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Luca morto sul lavoro, l’amore di Lucia oltre il dolore: un pallone vola per i 10 anni dalle nozze – Video

di Ilenia Reali

	Lucia Sarconio in chiesa durante la cerimonia insieme ai figli, Fausto e Viola, e a Mattia, un amico di famiglia (foto Sernacchioli)
Lucia Sarconio in chiesa durante la cerimonia insieme ai figli, Fausto e Viola, e a Mattia, un amico di famiglia (foto Sernacchioli)

Lucca, il marito perse la vita in un cantiere: lei rinnova la promessa di matrimonio

31 agosto 2024
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LUCCA. Si è alzata alle 5, è andata sulla terrazza della casa, quella piena di foto e giochi, montagne di giochi, e ha pianto. Lucia Sarconio, moglie di Luca Giannecchini, morto mentre stava lavorando in un cantiere il marzo scorso, ha festeggiato così, intimamente, abbracciata al suo dolore di donna, il decimo anniversario di matrimonio. Senza il suo Luca, in un mondo che parla di lui.

Poi, ieri (venerdì 30), quando si sono svegliati i suoi due bambini, come ogni giorno ha indossato il sorriso da supereroe. Il personaggio della Marvel, come ha raccontato ai suoi piccoli, in realtà, sarebbe suo marito Luca, volato in cielo, perché dotato di super poteri, un angelo speciale chiamato da Dio. Ma ieri l’eroina è stata lei. Una superdonna che non molla, non si sposta di un millimetro.

Nel pomeriggio ha indossato un bel vestito a fiori verde acqua, ha dato un colpo di spazzola ai suoi capelli lunghi ed è andata in chiesa, dove si sposò, piena di sogni, il 30 agosto del 2014. Circondata dagli amici, quelli che le si sono stretti intorno e che sono diventati una seconda famiglia, ha rinnovato il suo amore «perché il papà è vivo, per me e per i suoi figli che, insieme, tanto abbiamo voluto e cercato».

Le promesse le ha fatte nella stessa chiesa in cui si è sposata, a San Quirico a Monte. La messa l’ha celebrata lo stesso prete di allora, don Alberto Brugioni. Poche parole con i bimbi, Fausto e Viola, stretti a lei. «Se sono emozionata? No, sono felice». E sorride, sorride. È gioia, dolcezza e amore. «Luca mi diceva: non ti arrabbiare, fai un sorriso e perdona, fallo sempre», racconta dall’altare Lucia. E allora lei lo fa ogni giorno facendo finta di «non essere come quel nome con cui mi chiamano allo stato civile», dice. La parola “vedova” non la dice mai. E mette il vestito nuovo alla bimba di due anni e poi spiega al più grande, sei anni, perché Gesù ha preso in braccio il suo papà «che sentiva tanto dolore mentre era in quella buca e l’ha salvato e portato con sé». E si fa festa. «Sì, si fa festa».

La musica suona sulla terrazza della sua casa in mezzo al verde a San Quirico. «Qui c’è la comunità in cui è nato mio marito – dice – e mi si sono stretti intorno. In punta di piedi sono venuti a trovarmi, uno dopo l’altro e sono diventati la mia famiglia. C’è Mattia, 18 anni, che trascorre il suo tempo libero con i bambini perché hanno perso il padre e lui si sente di fare qualcosa, c’è la titolare del bar, della pasticceria con la torta, ci sono i vicini, le mamme di scuola, le colleghe del catechismo e Andrea Bacci, collega di Lucia a Sistema Ambiente e sindacalista Uil che «quello zero morti sul lavoro», slogan del suo sindacato, lo sente sulla pelle su cui si alzano i brividi, come a tutti, quando Lucia va a salutare Luca. È in camera sua, dentro una teca di legno fatta a cuore.

Lei depone le rose rosse, con una mano lo sfiora con un bacio. E sorride. E gli altri a stento trattengono le lacrime. Cosa c’è dentro il cuore e la testa di questa donna? Cosa c’è che la fa ridere, servire pasticcini, brindare, lanciare palloncini rossi in cielo? «Più niente», risponde. «Mi hanno strappato il cuore e l’anima. Una sofferenza straziante. Ma non posso piangere, non posso disperarmi. Ho sorriso quando sono andata a prendere i bambini a scuola il primo giorno e l’ho promesso: “Mamma c’è, è serena. E papà ci protegge da lassù”».

Ma non chiedetele di perdonare. Questo forse non riuscirà a farlo. «Andrò ad ogni udienza, volta per volta aspettando giustizia, aspettando un “mi dispiace” per i miei figli. Lotterò perché quello che è accaduto a noi non accada ad altri e lo farò insieme alle altre famiglie che hanno perso i propri cari, con l’associazione Ruggero Toffoluti che recentemente ha organizzato una mostra». Gli occhi si alzano al cielo, il palloncino vola: “Ciao papà”. 

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