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Toscana, guerra sull'esame di 400 medici specializzandi negli ospedali: cosa sta succedendo

di Francesca Ferri
Toscana, guerra sull'esame di 400 medici specializzandi negli ospedali: cosa sta succedendo

È scontro sull’esame dei giovani assunti per coprire i posti vuoti: le università lo pretendono, i sindacati dicono che non serve

14 ottobre 2024
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C’è un braccio di ferro in atto tra Università e Sistema sanitario, alimentato dalla protesta del sindacato Anaao Assomed - Anaao Giovani, che rappresentano i medici dirigenti, che riguarda il problema della carenza dei medici. E che rischia di produrre il solito risultato di sempre, vale a dire che a rischiare di avere la peggio sono, al solito, i cittadini.

L'esame discusso

I circa 400 specializzandi in medicina assunti a tempo determinato, a partire dal secondo anno di specializzazione, negli ospedali toscani secondo il decreto Calabria (2018) – vale a dire che hanno già uno stipendio da medico e la garanzia che, alla fine della specializzazione, saranno automaticamente assunti a tempo indeterminato – vengono chiamati, a partire da questi giorni, a sostenere l’esame di passaggio d’anno, come i loro colleghi semplici specializzandi .

Il punto è che, secondo un emendamento dello scorso marzo al decreto Calabria, sollecitato dall’Anaao, quell’esame non dovrebbero farlo; è sufficiente che il direttore del reparto ospedaliero certifichi quel che hanno imparato durante l’anno passato in corsia.

Dunque, a posto così? Niente esame? Nemmeno per idea.

Il punto di vista delle università

Le Scuole di specializzazione quell’esame lo pretendono. D’altronde gli altri specializzandi, quelli che non hanno ancora lo stipendio ma la borsa di studio e che svolgono sì attività in ospedale per perfezionarsi, ma che alla fine della specializzazione dovranno fare il concorso se vogliono rimanere a lavorare in ospedale, l’esame lo fanno.

Le università, dal canto loro, sventolano una circolare del ministero dell’Università e Ricerca – emanata a seguito di un’interrogazione – che dice che “un pochino” quell’esame i “decreto Calabria” devono farlo. Quantifichiamo questo “pochino”: l’attività degli specializzandi “decreto Calabria” si divide all’80% in corsia e al 20% in aula, vale a dire lezioni teoriche. In sostanza: 32 ore in ospedale e 6 di formazione teorica, che possono anche essere cumulate in modo da fare, ad esempio, una settimana di lezione e poi il resto del mese lavorare in ospedale.

Ebbene, la circolare del Mur dice che, poiché anche gli specializzandi “decreto Calabria” svolgono una quota di lezioni teoriche, su questa quota devono sostenere l’esame.

La rabbia degli specializzandi

Il mondo degli specializzandi, che fanno capo all’Anaao, è insorto. Come accennato, in Toscana i “decreto Calabria” sono circa 400, tra il 5 e il 10% degli specializzandi totali.

Paradossalmente, se tutti dovessero bocciare l’esame di passaggio d’anno, potrebbero dover lasciare il posto in ospedale: prova a convincere i pazienti a farsi visitare da uno che non è ancora medico e che, per di più, non ha superato l’esame per accedere all’anno successivo di specializzazione.

Anche senza dover immaginare l’improbabile, però, per il sindacato resta una questione di diritto.

«L’emendamento, proposto e approvato, è legge dello Stato e dice che l’esame è superato dalla certificazione delle competenze acquisite nell’ospedale», spiega Gerardo Anastasio, segretario regionale dell’Anaao, responsabile nazionale per i rapporti con l’università. «Non esiste che una circolare ministeriale possa valere più di una legge».

A seguito della circolare, l’Anaao Assomed, con Als, Liberi Specializzandi, e Gmi, Giovani Medici per l’Italia, ha mandato al Mur formale diffida.

A livello regionale l’Anaao è stata sentita il 9 ottobre scorso in audizione dalla commissione regionale della Sanità. Dove non ha usato giri di parole.

«In molti dei casi – si legge nel documento presentato ai commissari – la convocazione (da parte delle Scuole di specializzazione a fare l’esame di passaggio d’anno, ndr) si accompagna a minacce più o meno velate per “punire” questi giovani professionisti che hanno “osato” lasciare, per essere assunti, la scuola di specializzazione in cui troppe volte sono dei tappabuchi, svolgendo attività ripetitive, demansionanti e poco formative».

Inoltre, fa notare Gerardo Anastasio, «il voto fa media. Se lo specializzando resta all’interno della scuola di specializzazione, tutto bene. Se “esce” per lavorare in un ospedale, rischia di vedersi penalizzato. E parlo con cognizione di causa. L’università dovrebbe essere all’interno di un sistema, e invece rema contro».

Perché è importante l'esame

Ma perché è così importante che l’esame non sia previsto? Per rispondere a questa domanda bisogna tornare al motivo per cui è stato fatto il decreto Calabria: in Italia non ci sono abbastanza medici quanti ne servirebbero. Garantire l’assunzione a fine specializzazione, e anche dare uno stipendio più alto rispetto alla borsa di studio, spiega l’Anaao, incoraggia i giovani futuri camici bianchi a scendere in campo e a contribuire a mantenere la continuità assistenziale dei servizi sanitari.

«Dobbiamo rassegnarci ad introdurre i gettonisti, costati all’erario pubblico ben 1,7 miliardi di euro dal 2019 al 2023?», si chiede l’associazione. Quanto all’affidabilità di uno specializzando rispetto a un medico strutturato, «per i medici in specializzazione è previsto un tutor, non sarà mai da solo», spiegano dall’associazione. Inoltre i laureati in Medicina, anche senza specializzazione, già oggi possono lavorare nelle guardie mediche, la cosiddetta continuità assistenziale.

Insomma, un po’ mancano medici. Un po’ per trovare un rimedio si litiga sulle strategie. Anche chi scoppia di salute, un po’ di sangue amaro rischia di farselo venire.




 

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