Calenzano, l’innesco dell’esplosione? «Vi dico qual è la fase più a rischio». E spunta la testimonianza di una ex guardia giurata
Maurizio Marchi (Medicina democratica): «Da anni diciamo che quell’impianto è un pericolo...»
CALENZANO. «Un impianto moderno, che aveva avuto una importante manutenzione nel 2020. L’innesco dell’esplosione? Difficile dirlo, sicuramente il momento del travaso dei combustibili sui camion cisterna è quello più pericoloso in assoluto. Direi di una pericolosità enorme». Maurizio Marchi – referente di Medicina Democratica – da tempo, se non da anni, aveva evidenziato che nell’impianto di Calenzano, zona Pratignone, «grandi quantità di vapori incendiabili si diffondono in aria durante le operazioni di carico e scarico dei combustibili fossili». Ieri mattina (9 dicembre), verso le 10.15, un boato violentissimo ha squarciato tutta l’area fra Prato e Firenze.
«Non possiamo sapere per ora cosa sia avvenuto in quegli attimi – dice ancora Maurizio Marchi – ma che la pericolosità fosse enorme era noto. Qualcuno, diciamo, aveva addolcito la gravità, penso soprattutto per questioni di tipo economico, ma l’impianto di stoccaggio di Calenzano è sempre stato fra i più rischiosi in assoluto e si sapeva». La nube di vapori infiammabili, secondo una prima ricostruzione, si sarebbe alzata ieri mattina durante le operazioni di travaso del combustibile e poi sarebbe ricaduta in basso detonando nell’esplosione.
La domanda
Ma cosa realmente avrebbe innescato l’esplosione? È la domanda che da ieri tutti si portano dietro. «Una sigaretta, un accendino acceso, un contatto elettrico? Guardi, in tutti gli impianti di questo tipo c’è chi fuma nei piazzali anche contro i divieti. Certo, se qualcuno lo facesse nel momento del travaso, carico o scarico, la possibilità di incendio e esplosione è altissima», ripete Marchi.
La testimonianza
La testimonianza di una ex guardia giurata (la persona preferisce che la sua identità non sia pubblicata), che anni fa ha lavorato nell’impianto di Calenzano, sembra avvalorare questi dubbi. L’uomo racconta che il suo compito, e quello dei colleghi, era proprio quello di far spegnere le sigarette a chiunque si trovasse in zona e allontanare le persone con materiali di innesco anche nei piazzali. «Ricordo bene – dice l’ex guardia giurata –: chi lavorava anche negli uffici dell’impianto era impaurito. Viveva ogni giorno con il terrore che potesse accadere qualcosa. Molte persone fumavano anche nei piazzali, ed era vietatissimo. Il nostro compito era proprio quello di far spegnere le sigarette e allontanare chiunque lo facesse. Credo che questo indichi in modo inequivocabile l’altissima pericolosità dell’impianto. Ma cosa sia avvenuto ieri mattina, non possiamo saperlo. Sono solo ipotesi».
«Ricordo questo: ogni due ore delle squadre specializzate controllavano le valvole di sfiato sopra i serbatoi dei combustibili, proprio per le esalazioni dei vapori infiammabili. I primi ad avere paura del lavoro erano questi operai», dice ancora l’ex guardia giurata. Ieri l’uomo è intervenuto come volontario di un’associazione di soccorso, proprio qui dove aveva lavorato e dove conosceva bene il rischio di ogni giorno vissuto da operai, impiegati e trasportisti. «Un impianto grande di stoccaggio dei combustibili di questo tipo dentro un’area industriale e abitata di 100mila abitanti, come questa fra Calenzano e Sesto Fiorentino, può provocare un disastro – replica Maurizio Marchi – lo abbiamo sempre detto, da anni. Un disastro annunciato? Lo avevo preventivato, purtroppo».
(Qui il bilancio di vittime e dispersi).
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