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Auto, Germania e Stellantis: cosa sta accadendo

di Giuseppe Centore
Auto, Germania e Stellantis: cosa sta accadendo

Ordini, export, cassa integrazione: indici in picchiata. Sarà un autunno duro

07 ottobre 2024
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L’autunno potrebbe riservare pessime sorprese alla spina dorsale del nostro sistema produttivo. La ragione si trova a soli mille chilometri da Milano, verso nord, in Bassa Sassonia, a Wolfsburg, una delle “capitali” tedesche dell’auto e sede centrale della Volkswagen. E trova conferma nella crisi del gruppo Stellantis, che sta macinando segni meno ovunque, dall’Italia all’Europa al Nord America.

L’export

La crisi del mercato tedesco ha infatti riflessi immediati per l’Italia, visto che il nostro paese è il primo partner commerciale di quel mercato. L’automotive tedesco, pezzi di ricambio, parti da assemblare, macchine a loro volta produttrici di elementi, si abbevera dalla nostra piccola e media impresa. Prosciugare o chiudere questo fiume di ordini, e capitali, è come giocare col fuoco. Ed ecco che emergono le tante contraddizioni, al di là della propaganda di un apparato produttivo che “lavora” soprattutto per l’estero e non per il mercato interno, messo su questo fronte se possibile ancora peggio di quello tedesco.

L’indagine

Senza fronzoli, da tradizioni, ecco lo scenario descritto dall’ultima indagine di Federmeccanica. Il comparto perde colpi, al punto che la dinamica congiunturale non solo evidenzia un’inversione di tendenza tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024, ma anche che nei primi sei mesi i volumi si sono ridotti in misura più marcata rispetto all’intero comparto industriale, «al punto da tornare a quelli del 2016. A condizionare l’attività produttiva metalmeccanica è stata, in particolar modo, l’evoluzione negativa della produzione di autoveicoli e rimorchi con volumi sempre più in contrazione nei singoli trimestri».

I mercati

La situazione in Italia va letta con quella continentale. La produzione metalmeccanica in Germania conferma e peggiora le difficoltà del 2023: nel periodo gennaio-giugno i volumi si sono ridotti del 7, 8% rispetto ai primi sei mesi del 2023. Conseguente è la debolezza dell’interscambio commerciale, dove sempre nei primi sei mesi del 2024, «le esportazioni sono diminuite del 3,2% soprattutto per la contrazione dei flussi diretti verso i paesi dell’Unione europea (-5, 5%) a cui si è, inoltre, aggiunta la flessione registrata verso i mercati extracomunitari (-0, 5%).

Le importazioni si sono ridotte del 6, 5% senza grandi differenze tra le aree di provenienza dei prodotti». Nei primi sei mesi del 2024, verso la Germania abbiamo esportato prodotti metalmeccanici per 18, 9 miliardi, – 11 per cento rispetto allo stesso periodo del 2023; in Francia 14 miliardi, – 4, 9; in Turchia (mercato sempre più attrattivo per noi) 3, 8 milairdi, – 4, 7. L’unico dato positivo viene dal Regno Unito, 78 miliardi di valore, + 5, 8 per cento.

L’occupazione

Un’impresa su quattro rischia la chiusura, il primo segnale in arrivo sono le ore di cig. Quelle autorizzate per gli addetti metalmeccanici sono state pari a 145 milioni con un aumento del 38,4% rispetto all’analogo periodo del 2023. Nell’ambito delle tipologie d’intervento, l’incremento è stato determinato esclusivamente dalla maggior richiesta per la cig ordinaria (+70,1% rispetto al secondo trimestre del 2023). Rimane naturalmente inalterata la difficoltà per le imprese, due su tre, a reperire personale qualificato. E sebbene il 71% delle imprese intervistate non pensa di modificare la propria forza lavoro, sono pari al 15% (quota in discesa rispetto al precedente 20%) quelle che prevedono di aumentare il numero dei propri dipendenti contro il 14% che, al contrario, pronostica ridimensionamenti. Le prospettive lette attraverso scorte e portafoglio ordini sono in peggioramento. A fine giugno, infatti, più imprese che hanno dichiarato un aumento delle consistenze. «Nell’analisi dei risultati per dimensione aziendale, sono le piccole e medie imprese (fino a 500 dipendenti) a registrare saldi significativamente più negativi rispetto alla media di settore. Situazione similare la si riscontra nei giudizi espressi dagli imprenditori sulle consistenze in essere, con un ulteriore contrazione del trend».

Le prospettive

La percentuale di imprese che ritiene che il livello degli ordini acquisiti nel trimestre sia sufficiente a garantire il normale svolgimento dell’attività aziendale è stata pari al 29%, mentre il 39% al contrario, esprime valutazioni negative. In questi primi sei mesi, aumentano le imprese che dichiarano più scorte, mentre peggiora la liquidità aziendale. Per quanto riguarda la produzione totale, il 42% delle imprese intervistate pensa di mantenere stabile i propri volumi di produzione, mentre il 26% (era il 28% a fine marzo) prevede di aumentarli contro il 32% (in forte aumento rispetto al precedente 21%) che, al contrario, prospetta diminuzioni.

Le immatricolazioni

I dati appena pubblicati sulle immatricolazioni di auto a settembre confermano le preoccupazioni sulla tenuta del settore: in Italia è meno 10,75% la variazione rispetto a settembre 2023, ma per il gruppo Stellantis la diminuzione di vendite è addirittura del 33,9%. Rispetto a prima della pandemia (2019) il calo del mercato è del 16%.

Non sarà una tempesta perfetta, ma il calo delle esportazioni verso i nostri maggiori partner, il ristagno dei consumi interni (elettrodomestici, abbigliamento che non tirano), il portafoglio ordini che langue, scorte in salita, bassa competitività e ridotta innovazione nei processi fanno capire che l’autunno sarà alquanto “articolato”. A voler essere prudenti.
 

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