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Chat di classe, stretta del Garante della privacy: cosa è vietato, le regole e le reazioni in Toscana

di David De Filippi

	Un'alunna mentre scrive in una chat durante una lezione
Un'alunna mentre scrive in una chat durante una lezione

In un documento di 80 pagine le disposizioni da seguire per tutelare la riservatezza degli studenti. Gli insegnanti: «Bene! Sono usate in modo improprio»

14 settembre 2024
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Addio alla troppa disinvoltura nelle chat di classe dei genitori, insegnanti e studenti: con un documento di ottanta pagine, il Garante della privacy ha indicato le regole a tutela della riservatezza degli studenti italiani, mettendo nel mirino tutto ciò che può impropriamente transitare dalle stanze virtuali degli smartphone, comprese le foto delle gite e delle recite scolastiche. Attenzione quindi a pubblicare video, immagini, registrazioni, temi personali, riferimenti sulla salute, risultati degli scrutini e quant’altro nelle chat e sui social.

«Certamente all’interno delle chat di classe passano informazioni che probabilmente non dovrebbero passare – sottolinea Alessandro Artini, vicepresidente dell’Anp (Associazione nazionale dirigenti scolastici) – Quello che mi preoccupa, al di là degli aspetti fondamentali della normativa privacy, è il fatto che le chat sono diventate un succedaneo del dialogo e della libera discussione dovrebbe avvenire in altri contesti. Ad esempio, reputo corretto l’intervento del ministro Valditara, rispetto al quale riservo anche delle critiche consistenti, ma ritengo valido il suo discorso sull’uso degli smartphone. C’è una vasta documentazione scientifica che spiega quanto i cellulari, prima di una certa età, possano essere nocivi, in un’età fragile, nella quale creano disturbi alimentari, depressivi e perfino pensieri suicidi. Ma anche dopo una certa età non favoriscono l’instaurarsi di una corretta relazionalità».

«Quando si usa uno strumento – spiega il neo provveditore agli studi di Lucca, Marta Castagna – bisognerebbe capirne le potenzialità e le regole. Ad esempio, credo che ben pochi adulti abbiano mai letto le condizioni di utilizzo di Whatsapp. Come non daremmo a un minore le chiavi di un’auto senza patente, forse dovremmo essere più accorti anche nel dargli uno smartphone, senza le dovute accortezze. Le foto di classe e delle gite che facevamo anni addietro, oggi devono sottostare a determinate regole. Ci sono bambini e ragazzi che possono essere in situazione di protezione e non possono comparire in foto».

È importante capire che il problema non è fare foto ricordo in gita, durante uno spettacolo in aula magna o durante la cena di classe, ma la loro divulgazione pubblica. Anche porre nella chat di classe il giudizio negativo su uno studente o un suo stato di salute sono cose da evitare, proprio per evitare di esporre il ragazzo a una condizione quantomeno di imbarazzo nei confronti degli altri membri della gruppo virtuale.

«Anche le chat dei genitori – aggiunge Castagna – sono utili, ma bisogna fare attenzione a non farle diventare uno strumento improprio. Quando pubblichiamo qualcosa dobbiamo essere consapevoli che il nostro messaggio può non essere compreso, come capita in caso di frasi estrapolate da un contesto articolato. Serve quindi una regolamentazione, che consenta comunque il transito di informazioni tecniche, ma ponendo l’attenzione sulla tutela della privacy».

«Sono strumenti da usare con criterio – commenta Vincenzo Genovese dall’ufficio scolastico di Lucca e Massa-Carrara, e Referente dei progetti nazionali –. Se si adoperano impropriamente, si può creare un disagio. Non si può dare però un parere generalizzato, perché sarebbe come dire che la tecnologia fa male. Dipende sempre dall’uso che se ne fa. Le chat hanno velocizzato molto una serie di informazioni, ma serve una cultura per regolarne l’uso, evitando di creare confusione sociale, ma provando a generare una cultura della comunicazione».

«Da insegnante e da genitore, non ho chat coi genitori o con i colleghi – aggiunge Tania Frulletti, docente di Inglese all’Iss Zaccagna Galilei di Carrara –. Ho però creato una chat con gli alunni, quelli più grandi che frequentano il triennio, nata durante la pandemia e conservata anche successivamente. Questi canali, più moderni e rapidi, possono essere utili, ma vanno usati con intelligenza e con delle regole. Con gli studenti del biennio, ad esempio, non li adopererei mai, perché i giovani devono imparare che i canali di comunicazione sono quelli ufficiali, che preferisco adoperare anche nel rapporto con i genitori».


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