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Toscana

L’intervista

Scuola, la prof in psicologia: «Vi spiego perché le chat dei genitori andrebbero vietate»

di Stefano Luppi

	Alessia Cadamuro
Alessia Cadamuro

La docente universitaria: «Sono un modello litigioso che si riflette anche sui figli»

15 settembre 2024
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«Le chat in ambito scolastico? Sarebbero da bandire: le linee guida ministeriali dicono di togliere gli smartphone almeno agli alunni più piccoli, ma gli strumenti di comunicazione andrebbero limitati anche ai genitori. Litigano e mostrano un modello sbagliato che poi i figli-alunni apprendono». Alessia Cadamuro, docente associato di neuroscienze e di psicologia dello sviluppo e dell’educazione all’ateneo di Modena e Reggio, sviscera una serie di problematiche relative a chat di classe, rapporti tra genitori figli docenti, progetti di ambito psicologico sempre più richiesti.

Cresce la rissosità tra genitori che difendono i figli. Perché?

«Noi docenti proponiamo progetti nelle scuole e siamo a contatto con quel mondo. Questo permette di notare come sia cresciuto in modo esponenziale il disagio dei ragazzi. La pandemia ha inciso molto, ma notiamo tanto anche l’abbandono della autorevolezza del ruolo degli insegnanti. Ciò genera molti problemi».

Può spiegare meglio?

«Dicevamo delle chat scolastiche dove passa, tra genitori, un modello litigioso che poi i figli ripetono. Certo, non nego che le chat abbiano grandi potenzialità per trasmettere a tutti la medesima informazione, ma un conto sono due persone che si scontrano dal vivo un conto è farlo virtualmente davanti a una platea».

Da ciò cosa deriva?

«Come detto il modello investe i più giovani che a loro volta lo ripetono nelle loro chat, tra amici e conoscenti tale modello. C’è poi un altro ordine di problemi relativi alla deresponsabilizzazione dei genitori nei confronti dei propri figli. Gli fanno la cartella e magari i compiti: da questi atti che persone mature usciranno in futuro? Se i genitori considerano sempre bambini piccoli i loro figli, questi non impareranno mai dai loro errori lungo il percorso di crescita. È un aspetto fondamentale dal punto di vista psicologico e infatti le persone delle giovani generazioni mediamente crescono ansiose perché terrorizzate dallo sbaglio. L’errore psicologicamente diviene intollerabile, insopportabile, mentre è una pratica educativa perché tutti impariamo dagli errori».

Una volta i genitori non erano amici dei figli. Ora che accade?

«Neanche ora, secondo me. Penso piuttosto che i genitori vogliano sostituire i figli, non vogliono più il ruolo di loro guida e così divengono sempre più infantili. In termini di autorevolezza c’è un altro problema: quella dell’insegnante. Un’autorevolezza che una volta era riconosciuta dalle famiglie, mentre oggi i genitori vogliono discutere delle pratiche educative con le scuole».

Perché tanti minorenni sono seguiti da psicologi e psichiatri?

«Aumenta la richiesta proprio sempre più ragazzi vivono forti disagi. È altrettanto vero, però, che c’è maggior libertà nella richiesta dei servizi psicologici, ma essi sono ancora vissuti come una vergogna: è come ammettere di essere ammalati. Per questo gli sportelli psicologici diffusi nelle scuole sono frequentati più che altro dagli insegnanti. l

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