Berlinguer rimane il simbolo di una politica basata sui valori
In questi giorni esce nei cinema il film “La grande ambizione”, ispirato alla vicenda umana e politica di Enrico Berlinguer
Ecco una delle riflessioni dei lettori pubblicate sull’edizione cartacea di giovedì 24 ottobre, nella pagina dedicata al filo diretto con il direttore de Il Tirreno, Cristiano Marcacci. “Dillo al direttore” è l’iniziativa che permette alle persone di dialogare direttamente con Cristiano Marcacci, attraverso il canale WhatsApp (366 6612379) e l’indirizzo mail dilloaldirettore@iltirreno.it.
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* di Marco Susini
In questi giorni esce nei cinema italiani il film “La grande ambizione”, ispirato alla vicenda umana e politica di Enrico Berlinguer. Già si percepisce per questo evento un interesse tale da farne presagire un grande successo di pubblico. Sembra che il film goda di una sapiente regia e che soprattutto sia straordinaria la performance di Elio Germano, attore che interpreta la parte del leader del Pci. Non può comunque non colpire il fatto che ancora oggi, a quarant’anni dalla scomparsa del segretario comunista, si continui a registrare una attenzione vivissima attorno alla sua figura, un sempre vivo ricordo, e si manifesti una struggente nostalgia da parte di coloro che lo hanno conosciuto in vita. Enrico Berlinguer, forse insieme a Sandro Pertini, continua ad essere ancora il leader politico italiano più amato e prestigioso, molto spesso stimato e rispettato anche dai suoi avversari. Vale perciò la pena, soprattutto per quelli che ancora guardano alla Sinistra come ad una speranza di giustizia e di progresso, di interrogarsi seriamente su ciò che Berlinguer, la sua vita, le sue opere abbiano rappresentato per il suo partito, per la sua gente e forse anche per la democrazia italiana nella sua interezza.
Oggi in Italia, ma purtroppo anche in altre nazioni democratiche, il germe dell’antipolitica è cresciuto a dismisura, alimentando il populismo e la demagogia, favorendo il disimpegno e l’astensionismo. Sicuramente in tutto ciò anche la Sinistra ha le sue colpe perché in alcuni frangenti, pur se ispirata da buoni propositi, ha privilegiato il “governismo” e finito per praticare quello che è stato definito un “riformismo senza popolo”. Enrico Berlinguer invece, in tutta la sua stagione politica, persino durante i Governi di solidarietà nazionale che pure costarono al Pci una emorragia di consensi, ebbe sempre la forza di essere e di apparire come un dirigente che riusciva a legare le iniziative e i posizionamenti del suo Partito ad un disegno di trasformazione della società guidato da forti e ben riconoscibili ideali di giustizia e di progresso. Berlinguer per esempio ebbe il grande merito di traghettare senza strappi il suo popolo su posizioni che via via, indicando una sincera e netta critica verso le esperienze del socialismo reale, portarono il Pci a divenire nei fatti “parte integrante” della Sinistra europea, lanciando il progetto dell’Eurocomunismo e nel contempo avviando un fecondo dialogo con i leader storici del Socialismo europeo.
Egli ebbe poi l’intuizione di prevedere con grande anticipo sui tempi che un certo modo di produrre e di consumare avrebbe in futuro generato nuove povertà e inediti rischi per l’ecosistema e, pur parlando esplicitamente di “austerità”, seppe legare queste complesse tematiche ad un rilancio su basi nuove e più avanzate delle lotte sociali. Anche quando dunque introdusse rilevanti novità nella linea politica del Pci e significativi mutamenti nella “liturgia” del partito, Berlinguer riuscì sempre a rimanere un leader credibile e unanimemente apprezzato dai suoi compagni. Il suo perdurante prestigio nel tempo ci conferma che anche oggi, nell’era dei social media e dell’ipertecnologia, continua ad esercitare un grande fascino quella sua lezione che ci rimanda ad un’idea di politica “pulita”, alimentata sempre dalla coerenza tra i principi ideali e i comportamenti reali, una politica da esercitarsi attraverso il confronto diretto con la gente in carne e ossa, esercizio certamente faticoso ma che non può e non deve essere aggirato attraverso scorciatoie o verticismi.
Nel suo ultimo discorso su quel drammatico palco di Padova Enrico Berlinguer esortava i militanti a cercare il consenso andando pazientemente “strada per strada, casa per casa”. Ebbene anche questo appello, nella sua straordinaria semplicità, ha oggi il pregio di apparire straordinariamente moderno e può forse rappresentare davvero il filo rosso di una Sinistra che voglia ritrovare pienamente la “connessione sentimentale” con il suo popolo.
* Ex parlamentare