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In Toscana ecco nuovi vigneti contro il diktat Ue sugli espianti: le aziende autorizzate e come funziona

di Maria Meini e Divina Vitale

	Una veduta di Montalcino (foto Muzzi)
Una veduta di Montalcino (foto Muzzi)

La Regione ha autorizzato 639 ettari di impianti, di cui beneficeranno 818 aziende. L’assessora Saccardi: «Un importante segnale di fiducia ai mercati e ai viticoltori»

10 settembre 2024
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In arrivo nuovi vigneti in Toscana. Sono 818 le aziende che potranno beneficiare di un aumento della superficie vitata per un totale di 639 ettari in più (la quota destinata alla Toscana dal Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, a fronte di una richiesta totale di oltre 4.877 ettari), corrispondenti all’1 per cento dell’intera superficie toscana utilizzata a vigneto. E 352 ettari (distribuiti fra 271 aziende) andranno a Montalcino, rivendicabili come Rosso di Montalcino Doc. Mentre domani l’Unione Europea comincerà a discutere delle norme sull’espianto dei vigneti per porre un freno alla sovrapproduzione di vino, la Toscana va in controtendenza. La Regione ha infatti autorizzato nuovi impianti e continua a scommettere sul suo “oro rosso”.

Ma cosa dice l’Ue? La Commissione Europea si riunirà domani, 11 settembre, e, poi, altre due volte entro dicembre, per arrivare all’inizio del 2025 a definire le prime indicazioni per la nuova Pac (Politica agricola comune) e OCM vino (Organizzazione comune del mercato vitivinicolo), la regolamentazione unica dell’Unione Europea che disciplina il comparto vitivinicolo, sia per quanto riguarda le norme di produzione che i contributi a fondo perduto assegnati alle aziende del settore.

Al centro di questi incontri del cosiddetto “gruppo di alto livello”, a cui partecipano addetti ai lavori e tecnici del settore vitivinicolo dell’Ue, c’è la proposta di espianto, sostenuta dalla Francia e in parte dall’Italia, presentata dal Copa Cogeca, l’organizzazione europea delle associazioni di agricoltori e cooperative agricole: la proposta prevede, con fondi europei, un espianto a premio e a “tempo”. L’agricoltore può decidere infatti entro 3 anni, fino a un massimo di 8, se re-impiantare.

Contrarie molte associazioni, tra cui la Uiv (Unione italiana vini) e la Fivi, che riunisce i vignaioli indipendenti, i quali propongono altre misure per contenere la crisi del settore e limitare la sovrapproduzione. Per il presidente della Fivi, Lorenzo Cesconi, l’espianto deve essere considerato l’ultima spiaggia. La politica degli espianti è un déjà-vu: già attuata nel 2000, non ha portato miglioramenti.

La Toscana intanto rilancia. «Gli uffici regionali di Siena - spiega la vicepresidente e assessora all’agroalimentare Stefania Saccardi - hanno fatto un grande sforzo per completare la procedura in tempo utile per la vendemmia ormai in corso, dando certezza sia alle aziende sia agli organismi di controllo, e dando un importante segnale ai mercati, in un momento assai delicato per il mondo del vino, che vede qualche ombra all’orizzonte a livello mondiale, ma che non sembra impensierire i produttori toscani, in particolare in quest’annata che si preannuncia di tutt’altro tenore rispetto a quella passata. Si tratta di un provvedimento molto atteso dai viticoltori toscani - ha ricordato Saccardi - per il quale avevamo più volte sollecitato il Ministero alla definizione delle procedure preliminari in quanto consente ai viticoltori l’ampliamento delle proprie superfici vitate».

L’ampliamento a Montalcino non comporterà l’impianto di nuove vigne in quanto gli ettari aggiuntivi rivendicabili sono già parte delle mappe del territorio come quota di vigneti coltivati a sangiovese ma non ancora compresi negli albi contingentati. «L’iniziativa del Consorzio ha trovato piena rispondenza da parte delle imprese del vino e una pronta presa in carico dalla Regione che ringraziamo – ha commentato il presidente del Consorzio del vino Brunello di Montalcino, Fabrizio Bindocci -. Da oggi la nostra denominazione del Rosso di Montalcino sarà più forte e in grado di rispondere alla domanda sui diversi mercati».

Il Consorzio del vino Brunello di Montalcino ad aprile aveva presentato alla Regione Toscana, una proposta di allargamento di nuova superficie rivendicabile da destinare alla denominazione Rosso di Montalcino, in aggiunta a quella attualmente esistente, pari a 526 ettari, dopo che nel 1999 ne furono assegnati 150 e che nel 2007 la provincia di Siena ne assegnò altri 300. Un’apertura che sottolinea l’importanza e la volontà di investire ancora sulla viticoltura, se si vuole anche un po’ in controtendenza contro gli altri Paesi europei e in risposta ad una crisi che sta divenendo piuttosto tangibile anche in questo settore.

«Riteniamo di dover ancora investire sulla viticoltura - conclude Stefania Saccardi-: ci sono segnali di un certo fermo ma siamo convinti che siano strutturali, anche dovuti al resettare un po’ le scorte del periodo Covid. Possiamo sempre fare di più e questi nuovi ettari aprono a nuove sperimentazioni anche sull’agricoltura di precisione, sull’innovazione, piantando vitigni più resistenti ai cambiamenti climatici e collocando vigneti in territori non tradizionalmente vocati all’agricoltura. Siamo pronti a nuove sfide, convinti che la viticoltura sia sempre sul podio tra le nostre produzioni d’eccellenza».

Le aziende a cui sono state concesse autorizzazioni per superfici inferiori al 50% di quanto richiesto potranno rinunciare all’autorizzazione tramite il sistema informatico di Agea entro 30 giorni dalla data di pubblicazione del decreto di concessione sul Bollettino regionale (Burt). A partire da quella data Artea provvederà a registrare sul registro telematico le autorizzazioni concesse a ciascuna impresa, al netto delle eventuali rinunce.


 

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