucciso a 17 anni
A Campi Bisenzio la cerimonia per il giovane. Circa 250 persone si sono unite ai familiari e ai rappresentanti della comunità nel luogo dell’aggressione: il “j’accuse” del sindaco
CAMPI BISENZIO. “Giustizia per Maati” è scritto su un foglio bianco con al centro la foto del 17enne ucciso a coltellate nella notte del 29 dicembre scorso a pochi metri dal locale dove aveva trascorso la serata. Quel foglio è in mano a una comunità ferita che si è riunita per ricordarlo. Questa mattina alle 11 si è tenuto un minuto di silenzio per Maati Moubakir organizzato dall’amministrazione comunale di Campi Bisenzio, proprio in via dei Tintori dove il giovane residente a Certaldo ha perso la vita.
Nonostante la pioggia sottile e insistente parenti, amici e istituzioni si sono ritrovati accanto alla fermata dell’autobus che avrebbe dovuto portare Maati alla stazione di Firenze per prendere il treno e tornare a casa. Qui si sono fermati la madre, il padre, i fratelli e la nonna del giovane, gli amici e molti campigiani rappresentanti delle associazioni locali, consiglieri comunali, gli assessori e il sindaco Andrea Tagliaferri che appena arrivato, prima ancora di indossare la fascia tricolore, si avvicina ai genitori di Maati, parla con loro, li abbraccia. Piano piano via dei Tintori si affolla, ci saranno circa 250 persone. Il gruppo si sposta lì vicino dove sono comparsi fiori e candele e quel foglio plastificato contro la pioggia leggera ma intensa con la scritta “Giustizia per Maati”.
«Questa è la prova di un fallimento della società – dice Silvia, la mamma di Maati, abbracciata alla figlia – un fallimento da parte di chi l’ha lasciato morire, da chi non ha prestato soccorso e da chi l’ha ucciso». Dopo il minuto di silenzio il sindaco Tagliaferri si è soffermato sulle condoglianze del Comune e della comunità di Campi Bisenzio e quelle di Certaldo il cui primo cittadino non ha potuto essere presente alla cerimonia. «Quello che è accaduto non ci può lasciare indifferenti – dice Tagliaferri – siamo di fronte a una vera e propria tragedia che ha coinvolto un ragazzo non ancora maggiorenne, avrebbe compiuto 18 anni. Siamo di fronte a una violenza che non può rimanere sottaciuta. Questa mattina la presenza di tante persone dimostra la necessità di un momento di silenzio, di un momento dove ritrovarci per riflettere con molta sobrietà, perché non possiamo accettare alcun tipo di violenza, né quando si tratta di femminicidio, né quando si tratta di bullismo, né quando si tratta di violenza tra ragazzi».
Il sindaco si è poi soffermato sul termine “sicurezza”. «In queste settimane abbiamo sentito parlare di sicurezza, di questioni che coinvolgono la nostra città e la nostra società di oggi, – ha detto – Credo che quello che è accaduto sia qualcosa di più profondo, che coinvolge tutta la nostra società e riguardi l’essere stesso della società che dovrebbe educare, istruire, dare un futuro a coloro che ne fanno parte. Oggi siamo di fronte a un fallimento di questa società perché sempre più spesso quello che qui è avvenuto è il segno di una società che si sta impoverendo senza la capacità di dare un futuro ai ragazzi, un lavoro e un senso di insicurezza alle nuove generazione. Siamo di fronte a un fallimento nel quale siamo tutti responsabili e dobbiamo fare in modo di invertire la rotta perché ci sia un futuro e una speranza per i ragazzi come Maati». Il padre di Maati, Farid Moubakir, insieme al resto della famiglia, ai figli e alla moglie, ha recitato una preghiera. «Maati era un ragazzo d’oro – ha ricordato un amico del giovane – riusciva sempre a strappare un sorriso». Al termine si è levato un grido straziante e commuovente, “Giustizia per Maati”, mentre la comunità si è stretta attorno alla famiglia.