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Toscana

Assistenza: l’analisi

Anziani in attesa di essere ricoverati in Rsa: quanti sono in Toscana e i motivi dell’emergenza

di Ilenia Reali
Anziani in attesa di essere ricoverati in Rsa: quanti sono in Toscana e i motivi dell’emergenza

I sindacati: «Governo e Regione devono investire di più nell’assistenza pubblica». Vertice tra gli addetti ai lavori

13 settembre 2024
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TOSCANA. Sono 1.500 in Toscana gli anziani in lista d’attesa per un posto in una Rsa (residenza sanitaria assistenziale). Il dato elaborato dalla Regione e diffuso dai sindacati fotografa una situazione difficile per la cura di chi non è autosufficiente. E a questo numero si somma un’ulteriore difficoltà per i ricoveri in sollievo, che non sono stati garantiti a tutti i caregiver che si occupano da soli dei propri cari e che dovrebbero poter contare su qualche settimana di riposo. Poi c’è il tema dei malati di Alzheimer e dell’assistenza domiciliare.

L’analisi

«La società invecchia – spiega Marisa Grilli che fa parte della segreteria regionale dello Spi Cgil – e ha bisogno di poter contare su efficienti servizi di assistenza: dalle strutture di accoglienza, ai servizi diurni passando per i condomini sociali in uno sforzo collettivo per aiutare gli anziani a poter rimanere nelle proprie case». Perché appare chiaro che le famiglie saranno sempre più in difficoltà ad assistere i propri anziani: i figli sono spesso a loro volta anziani e sono tanti coloro che hanno congiunti che vivono e lavorano lontano o che non hanno parenti vicini. Per non contare chi invece, pur volendo essere di supporto ai propri cari, ancora non ha l’età della pensione e quindi è costretto a sacrificare il lavoro. Quella rete di assistenza che un tempo era garantita da famiglie numerose si sta sgretolando.

«Le famiglie – continua Grilli – formate solo da anziani sono passate dal 17% al 34%. Inoltre anche quanti assistono i grandi vecchi sono a loro volta persone già anziane. E si pone un problema di energie e anche di risorse economiche. Per prestare le cure ai genitori si usano prima i risparmi degli anziani, poi quelli delle famiglie perché sostenere le spese delle badanti, non avendo posti nelle Rsa, è molto pesante. I costi nelle Rsa, in parte coperti dalla Regione, oscillano da 3.150 a 3.500 euro. Il governo deve prendere atto che deve investire sull’assistenza, così come la Regione deve farlo sulle strutture e sulle quote sanitarie».

Numeri e non solo

Una posizione condivisa dal segretario regionale della Funzione pubblica Cgil, Bruno Pacini. «In questo momento – dice – c’è una trattativa regionale: un confronto tra addetti ai lavori che ha riunito allo stesso tavolo i gestori delle Rsa, le associazioni sindacali e le istituzioni. L’assessora regionale al sociale, Serena Spinelli, sta cercando di revisionare il modello complessivo dell’assistenza. Ci stiamo avvicinando alle prime trasformazioni. Resta il fatto che ci sono 1.500 persone in lista d’attesa».

Pacini incalza sull’esigenza di nuovi fondi sull’assistenza sociosanitaria. «Il presidente Eugenio Giani – sottolinea – deve cominciare, in collaborazione con i due assessori, Serena Spinelli e Simone Bezzini (quest’ultimo alla sanità, ndr), a prendere in mano questo tema che non si esaurisce né con i servizi sanitari né con quelli sociali. Il tema è puramente politico e di welfare: è arrivato il momento di riqualificare i servizi e migliorare la qualità del lavoro. C’è bisogno di una presa in carico più approfondita che parte dalla scelta del modello socio-sanitario che intendiamo offrire ai toscani. E se si scelgono interventi sanitari e sociali pubblici è necessario investirci».

Lo sciopero

Un lavoro di riorganizzazione sociale l’assessora Spinelli sta facendo anche se per ora preferisce non renderne noti i contenuti. «È prematuro», fa sapere. Intanto i lavoratori sono sul piede di guerra. Il 16 settembre ci sarà uno sciopero contro Uneba (l’associazione più rappresentativa del settore sociosanitario, assistenziale ed educativo). Previsto un presidio per il rinnovo del contratto di lavoro scaduto da 5 anni. «Se la committenza pubblica non riconosce che l’assistenza è centrale – conclude Pacini – non risolveremo il problema di un settore dove vengono applicati 86 contratti».

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