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Una sportellata agli alleati di governo

di Daniele Marchetti (*)
Una sportellata agli alleati di governo

Ecco come si può leggere la nomina di Tommaso Foti a ministro per il Pnrr

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Tommaso Foti è da lunedì scorso il nuovo ministro per il Pnrr: il super dicastero del Governo italiano lasciato libero dalla promozione di Raffaele Fitto a commissario europeo.

L’istantaneità della decisione e della nomina da un lato evidenzia le capacità politiche della presidente del Consiglio nell’affrontare e tamponare – anche in modo assolutamente spiazzante per gli stessi partner di governo – le situazioni potenzialmente dirompenti, e dall’altro la dice lunga sulle preoccupazioni che regnano a Palazzo Chigi in ordine alle tensioni ed i problemi presenti in seno ad una maggioranza alquanto litigiosa e su molti dossier – letteralmente – ai ferri corti.

Bisognava disinnescare una bomba e la soluzione è stata – indubbiamente – di quelle “di razza”!

La sportellata è servita a calmare i molti appetiti che la dipartita del ministro Fitto aveva sollevato e a congelare le ambizioni suscitate dall’ipotesi, da più parti prevista e – forse – auspicata di uno spacchettamento delle (mega) deleghe mantenute sino ad oggi dall’ex governatore pugliese.

Bramosie sopite da una scelta tanto repentina quanto autorevole da sconsigliare qualsiasi riserva da parte degli alleati.

Del resto Tommaso Foti, oltre ad essere un fedelissimo di Giorgia Meloni, è un esponente molto navigato del Parlamento italiano (la sua prima elezione risale al 1996) ed è stato un presidente di gruppo alla Camera dei Deputati vestendo spesso i panni di un “capogruppo di coalizione”.

Ma la nomina di Tommaso Foti rappresenta per Giorgia Meloni una mossa politica volta a riaffermare una gerarchia consumata nelle urne oltre (ma forse soprattutto) a una mossa strategica per rafforzare indissolubilmente il collegamento con l’Europa, ovvero con quel Raffaele Fitto (il quale deve molto a Meloni, cosa non secondaria) che gestirà, guarda caso, i fondi del Pnrr a livello comunitario. Dunque – a pensar male si fa peccato ma talvolta ci si indovina come insegnava l’onorevole Andreotti – il Pnrr rischia di diventare un “affare” tutto interno a Fratelli d’Italia: Foti chiama, Fitto risponde!

Con Foti, la premier sistema una falla interna che poteva diventare una voragine, rinforza sul versante europeo (dunque economico perché Pnrr significa miliardi sonanti) il suo esecutivo e rimette ordine all’interno di una maggioranza irrequieta.

La domanda che resta inevasa, a questo punto, è una soltanto: Basterà? Al momento forse sì!

Il silenzio dei più, tanto nel quartiere azzurro quanto dalle parti di via Bellerio, la dice lunga sull’imbarazzo e sul disorientamento. Uno stordimento che, nelle prime ore, come da prassi, si vestirà dei soliti convenevoli apprezzamenti sulla figura politica ed umana del neo ministro, ma che – con il tempo – è destinato a scavare ancora più in profondità il solco tra le varie anime di una maggioranza – a parole – molto coesa.

*epistemologo e giornalista


 

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