Pensioni, ecco chi potrà lasciare il lavoro a 62 anni nel 2025
Saranno confermate Quota 103 e Opzione donna. Il punto sulle misure inserite nella legge di Bilancio
La previdenza è materia della legge di Bilancio tra conferme di misure esistenti e introduzione di nuove. Ecco il punto della situazione.
Opzione donna
Tra le misure confermate c’è Opzione donna, che resterà in vigore per le contribuenti che entro il 31 dicembre 2024 abbiano maturato i requisiti. Potranno dunque utilizzare questa forma di pensionamento anticipato coloro che, entro tale data, hanno maturato un’anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni e un’età anagrafica di almeno 61 anni, riducibili di un anno per ogni figlio nel limite massimo di due anni. Inoltre, Opzione donna continuerà a poter essere riconosciuta solo se la lavoratrice presenta almeno uno dei seguenti requisiti: se assiste da almeno sei mesi il coniuge o un parente di primo grado convivente con disabilità grave; se ha una riduzione della capacità lavorativa accertata oltre al 74%; se la lavoratrice è dipendente o è stata licenziata da un’azienda in situazione di crisi con tavolo di confronto aperto (in quest’ultimo caso la riduzione dell’età anagrafica necessaria di due anni viene applicata a prescindere dal numero di figli). Le lavoratrici delle scuole/università che vorranno approfittare di questa possibilità dovranno effettuarne richiesta entro il 28 febbraio 2025, in modo da cessare il servizio all’inizio del successivo anno scolastico/accademico.
Quota 103
Prorogata per il 2025 anche Quota 103, a cui si accede con 62 anni di età e almeno 41 di anzianità contributiva. Se si matura il diritto a questa forma di pensionamento anticipato entro il 31 dicembre 2025, è possibile richiedere l’accesso a questa prestazione anche successivamente a tale data. Resta anche il limite massimo di importo della pensione, pari a quattro volte il trattamento minimo, fino al raggiungimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia (cioè almeno 67 anni di età e 20 di anzianità contributiva), così come la decorrenza di sette mesi per i lavoratori privati e di nove mesi per quelli pubblici.
Ape sociale
Continuerà ad essere operativa anche nel 2025 l’Ape sociale, l’indennità di accompagnamento al pensionamento per i lavoratori dipendenti che, oltre ad avere almeno 30 anni di anzianità contributiva, si trovano in una delle seguenti situazioni: si trovano in stato di disoccupazione ed hanno concluso integralmente la relativa prestazione da almeno tre mesi; assistono da almeno sei mesi il coniuge o un parente convivente di primo grado con disabilità grave; hanno una riduzione della capacità lavorativa accertata almeno del 74%; sono lavoratori dipendenti in una delle professioni indicate nell’allegato C della legge 232/2016 e svolgono da almeno sei anni in modo continuativo attività pericolose o difficoltose (in questo caso l’anzianità contributiva deve essere almeno di 36 anni).
Donne con figli
Oltre alle varie forme di pensionamento anticipato, la manovra propone di introdurre degli anticipi anche per il pensionamento di vecchiaia per le donne con figli. L’articolo 26 va infatti ad ampliare il valore massimo dell’anticipo del pensionamento di vecchiaia per le madri, che resta del valore di quattro mesi di ciascun figlio, ma assume un valore massimo di sedici mesi, invece degli attuali dodici, per le donne con quattro o più figli.
Rendite complementari
Infine, per quanto riguarda il raggiungimento del valore minimo dell’assegno pensionistico per poter accedere al pensionamento di vecchiaia (pari al trattamento minimo Inps), la nuova legge di Bilancio propone di poter aggiungere al computo del valore mensile della pensione, solo per i lavoratori con contributi versati esclusivamente nel sistema contributivo, anche le eventuali rendite derivanti dai fondi complementari, che in questo modo assumerebbero nuova importanza nel panorama previdenziale.