Il Tirreno

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Dillo al direttore
L’intervento

Migranti, che l’Egitto sia insicuro è scritto nel Protocollo del governo


	Il prof. Emanuele Rossi e il centro per migranti in Albania 
Il prof. Emanuele Rossi e il centro per migranti in Albania 

A questo punto, se qualcuno si accorge che hai sbagliato dovresti cercare di capire, e magari renderti conto che la tua scoperta non è geniale, ma semplicemente sbagliata

23 ottobre 2024
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Ecco le riflessioni dei lettori pubblicate sull’edizione cartacea di mercoledì 23 ottobre, nella pagina dedicata al filo diretto con il direttore de Il Tirreno, Cristiano Marcacci. “Dillo al direttore” è l’iniziativa che permette alle persone di dialogare direttamente con Cristiano Marcacci, attraverso il canale WhatsApp (366 6612379) e l’indirizzo mail dilloaldirettore@iltirreno.it.


*di Emanuele Rossi

Non sempre le trovate geniali riescono e si realizzano: anche perché spesso quelle idee sono venute anche ad altri, che magari non le hanno provate perché avevano capito che non potevano funzionare. E se poi quelle trovate si rivelano, alla prima occasione, un buco nell’acqua, che cosa fa la politica? Fa come quagli allenatori che perdono la partita: dà la colpa all’arbitro, e si ingegna nel cambiare le regole (cosa che un allenatore non può fare, ma la politica sì). Di pensare che si è sbagliato manco a dirlo: si sa, l’umiltà non è la virtù della politica, almeno nei giorni nostri.La vicenda dei Centri per migranti in Albania rientra nel novero delle trovate (ritenute) geniali operate dal Governo in carica: come potrebbe essere diversamente? Invece di accogliere sul nostro territorio i migranti in attesa di valutazione del loro diritto ad essere ospitati per protezione internazionale, si costruiscono dei bei (si fa per dire) Centri in Albania, così che se quelli scappano peggio per loro. Poco importa che quei Centri ci costino un sacco di soldi, e che si costringa personale italiano ad andare a lavorare in territorio albanese (sempre a nostre spese): l’importante è mettere la polvere sotto il tappeto, e i migranti sono la polvere e l’Albania il tappeto.Ma le leggi bisogna saperle scrivere, in primo luogo rispettando la Costituzione e tante altre fonti (per fortuna). Nel Protocollo con il governo albanese si è scritto che le autorità albanesi consentono l’ingresso e la permanenza nel territorio albanese dei migranti "al solo fine di effettuare le procedure di frontiera o di rimpatrio previste dalla normativa italiana ed europea e per il tempo strettamente necessario alle stesse". Di conseguenza, "nel caso in cui venga meno, per qualsiasi causa, il titolo della permanenza nelle strutture, la Parte italiana trasferisce immediatamente i migranti fuori dal territorio albanese" (a spese dell’Italia, ça va sans dire).Quello che è successo nei giorni scorsi è ormai questione nota.Uno dei primi migranti che è stato portato in Albania è un cittadino egiziano, e lì trattenuto per verificare (in base alla legge) se avesse i requisiti per la protezione internazionale, applicando una procedura (quella di frontiera) che è subordinata a due condizioni. La prima: che il migrante sia stato fermato per avere eluso i controlli di frontiera. Ma siccome questa persona era stata portata in Albania da navi militari italiane, pare difficile ritenere soddisfatta questa condizione. La seconda condizione è che il richiedente provenga da un Paese designato "di origine sicura": ovvero in cui non vi siano pericoli, in generale, per la sua incolumità personale. Il problema è che il cittadino in questione proviene da un Paese che, secondo l’istruttoria del Ministero degli Affari esteri (cioè del Governo, non di qualche Ong buonista), è definito sì "sicuro", ma non per tutti, e in particolare non lo è per oppositori politici, dissidenti, difensori dei diritti umani ed altri ancora (e scusate se è poco). Ma venendo da un Paese insicuro quel migrante non poteva essere sottoposto a procedura di frontiera, né quindi trattenuto in Albania: quindi andava riportato in Italia, come è scritto proprio nel Protocollo del Governo Meloni.Questa è, in sostanza, la decisione del Tribunale di Roma chiamato a convalidare il trattenimento in Albania del cittadino egiziano, e che ha disposto il suo trasferimento dall’Albania e il diritto a essere portato in Italia, dove potrà esercitare i propri diritti ed essere soggetto alle procedure ordinarie: una decisione che altro non fa che applicare una decisione della Corte di Giustizia dell’Unione europea del 4 ottobre scorso.A questo punto, se qualcuno si accorge che hai sbagliato dovresti cercare di capire, e magari renderti conto che la tua scoperta non è geniale, ma semplicemente sbagliata. E invece come si reagisce? Dicendo che "i giudici pro-immigrati si devono candidare alle elezioni, ma sappiano che non ci faremo intimidire" (così una nota della Lega): certo dispiacerebbe che si intimidissero, ma se - pur senza timore - scrivessero delle leggi più giuste forse sarebbe meglio. Oppure affermando che "Alcuni magistrati politicizzati hanno deciso che non esistono Paesi sicuri di provenienza" (Giorgia Meloni): ma in verità quello lo ha scritto il Ministero degli Esteri, che non risulta essere in mano a bolscevichi e neppure a emuli di Pancho Villa.Suvvia, un po’ di equilibrio, anche nei commenti, non guasterebbe: specie da parte di un Governo che si autodefinisce "moderato".

* Professore ordinario di Diritto costituzionaleScuola superiore Sant’AnnaIstituto DirpolisCoordinatore del Forum di Quaderni costituzionali

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