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Più soldi agli insegnanti, la battaglia parte dalla Toscana: «Aumenti oltre il 5% o salta tutto»

di Francesco Paletti

	Landini a Pisa per l'assemblea regionale del sindacato
Landini a Pisa per l'assemblea regionale del sindacato

Da Pisa il segretario della Cgil Landini lancia un avvertimento al governo sulla trattativa: «L’inflazione galoppa, il rischio è di ridurre il potere d’acquisto dei lavoratori»

16 ottobre 2024
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PISA. L’avvertimento è chiaro: «Tagli sulla scuola non ne accetteremo, anzi la spesa va aumentata e bisogna ridurre la precarietà e lo stesso dicasi per la sanità». È questo il monito che il segretario generale della Cgil Maurizio Landini ha lanciato al governo parlando ieri da Pisa, in occasione dell’assemblea regionale del sindacato.

Mettendo sul tavolo anche il tema dei rinnovi contrattuali: «Tutti i lavoratori pubblici, dalla scuola alla sanità, li attendono da tre anni e fra il 2022 e il 2024 l’inflazione reale è cresciuta del 17% – ha detto Landini –: dunque sia chiaro che non firmeremo incrementi che non arrivano al 5% come quelli che il governo sta proponendo perché accettare un’ipotesi del genere significa, di fatto accettare di ridurre pesantemente il potere d’acquisto dei salari».

La controproposta

Anzi, per il segretario della Cgil la direzione in cui muoversi dovrebbe essere quella diametralmente opposta: «Gli stipendi vanno aumentati: certamente parlo di quelli degli insegnanti e del personale medico e sanitario, ma anche di tutti gli altri». Ci sono scuola, sanità e in generale il welfare fra le priorità di Landini e di tutta la Cgil. «Terreni su cui non si può arretrare ancora, ma anzi sui quali dobbiamo avanzare» ha continuato.

Critica al governo

Per questo, pure ieri a Pisa è tornato a criticare duramente il Piano strutturale di bilancio presentato all’Unione Europea.

«Per far tornare i conti ci sono due strade – ha detto – o si taglia la spesa o si aumentano le entrate e il governo ha scelto la prima strada che vuol dire colpire la scuola, la sanità, i salari e il sistema delle pensioni – ha ribadito il segretario –. Di incrementare le entrate, anche attraverso la lotta all’evasione fiscale, invece proprio non se ne parla e per noi è una strada completamente sbagliata».

È provvisoriamente evasivo sulla manovra di bilancio che la prossima settimana dovrebbe approdare in parlamento, il segretario generale («Prima vogliamo studiare i documenti e anche capire se, nei prossimi giorni, le parti sociali saranno convocate e ascoltate o meno» ha detto), ma chiarissimo e duro sui possibili sviluppi delle mobilitazioni di un autunno che si preannuncia incandescente.

Verso lo sciopero

«Dalla segreteria della Cgil ho ricevuto un mandato chiarissimo che prevede il proseguimento e l’intensificazione della mobilitazione fino ad arrivare, se necessario, allo sciopero generale». Per decidere se proclamarlo o meno, bisognerà attendere ancora un po’: «Vogliamo prenderci il tempo che serve per studiare in modo approfondito i documenti della manovra, confrontarci con gli altri sindacati e anche capire se si aprirà o meno un tavolo di confronto fra l’esecutivo e le parti sociali» dice Landini.

Le emergenze

Ma non ci sarà da attendere le calende greche. Le emergenze incombono ed è possibile che già entro la fine della settimana possa essere annunciato lo sciopero generale. Perché fra l’altro sarà caldo anche il fine settimana: domani, infatti, c’è lo sciopero generale del settore dell’automotive con tanto di manifestazione nazionale a Roma. Il bis il giorno dopo, sempre nella capitale, con la manifestazione promossa da Cgil e Uil a difesa dei servizi e dei lavoratori pubblici. E inevitabilmente si tornerà a parlare di scuola e sanità, oltreché di aumenti salariali, nuove assunzioni e stabilizzazione dei precari. L’idea, infatti, come anticipato ieri sul Tirreno è quella di uno sciopero del comparto scuola per il prossimo 31 ottobre. Annuncio arrivato dopo che è saltato il tavolo di conciliazione.  l

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