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MasterChef, la livornese Eleonora Riso lontana dalle cucine stellate: «Sogno un circolino Arci»


	Eleonora Riso nella sede del Tirreno (foto Franco Silvi) e durante la finale di MasterChef
Eleonora Riso nella sede del Tirreno (foto Franco Silvi) e durante la finale di MasterChef

La 30enne vincitrice dell’ultima edizione: «Non amo uscire a cena, voglio qualcosa di mio: non vorrei fare una nuova gavetta»

26 settembre 2024
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LIVORNO. A distanza di quasi sette mesi dalla vittoria dell’edizione 2024 di MasterChef, la vincitrice labronica Eleonora Riso torna a parlare del suo presente e del suo futuro prossimo. Lo fa in un’intervista al Corriere della Sera in cui anticipa programmi e soprattutto fa un primo bilancio di questi mesi da vincitrice del cooking show Sky Original prodotto da Endemol Shine Italy.

Gli chef

«Ho ricevuto altre proposte nei mesi, tutte da persone molto più grandi di me che lavorano nella ristorazione e hanno attività piccoline – ha spiegato la trentenne livornese al Corriere – Gli chef del programma non mi hanno mai chiamato, ma non è un problema e non ho certo pretese: lo so che la mia formazione non è a livello di quella dei professionisti, che ho vinto un programma di cucina amatoriale. Ovvio che fare una buona esperienza mi piacerebbe tantissimo, che sarebbe utile. Comunque, ho iniziato a muovermi in un’altra direzione: cerco qualcosa di mio», ha aggiunto la toscana.

Cosa farà

Ora il futuro prossimo, appunto: «Comprare un locale è economicamente impossibile, sia a Firenze che Milano. Però mi sto informando su come funzionano i Circoli Arci. Quella sarebbe la cosa che mi piace, a Milano, ho vissuto lì durante la trasmissione, frequentavo il Ciq, il Centro internazionale di quartiere in via Fabio Massimo: un gruppo di ragazzi nordafricani aveva messo insieme una realtà fantastica, cucina e posto in cui stare insieme, spazi ampi. Una cannonata. È il mio modello», rivela. E conclude: «Dopo esser stata per tanti anni cameriera coltivo l’idea di fare qualcosa da sola. Insomma: non vorrei affrontare di nuovo la lunga gavetta. Ho un’idea precisa di come desidero il “posto mio” ed è diverso dal 90 per cento dei locali che vedo quando esco. Infatti, francamente, non amo uscire a cena».

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