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La Russa, il figlio, la lite con Report: la Versiliana diventa un rodeo

di Mario Neri

	La Russa mentre discute con la giornali sta di Report (foto Paglianti)
La Russa mentre discute con la giornali sta di Report (foto Paglianti)

La trasmissione Rai insegue il presidente del Senato fra le siepi e la pineta del Caffè. Si infervora ma risponde a tutte le domande sull’assunzione del giovane nella fondazione Milano-Cortina: «Lo hanno preso perché bravo, ha scelto lui, io gli avevo sconsigliato di andare: prendeva due lire»

31 agosto 2024
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PIETRASANTA. S’è sentito uno scricchiolìo, un fruscio, uno scatto felino sulla ghiaia. Ha tentato un guizzo alla Lautaro. E prima di salire sul palco, ha sbottato, che in effetti finora aveva mostrato una pazienza da leopardo. «Allora lei non ha limiti!». All’ennesima domanda della giornalista non ce l’ha fatta. La voce gli si è arrochita pure più del solito. Cavernosa che neanche Gollum. Digiamolo. Ma poi pareva essersi acquietato. Tanto che l’incipit di questo pezzo doveva essere su “Ignazio il calmieratore”.

Ché fino a pochi minuti fa, davanti alla sparuta platea un po’ sopita e veneranda della Versiliana, La Russa ha fatto di tutto per apparire quello che non è: uno placido, compassato, misuratissimo nella favella, mica uno cresciuto fra i duri dell’Msi, orgoglioso fautore della fiamma. Con Sallusti, in fondo, il presidente del Senato finora aveva esaltato le capacità di mediare di Giorgia sulle riforme, la Giorgia tessitrice inaspettata in Europa, la Giorgia statista internazionale, misericordiosa con quegli acrimoniosi bubbolatori della sinistra che sul premierato hanno detto subito no. Tanto che «mediazione» e «calmierare» diventano parole ricorrenti del discorso al Caffè. Solo che poi rispunta Report e, cribbio, quella giornalista ficcanaso che lo ha inseguito e tormentato fin dal suo arrivo con la storia del figlio assunto dalla fondazione Milano-Cortina. E ora la pineta pare diventata un rodeo. La cronista che lo insegue nei vialetti protetti dalle siepi, lui che prima si affretta con la scorta verso l’auto parcheggiata sul viale Morin, lei che tenta di raggiungerlo ma viene stoppata da cinque poliziotti e allora grida al presidente un’altra domanda sul figlio, lui che torna indietro a cercarla, perdiana, perché mica è uno che si sottrae e fugge La Russa, ma lei nel frattempo ha fatto il giro largo e allora il presidente si spazientisce. «Ma dov’è? Venga che le rispondo», i celerini che strabuzzano gli occhi, le anziane signore con lo scialle indignate e sogghignanti per una scena che racconteranno ai mariti (che sennò che barba sto Caffè). Finisce tutto in strada, con Ignazio che non calmiera più l’animo infiammato ma risponde indefesso punto su punto e la giornalista che incalza, insiste.

Era arrivato a Marina di Pietrasanta alle 18, non prima di una bibita al Twiga, anche se Daniela Santanchè è in Cdm a Roma. In pineta concede qualche selfie e una battuta ai cronisti. «Alessandro Tomasi candidato alle regionali? Lasciamo decidere al territorio». Solo che fin da subito la cronista della trasmissione Rai guidata da Sigfrido Ranucci lo tampina. Lui si ferma, sfoggia lo sguardo spiritato, ma promette: risponderà dopo l’intervista col direttore del Giornale. Prima però pausa a tavola con il sindaco di Lucca Mario Pardini, altri dirigenti locali del partito e Giovanni Donzelli, che si è preso una sosta dall’abbronzatura beduina che sfoggia dalle vacanze al Forte.

Dal palco, niente, partono la musichetta confortante del Caffè, le domande non ruvidissime di Sallusti e La Russa veste i panni istituzionali. Così, prevede un «percorso accidentato» per la riforma del premierato, «un’approvazione in aula e un referendum», ma «Giorgia non è Renzi», vuol cambiare la Costituzione per gli italiani, non come l’ex premier che non «assomigliava al suo partito» e ha personalizzato la sfida «per accreditarsi». Dunque, se alla fine la riforma saltasse, Ignazio calmiera tutti, «terremo l’attuale sistema che è quello che ha prodotto un governo di centrodestra». Tiè. Sallusti prosegue, con garbo chiede delle polemiche per l’assenza del governo a Sant’Anna e di chi ammorba il placido La Russa con la storia dell’antifascismo mai dichiarato. Il presidente cita Sciascia: «Lui parlava di professionisti dell’antimafia, io dico che ci sono quelli dell’antifascismo. Volevo leggere tutti i libri dell’autore di M, ma poi mi sono chiesto: se qualcuno me li trova poi mi accuserà di conservare cimeli? Allora sono tentato i leggerli velocemente e poi bruciarli prima che Report lo scopra».

Report, appunto. È ancora lì, sotto il palco. E alla fine Ignazio il calmieratore prova a sedare la trasmissione, e risponde alla domanda sul figlio (pensare che Sallusti gli aveva chiesto di fare come Marzullo, farsi una domanda e darsi una risposta). «C’era una giornalista che mi inseguiva. Voleva sapere di mio figlio che appena laureato ha fatto domanda alla fondazione Milano Cortina. Perché è stato preso? Ha fatto domanda da solo. Chi ha ricevuto la domanda ha visto il cognome e ha deciso di prenderlo per il buon curriculum. E guardate che lo ha deciso lui, è andato a guadagnare due lire. Tanto che io gli ho detto: “ma dove vai? Abbiamo lo studio legale, sei laureato in legge, tuo fratello sta prendendo altri 3 avvocati, ti paga il triplo”. Ma lui ha preferito fare un’altra scelta».

Ecco, risposta data. Ma niente, sceso dal palco, parte il rodeo. Anche se per la verità La Russa si ferma due volte, prima col cameraman rimasto solo visto che la cronista s’è un attimo persa, poi con la cronista. «Guardi che suo figlio nella fondazione ha lavorato pochi mesi». «Macché – dice – per due anni e mezzo. E quando ha capito che non ne valeva la pena è venuto via, e ha pure rinunciato al Tfr». E si vede La Russa vorrebbe restare lì in mezzo di strada, argomentare, spiegare, difendere il figlio, ma poi la scorta e il portavoce lo convincono a salire. Calmierati Ignazio, ché Report può farci due puntate.
 

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