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Sciopero automotive, settore in picchiata: l’indotto fa tremare l’industria toscana

di Ilenia Reali
Sciopero automotive, settore in picchiata: l’indotto fa tremare l’industria toscana

De Palma: «Nella vostra regione c’è una situazione sempre più difficile per la componentistica». Venerdì il segretario nazionale Fiom sarà all’ex Continental. Giani: «Per noi è una priorità». Il fattore Stellantis

07 ottobre 2024
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Michele De Palma, segretario nazionale Fiom, venerdì 11 sarà alla Dumarey, ex Continental, a Pisa. Sarà lì insieme al collega regionale Daniele Calosi per illustrare ai lavoratori i motivi dello sciopero.

Lo sciopero

L’obiettivo è che dalla Toscana partano almeno 1. 000 lavoratori del settore automotive per lo sciopero organizzato per il 18 ottobre a Roma, in piazza del Popolo.

Solo la Fiom conta di far partire almeno 10 autobus. Crisi dell’automotive, del resto, significa anche crisi di una grossa fetta dell’industria toscana con un indotto che coinvolge 7. 000 lavoratori. «In Toscana – dice De Palma – oltre alla Gkn c’è una situazione sempre più difficile per la componentistica e per la camperistica».

«I lavoratori dell’industria e dei servizi dell’automotive – aggiunge – sono a rischio per responsabilità precise a Bruxelles, Roma e negli head quarter delle multinazionali. Nessuno di loro sa cosa significa vivere del proprio salario perché vivono di rendita. In Italia sono più di 15 anni che la produzione di auto crolla e scatena un effetto domino su tutta la componentistica. Ad essere colpito è tutto il lavoro. Ieri la dichiarazione di licenziamenti alla Gkn, domani chiudono i concessionari».

«Serve fermare i licenziamenti, le delocalizzazioni, avere un piano europeo e del nostro paese della transizione ecologica dell’automotive garantendo l’occupazione. È scandaloso che ci siano uomini che chiudono non pagando i lavoratori e uno Stato che impedisce a quei lavoratori di dare un futuro nuovo all’industria come a Campi. Ogni volta che chiude una fabbrica l’effetto è di una bomba su tutto il territorio. Per questo il 18 sarà uno sciopero con una manifestazione a Roma che diventa di popolo. Incrociamo le braccia e ci alziamo in piedi per la dignità».

L’impegno di Giani

Nei giorni scorsi anche il presidente della Regione Eugenio Giani ha voluto incontrare i segretari dei metalmeccanici di Fim, Fiom e Uilm. Durante il summit si è discusso dei vari settori della metalmeccanica toscana e delle vertenze in campo. I sindacati regionali hanno espresso la loro grande preoccupazione e hanno chiesto impegni precisi al presidente Giani: valutare la possibilità di strumenti di integrazione al reddito per i lavoratori da tempo in cassa integrazione; aprire un tavolo permanente per discutere di quale modello di sviluppo industriale dotare la Toscana dei prossimi anni, valorizzando le esperienze positive che pur non mancano; investire sulla transizione ecologica, anche con le risorse Pnrr, favorendo la nascita di nuovi brevetti che poi abbiano ricadute occupazionali sulla Toscana: imporre che ogni euro investito dal pubblico per sostenere questi settori sia vincolato alla presenza sul territorio toscano e al fatto che le aziende raddoppino la cifra stanziata. «Crediamo – dice il presidente della Regione – che la crisi dell’automotive debba essere considerata un elemento di priorità e che si dedichi al settore il massimo impegno. La Toscana dovrà riuscire a dire la propria anche nella ricerca che conduce all’elettrico e all’idrogeno. Dove c’è stata la capacità di trasformare il settore dell’automotive si è avuta la certezza di scongiurare crisi già mature. Da noi quindi dobbiamo avere la capacità di trasformare competenze e professionalità».

Il fattore Stellantis

Intanto nei prossimi giorni si stanno organizzando le assemblee nelle aziende. «La componentistica – spiega Daniele Calosi, segretario regionale Fiom – è per il 50% legata a Stellantis e per la restante parte alle case automobilistiche tedesche. È chiaro che il settore, abbandonato a se stesso, rischia di creare non pochi problemi anche nella nostra regione e per questo abbiamo chiesto un tavolo con il presidente del Consiglio dei ministri».

«Le multinazionali hanno preso finanziamenti pubblici e se ne sono andate», dice Vincenzo Renda, segretario regionale della Uilm.

«La politica – aggiunge Renda – ha sempre parlato di leggi che lo consentono. Servono modifiche alle leggi per evitare che se ne vadano dopo aver sfruttato il territorio, così come è necessario evitare di far pagare l’Irpef a chi vive con gli ammortizzatori sociali. Ed è necessario che il governo si muova per capire cosa voglia fare Stellantis. Dalla Regione non abbiamo bisogno di solidarietà ma impegno con noi sul governo».

L’allarme della camperistica

Alessandro Beccastrini, segretario della Fim Cisl, tocca un altro aspetto della vicenda. «In Toscana non abbiamo solo il problema dell’industria dell’automotive – dice il sindacalista – ma anche quello della camperistica perché ha rapporti commerciali molto stretti con Stellantis che fornisce i mezzi da allestire e che sta vivendo a sua volta una crisi profonda legata al passaggio all’elettrico. Alla Regione abbiamo chiesto di essere presente a Roma con il gonfalone e a supportarci nella richiesta a livello nazionale e europeo per tutelare il settore».
 

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