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A 100 anni con un tumore e avviata alle cure palliative, chi è il chirurgo di Cisanello che «mi ha ridato un’altra vita»

di Barbara Antoni

	Giuseppina Tantignoni con Sgarbi a un premio letterario e con il professor Morelli
Giuseppina Tantignoni con Sgarbi a un premio letterario e con il professor Morelli

Giuseppina Tantignoni ex professoressa e scrittrice, è stata operata all’ospedale di Pisa: «Il professor Morelli è straordinario. Non potevo morire, ho tanti progetti»

27 novembre 2024
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VIAREGGIO. «Il professor Luca Morelli non mi ha ridato la vita: mi ha dato un’altra vita, che è una cosa diversa», scandisce bene le parole, accompagnandole con un movimento della testa come ad annuire tra sé e sé, Giuseppina Tantignoni Perazzo dal suo letto di convalescenza nella elegante casa della figlia Anna Perazzo, nel cuore del quartiere Marco Polo.

Negli occhi di questa donna minuta, cento anni compiuti il 27 settembre scorso – due mesi fa esatti – c’è una luce speciale, nella voce un timbro brillante che tradisce la giovinezza dello spirito. «Sono stata una bambina strana, sa, e tuttora sono il caos», si presenta così la Giuse. In cento anni non si è mai fermata. Originaria di Novara, laureata in lettere moderne alla Cattolica di Milano a soli 22 anni, è stata – ed è – cultrice della filologia e dell’etimologia; ha insegnato italiano e latino, cita correntemente in latino «lingua viva», conosce il tedesco e lo spagnolo, «lingua dolcissima in cui ho composto anche canzoni», ha scritto un libro di aforismi che incantò Maurizio Costanzo tanto da invitarla nel suo salotto televisivo; ha la tessera di giornalista per avere collaborato a testate locali sia della sua terra di origine che della Lucchesia.

La sua instancabile attività culturale le ha fatto conoscere un numero infinito di personaggi: da Vittorio Sgarbi a Silvio Berlusconi («mi disse che sarei potuta entrare quando volevo nel suo gruppo»), a Monica Guerritore, e sono solo alcuni. Anche se il suo ricordo più accorato va all’amica Lidia Menapace – partigiana e poi senatrice, novarese come la Giuse – con cui studiò alla Cattolica. «Un giorno – racconta – rischiai di essere arrestata come spia dai tedeschi. Ero su un tram a Milano, tenevo nella borsa un pane profumato fatto in casa. Dentro c’erano dei messaggi. I tedeschi lo bucherellarono per cercarli, ma io mi misi a cantare in tedesco, dissi che studiavo la loro lingua, così affascinante, e non mi accadde niente».

La storia della dirompente Giuse subisce una battuta di arresto il 30 maggio scorso. «Per colpa di un gatto sono caduta e mi sono rotta il femore», racconta. L’operazione a cui viene sottoposta ha successo, Giuse si riprende velocemente. Ma intorno alla metà di ottobre deve tornare in ospedale a causa di una febbre alta e un rigonfiamento nella zona addominale. «Dopo gli accertamenti – spiega la figlia Anna – , i medici le diagnosticarono una displasia, complicata da una fistola che aveva causato una grave infezione». I medici che la prendono in carico escludono la possibilità di intervenire chirurgicamente: un rischio troppo alto, indipendentemente dall’età. Alla famiglia viene proposto il percorso nelle cure palliative che l’avrebbe accompagnata al fine vita. Giuse sa tutto della malattia. «Avevo paura di morire – racconta – , ma non mi andava di morire. Poi Anna, mia figlia, ha avuto il colpo di genio: interpellare il professor Morelli di Cisanello, che conosceva». È stato davvero un colpo di genio quello di Anna. «Il professor Morelli ha visitato mia madre e l’ha fatta subito ricoverare. Nel giro di pochissimo è stata drenata la sacca di infezione, e lei poteva già stare meglio, senza dolore. Poi, dopo accuratissimi esami per accertare le sue condizioni generali, visti i risultati positivi, è stata sottoposta all’intervento chirurgico con la tecnica della laparoscopia. La displasia è stata asportata, la parte di intestino danneggiato è stata rimossa. Al professor Morelli va il nostro infinito grazie, oltre che per l’eccellenza della sua professionalità, per avere accettato la sfida di intervenire su una paziente così anziana, di provare a regalarle ancora tempo per vivere», dice Anna.

«Ora sono qui – chiosa Giuse – . Intendiamoci, non è finita, devo ancora curarmi. Ma questo uomo (il professor Morelli, ndr) che vi auguro di non farvi sfuggire, è ammirevole: per il coraggio “stra-ordinario”, lo scriva con il trattino, per la sua personalità e umanità». La figlia Anna le aggiusta il foulard rosso corallo (stesso colore del rossetto) intorno al collo. Giuse vuole rimettersi in salute, in testa ha progetti – «scrivere un nuovo libro» – e il sogno mai abbandonato: «Vorrei dare il mio aiuto per la riforma della scuola. Come? Prima ancora della scuola bisognerebbe fare una riforma dell’individuo e della famiglia; con meno problemi, i ragazzi studierebbero meglio».


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