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Toscana, «un'alluvione rischia di spazzare via cinque province»: l'allarme della protezione civile

di Ilenia Reali
Un'immagine dell'ultima alluvione in Toscana
Un'immagine dell'ultima alluvione in Toscana

L’assessora regionale Monia Monni e il direttore per la difesa del suolo fanno il punto sui lavori per evitare un'altra situazione come quella del 2 novembre 2023: servono opere strutturali «ma il governo non ha dato un euro, occorre oltre un miliardo»

28 agosto 2024
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La situazione è complessa e non poco. Lo dicono l’assessora regionale Monia Monni e il direttore per la difesa del suolo e la protezione civile della Regione Giovanni Massini. «Siamo molto preoccupati per il rischio idrogeologico, per ciò che può accadere nel prossimo inverno», dicono.

Cosa succede

Il motivo? I lavori di somma urgenza, cioè di ripristino di argini, muri e strutture, danneggiati dall’alluvione del novembre scorso sono stati fatti o sono in corso («termineranno tutti entro ottobre», spiega il tecnico della Regione) ma non sono sufficienti. «Stiamo finendo di realizzare gli interventi di somma urgenza – dice Monni – quelli che servono per ripristinare il livello di sicurezza pari a quello che c’era prima del 2 novembre 2023 mentre avremmo bisogno di un miliardo e 100 milioni di euro di risorse per fare opere che ci consentano di rispondere a eventi climatici come quelli avvenuti, appunto, l’anno scorso. Ma il governo ha dimenticato la Toscana».

Di fatto se piovessero le stesse quantità di acqua e negli stessi tempi del novembre passato quando cinque province toscane subirono gravi danni, la situazione che si ripresenterebbe sarebbe pressoché invariata. E quindi con forti rischi di alluvioni. «Tutti gli allagamenti avuti nel 2023, tranne uno – aggiunge Massini – sono dovuti a tracimazioni dei corsi d’acqua per il superamento delle arginature, dei muri di contenimento o delle sponde. Senza fare interventi strutturali non possiamo fare niente: è arrivata una quantità di acqua superiore a quella che il corso d’acqua riusciva a contenere. Punto. Con i lavori che stiamo facendo ritorniamo a una capacità dei nostri corsi d’acqua analoga o leggermente superiore a quella che c’era prima del primo novembre».

La legge

La legge prevede infatti che le strutture siano calibrate su tempi di ritorno duecentennali che, per capirsi, per l’area di Firenze corrisponde all’alluvione del 1966. Ora i nubifragi non sono più rari come un tempo e soprattutto prevedono quantità di acqua concentrata in pochi giorni, o addirittura in poche ore, superando ampiamente i livelli e la quantità di acqua del 1966. Tradotto. «L’acqua caduta l’anno scorso a novembre – entra nel dettaglio l’assessora – non entra nel nostro reticolo idraulico quindi noi dovremmo fare interventi che superano la capacità di contenimento scritta nella normativa. già complesso perché c’è da capire come fare le progettazioni per coprire questo livello di rischio. Ovviamente servono risorse di cui non sappiamo ancora niente. E senza questi interventi non siamo in grado di garantire il livello di sicurezza di cui noi abbiamo bisogno». Per il caso in cui l’esondazione fu dovuta al crollo del muro e che riguarda Campi Bisenzio, a Villa Montalvo, l’intervento che è in corso di completamento e «che – dice Massini – nell’autunno verrà completato garantisce invece una tenuta statica suoperiore. Lì i parametri saranno aumentati. Complessivamente per gli interventi per le somme urgenze, tutto compreso, sono stati investiti 120 milioni di euro, di cui 19 milioni utilizzati per la rimozione di fango e rifiuti».

Gli interventi

I cittadini temono che una parte degli interventi urgenti e in corso vengano conclusi troppo tardi. «Si tratta in alcuni casi di interventi – sottolinea il dirigente della Regione – con tempistiche anche lunghe. Per l’80% ci risulta siano comunque già conclusi. In totale abbiamo fatto 1. 293 interventi per un importo di 120 milioni: non è banale. È lo stesso numero di interventi fatti dall’Emilia per l’alluvione di maggio: mi sento di dire che il sistema Toscana ha reagito bene e che è stato perso tempo». Alcuni esempi. A Collesalvetti sul fiume Isola, in località Vicarello, è in conclusione un lavoro da un milione e mezzo: si stanno rifacendo tutte le arginature; su Marina di Pisa il ripristino della cella 4 è terminato. Il tema vero sono, per la Regione, gli interventi più corposi. «Sui progetti che riducono il rischio – aggiunge Massini – c’è la speranza che, se non 1,1 miliardi di euro, qualcosa arrivi. In questo caso Iolo, Agna e Bagnolo e Bardena, torrenti compresi tra i territori di Pistoia e Prato, sono gli osservati speciali, ai quali verranno dedicati 500 milioni di risorse regionali per fare le necessarie progettazioni ed essere pronti per quando il Governo deciderà di concedere le risorse necessarie. Così come stiamo facendo per la Marina».

«In questo momento è inoltre al lavoro una commissione di esperti – conclude Monni – che si sta ponendo in maniera molto avanzata per pensare le progettazioni: conosciamo infatti i bisogni, abbiamo una stima dei costi, ma dobbiamo inventarci soluzioni non previste dalle norme. Abbiamo espresso tutta la nostra preoccupazione al neo responsabile del dipartimento nazionale della Protezione Civile, Fabio Ciciliano, ieri in visita a Pistoia».

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