Il Tirreno

Toscana

Le indagini

Camaiore, schianto mortale: chiesti esami neurologici per l’investitrice. Cosa ha detto l’amica che era con lei in auto

di Pietro Barghigiani

	L'auto della donna e i fiori sul punto della tragedia
L'auto della donna e i fiori sul punto della tragedia

Interrogata dal giudice, la 44enne continua a dire di non ricordare niente. Affrontato anche l’argomento della possibile avaria dell’auto

21 settembre 2024
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CAMAIORE. Ana Katia Pereira Da Silva può commettere lo stesso reato che mercoledì ha cancellato due vite in un istante e mandato in ospedale cinque persone. E, quindi, deve restare agli arresti domiciliari, senza braccialetto elettronico. Nessun pericolo di fuga visto il comportamento collaborativo mostrato dopo la tragedia.

Lo ha deciso il gip Simone Silvestri accogliendo la richiesta del pm Lucia Rugani al termine dell’udienza di convalida dell’arresto che si è tenuta ieri, venerdì 20, in Tribunale a Lucca. L’accusa è omicidio stradale plurimo e lesioni gravissime.

Visita neurologica

Oltre a disporre la misura cautelare, il giudice ha scritto che sono «necessari approfondimenti neurologici» sull’automobilista alla guida di una Mercedes Gla trasformata in un’auto-proiettile. Negativa ai test su alcol e droga, una vita sana e da sportiva e presente a sé stessa fino a un secondo prima della folle corsa mortale per 250 metri in via Italica, la donna verrà sottoposta a una serie di controlli medici voluti dai difensori. La 44enne brasiliana, accompagnata dal convivente e dagli avvocati Massimo Landi e Nicola Bonuccelli, ha risposto alle domande del giudice. «Non ricordo nulla dell’incidente – ha spiegato in lacrime al gip – . Non so cosa è successo. Ho passato la giornata tranquillamente con il mio compagno e la mia amica che ho accompagnato a fare la spesa». Sulla strada, travolte dalla Mercedes, sono rimasti i corpi di Jasmine Bousnina, 18 anni, ed Elis Eyulu Dönmez, 17, entrambe studentesse tedesche originarie di Duisburg in gita con i compagni. Poco dopo altro semaforo bucato e altri pedoni messi sotto.

«Sembrava in trance»

Quando Pereira è ripartita, dopo lo stop a un precedente semaforo all’altezza di via Trieste, senza un perché ha invaso il marciapiede superando da destra una vettura. È stato l’inizio del disastro. «Ho avuto paura, ho urlato, ma lei sembrava in trance, non mi ha risposto. Era come se fosse assente», ha riferito l’amica agli inquirenti.

La difesa

«Non è indifferente a quello che è successo e si è detta dispiaciuta», spiegano i legali della 44enne, residente a Viareggio nel quartiere in cui vive un’altra donna, Cinzia Dal Pino, anche lei ai domiciliari con l’accusa di omicidio volontario per la morte di un nordafricano – schiacciato quattro volte con un Suv – che l’aveva rapinata della borsa. Nell’interrogatorio è stato affrontato anche l’argomento della possibile avaria dell’auto – in locazione al compagno – o di un errore nella guida. «Da quattro, cinque mesi uso la Gla senza problemi e non avevo disattivato alcun dispositivo», ha precisato la donna.

Gli accertamenti

Fino al pomeriggio di mercoledì la salute di Ana Katia non aveva mandato segnali di malesseri. «Faccio sport, vado a correre, conduco una vita sana», ha ricordato al giudice. Ma quello che i difensori vogliono appurare è se un malore imprevisto e sconosciuto possa essere stato all’origine di un comportamento da kamikaze.

Tac e risonanze

«La nostra cliente è risultata negativa ai test su alcol e droga – spiegano Landi e Bonuccelli – . Escludiamo la volontarietà della guida imprudente. Quello che vogliamo capire è la ragione di quello che appare come un black-out mentale. Per questo sono stati disposti da parte nostra accertamenti con opportuni controlli medici. Dalla Tac alla risonanza magnetica. La cosa importante è chiarire quello che sia Ana Katia sia noi al momento non ci sappiamo spiegare razionalmente».

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