Glovo, maxi multa dal Garante: l’indagine nata dopo il rider morto a Firenze
La sanzione perché geolocalizzava i propri dipendenti anche al di fuori dell’orario di lavoro. La soddisfazione del sindacato
FIRENZE. Multati perché geolocalizzavano i propri dipendenti anche al di fuori dell’orario di lavoro. Per questo il Garante per la privacy ha ordinato a Foodinho srl, società del gruppo Glovo, il pagamento di una sanzione di 5 milioni di euro per aver trattato illecitamente i dati personali di oltre 35mila rider attraverso la propria piattaforma digitale. L'Autorità ha inoltre impartito specifiche prescrizioni e ha vietato l'ulteriore trattamento dei dati biometrici (riconoscimento facciale) dei rider utilizzati per la verifica dell'identità.
Una procedura, questa avviata d'ufficio dal Garante, nata dopo l’incidente stradale avvenuto a Firenze nel quale - nel 2022 - morì Sebastian Galassi, il rider di 26 anni che stava facendo una consegna per la società di delivery. Due giorni dopo l’incidente mortale, infatti, l’azienda disattivò il suo account con un messaggio sulla base di dati ricavati dalla sua (illegittima) geolocalizzazione
Un intervento, quello del Garante della Privacy, salutato con soddisfazione dalla Cgil. «Un'indagine – si legge in una nota di Mattia Chiosi della Nidil/Cgil – partita a seguito della morte sul lavoro del rider Sebastian Galassi per la quale come Nidil-Cgil Firenze indicemmo uno sciopero molto partecipato. Unitamente al cordoglio verso la famiglia, ci muovevano i temi sollevati dall'indagine, che oggi trovano soddisfazione attraverso la sanzione ma anche una serie di prescrizioni per cui la piattaforma dovrà rivedere i contenuti delle comunicazioni verso i rider in caso di blocco dell'account, vieta l'uso del riconoscimento facciale da parte della piattaforma e non potrà tracciare mediante Gps gli spostamenti fuori dal rapporto di lavoro. Emerge ancora una volta il lato oscuro delle piattaforme, senza dover ribadire l'effetto discriminatorio dei punteggi di eccellenza e l'impossibilità di contestare i meccanismi di valutazione connessi a questo, oltre alla discriminazione di fronte a messaggi perentori che di fatto licenziano il rider senza dargli possibilità di rispondere alla contestazione».
«Questo pronunciamento – prosegue la Cgil – va a sostegno delle lotte che animiamo da tempo a tutela dei rider, e va nella direzione delle azioni (mobilitazioni, cause, vertenze, scioperi) da noi messe in campo, capace di coinvolgere tanti ciclofattorini su un tema caldo e delicato. Crediamo che ciascuno degli atti che smantellano pezzi del sistema messo in piedi dalla piattaforme sia positivo e dia ragione alla lotta dei tanti rider che lavorano nelle nostre città e nei nostri territori. Per quanto le piattaforme rifuggano ancora l'affrontare pienamente il tema della riqualificazione contrattuale, ogni nuovo passo va nella direzione che riteniamo giusta e a tutela dei rider, parte fragile nel rapporto tra multinazionale, ristoratori e clienti finali».