Il Tirreno

Toscana

L’intervista all’esperto

Disturbo del sonno e stress lavorativo da messaggi e mail: i rischi, i consigli per uscirne e cos’è il metodo del “wash-out”

di Giuseppe Boi
Il punto dell'esperto sul fenomeno
Il punto dell'esperto sul fenomeno

Il medico: «È in corso un’epidemia, un bombardamento che ci influenza: servono regole per staccare»

09 ottobre 2024
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Telefonate, messaggi, whatsapp, mail e notifiche. I telefonini si illuminano spesso “come alberi di Natale”. E il tutto ha un riflesso, importante sulla nostra salute. «I dispositivi elettronici di cui siamo circondati e un contesto di reperibilità continua, influenzano in particolare il sonno, che diventa sempre più fragile», spiega Ugo Faraguna, medico e docente in Fisiologia umana presso l'Università di Pisa.

Nella sua esperienza pratica ha affrontato casi di persone con disturbo del sonno indotto da situazioni di stress lavorativo?

«Sì, è comunissimo».

Qual è il rischio maggiore?

«Quando riceviamo una telefonata, un messaggio o apriamo una mail a tarda sera o nella notte diamo un messaggio sbagliato al corpo attraverso la retina. Guardando lo schermo stiamo dicendoli: “Guarda: c'è l'alba. Svegliati!”. E il problema non riguarda solo i messaggi di lavoro. È in corso un’epidemia».

Perché?

«Lavoro tanto con i ragazzi alla Stella Maris. Per gli adolescenti, sempre alla ricerca di essere accettati nella società, rispondere ai messaggi diventa un “lavoro” da fare a qualsiasi ora. E se sentono il bip nel mezzo della notte, si svegliano e rispondono».

Come affrontare questa epidemia, almeno negli adulti?

«Serve un wash-out. Se uno prende un farmaco, ogni tanto deve fare una vacanza farmacologica, altrimenti il farmaco non funziona più. Deve, insomma, lavare l’organismo. E lo stesso va fatto per l’iperconnessione».

La proposta Scotto è giusta?

«L'idea di 12 ore di wash-out rispetto al bombardamento digitale, sia in termini di luce sia in termini di attività, è un elemento fondamentale. Del resto è qualcosa che fanno già gli autotrasportatori».

Ossia?

«L'autotrasportatore non può guidare per 72 ore consecutive, altrimenti rischia di fare un incidente. Per questo, a intervalli regolari, per legge, il proprietario dell'azienda deve garantire una finestra di riposo. E ha funzionato molto bene. Noi ci lamentiamo sempre degli incidenti, ma in Europa gli incidenti sono diminuiti moltissimo grazie a questi interventi».

Quali sono i disturbi che può creare questa carenza di sonno indotta dalle nuove tecnologie?

«Nel breve periodo, la privazione di sonno acuta porta come minimo – e in tutti – a un aumento dell'irritabilità. E questo è stato misurato: la funzione del sonno è ripristinare un equilibrio emotivo e prevenire degli eccessi di manifestazioni di un cattivo umore. Il pisolino pomeridiano serve propri a questo».

E a lungo termine?

«Sappiamo con certezza sperimentale che un sonno disturbato e insufficiente, in termini di durata, qualità e regolarità, porta a una serie di patologie come la demenza, malattie cardiovascolari, metaboliche, addirittura tumorali».

Oltre a un intervento normativo sarebbero utili anche delle buone pratiche?

«Nelle chat aziendali, ad esempio, si potrebbero impostare regole di rispetto del tempo e definire dei confini affinché il sonno non sia oggetto di vulnerabilità e di attacco, così come è stato fatto nello stesso modo e con successo per gli autotrasportatori».

C’è una cura?

«Se una persona sente di avere la fibrillazione atriale va dal cardiologo. Se uno ha paura di avere il colesterolo alto, fa gli esami e poi il medico di medicina generale gli dà una cura. Per quel che riguarda il sonno, credo sia fondamentale iniziare a misurarlo in maniera oggettiva. Noi lavoriamo su braccialetti sensorizzati, non invasivi, che lo possono misurarlo. È un modo per capire se è adeguato rispetto all’età che abbiamo, rispetto al lavoro che facciamo e se ci sono dei range sbagliati si può intervenire».

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