Calenzano, c’è un testimone che sa cosa ha provocato l’esplosione: «Ho visto tutto»
La persona è stata sentita dal procuratore Luca Tescaroli
CALENZANO. C’è stata una perdita di carburante pochi istanti prima dell’esplosione che stamattina, 9 dicembre, ha provocato almeno due morti e 9 feriti, di cui due gravi, nel deposito Eni di Calenzano. Un bilancio che potrebbe aggravarsi, perché al momento risultano ancora tre dispersi.
«Ho visto tutto»
Un testimone oculare ha aiutato il procuratore di Prato, Luca Tescaroli, e il sostituto Massimo Petrocchi a ricostruire la dinamica dell’incidente. Il testimone ha raccontato di aver visto la scena dal fabbricato che si trova proprio davanti al punto dell’esplosione e di aver notato una perdita di liquido durante l’operazione di rifornimento di un’autocisterna. All’inizio ha pensato che fosse acqua, poi ha sentito un forte odore di benzina ed è scappato. Questione di attimi, non ha fatto nemmeno in tempo ad avvertire chi si trovava accanto al camion e tutto è saltato in aria.
Boato in Procura
Il procuratore Tescaroli e il sostituto Petrocchi non hanno avuto bisogno che qualcuno li chiamasse. Hanno sentito il boato dai loro uffici di piazzale Falcone e Borsellino, a Prato, coi vetri che tremavano, e sono subito corsi sul posto. Al momento non è stato chiarito da dove sia arrivata la perdita di carburante, se dal deposito interrato o dall’autocisterna. Dovranno stabilirlo tre consulenti tecnici nominati dalla Procura, un esperto di incendi e due esperti di esplosioni. Al momento dello scoppio, nell’area adibita al rifornimento delle autocisterne che poi a loro volta riforniscono i distributori c’erano i cinque autisti di altrettante autobotti e due addetti alla manutenzione.
All’arrivo sul posto il procuratore Tescaroli si è trovato di fronte a una scena di devastazione che gli ha ricordato le scene delle stragi di mafia, lui che di quelle stragi si è occupato in passato.
Le persone coinvolte
Una delle due vittime (che non sono state ancora identificate) presentava gravi ustioni, l’altra è stata colpita a distanza di alcune decine di metri da un grosso pezzo di metallo scagliato via dall’esplosione. È stato chiesto l’intervento dei tecnici di Arpat e del Dipartimento di prevenzione dell’Asl Toscana Centro per chiarire eventuali responsabilità legate alle norme sulla sicurezza dei luoghi di lavoro e per monitorare la qualità dell’aria, che comunque nel pomeriggio non sembrava più dare preoccupazioni.
Mentre continuano le operazioni di messa in sicurezza dell’area, i carabinieri del Nucleo investigativo hanno recuperato con una certa difficoltà le immagini delle telecamere di sicurezza in un edificio col tetto pericolante. Saranno quelle immagini a dire molto, se non tutto, di quello che è successo stamattina a Calenzano. In particolare sulla causa dell’innesco.