Il Tirreno

Toscana

L'intervista

La prof Cecilia, 350 chilometri per due ore in cattedra: «Così mi serve anche un altro lavoro»

di Luca Barbieri

	Cecilia Valentini insegna educazione fisica in una scuola a Rosignano
Cecilia Valentini insegna educazione fisica in una scuola a Rosignano

La docente di educazione fisica si è trasferita in Toscana da Latina: «Insegnare è il mio sogno»

20 ottobre 2024
3 MINUTI DI LETTURA





Cecilia, 42 anni, ha un sogno: diventare insegnante di scienze motorie. E per coltivare il suo sogno fa una scelta: trasferirsi da Latina, con la famiglia, in Toscana e tentare qui la carta del concorso Pnrr: «Ma per ora ho soltanto due ore, più la terza di programmazione, a settimana in una scuola primaria di Rosignano: troppe poche ore, così bisogna cercarsi anche un altro lavoro».

Cecilia Valentini è una docente laureata in scienze motorie (e pedagogia): circa 350 chilometri tra la città del Lazio a quella Toscana, dove è qui con il marito e i due figli. E anche lei, come tanti altri, fa parte del gruppo – nato sui social – “Dignità al merito: idonei esclusi Pnrr 2023-2024”.

Prof Valentini, come mai la scelta di trasferirsi in Toscana?

«Ho ricevuto quest’anno il primo incarico fino al 30 giugno in una primaria di Rosignano. Sono romana e ho vissuto per dieci anni con la famiglia a Latina, ma lì non ero mai riuscita a insegnare, eppure sono laureata in Pedagogia e Scienze motorie. Ho deciso così di fare il concorso Pnrr in Toscana per scienze motorie prendendo 197,5, punteggio frutto unicamente della seconda laurea magistrale e delle prove (scritto e orale): solo questo e sono stata scavalcata da riservisti nella graduatoria finale. Ho vissuto il trasferimento con difficoltà, ma con la speranza di poter finalmente lavorare dopo due lauree magistrali. Anche perché…».

Prego.

«Perché insegnare è il mio sogno, da sempre: i miei genitori erano docenti e ho preso le due lauree proprio per insegnare: ho fatto sport agonistico e insegnare ai più giovani motoria per me è un sogno, da abbinare alla pedagogia».

E poi cos’è successo?

«Per ora ho soltanto due ore, più la terza di programmazione, a settimana in una scuola primaria di Rosignano. Bisogna cercare altri lavori per arrivare a uno stipendio “normale” a fine mese. Anche perché un insegnante precario, come fascia di stipendio a seconda delle ore, può prendere dai 200 ai 1500 euro circa mensili…».

Come è la sua quotidianità?

«Mi chiedo sempre: quante ore lavoreremo; lavoreremo il prossimo anno; se sì, con i soliti ragazzi? Le domande sono tante: c’è il tema poi dei corsi di abilitazione che hanno un costo che non tutti possono permettersi e poi, nel mio caso, sono laureata in pedagogia e ho dovuto fare un’abilitazione in pedagogia prima del concorso, è paradossale: cosa mi porta di più come formazione? Anche quest’ultimo aspetto andrebbe rivisto».

Cosa farà adesso?

«Intanto vorrei dire che mi spiace soprattutto per i ragazzi che si affezionano, spiace vedere che non hanno continuità nell’insegnamento in più materie. Comunque, non farò il concorso Pnrr 2, lottiamo per le graduatorie a scorrimento: tutti noi del gruppo. Assurdo, anzi, che non venga fatto, quando ci sono persone, come me, scavalcate dai riservisti (sto parlando di servizio civile universale), anche se avevo un punteggio più alto».

© RIPRODUZIONE RISERVATA


 

Primo piano
L'intervista

La prof Cecilia, 350 chilometri per due ore in cattedra: «Così mi serve anche un altro lavoro»

di Luca Barbieri
Sportello legale