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L’analisi

Lavoro in Toscana, in 12mila a rischio licenziamento: dalla moda alla meccanica, i settori più in difficoltà

di Ilenia Reali

	L’interno di una conceria nel distretto di Santa Croce sull’Arno
L’interno di una conceria nel distretto di Santa Croce sull’Arno

Sarà un autunno difficile se non si rifinanziano gli ammortizzatori. Anche automotive e siderurgia sono ormai osservati speciali

24 agosto 2024
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Soltanto per la moda la Regione Toscana ha stimato (e informato la ministra Calderone) che servirebbe un allungamento degli ammortizzatori sociali per 8mila lavoratori che potranno trovarsi in autunno senza cassa integrazione e quindi con il rischio di essere licenziati. Un numero angosciante a cui vanno sommati altri 4.000 posti (in tutto fanno 12.000) con vertenze aperte. «Da Gkn alla siderurgia di Piombino passando, per citare alcuni esempi, per la Sanac a Massa, la cooperativa di pescatori di Orbetello, la Whirpool a Siena», dice Mirko Lami, della segreteria toscana della Cgil. L’autunno che è alle porte ha buone probabilità di rimanere nella storia delle crisi che hanno colpito la Toscana. Anche perché al settore della moda, che ormai soffre da tempo, si sommano i casi di altri osservati speciali.

Il caso automotive

«In Toscana abbiamo grandi eccellenze – aggiunge il collega Daniele Calosi della Fiom – come l’informatica e la nautica e grandi aziende, Hitachi ad esempio. Ma ci sono anche settori molto a rischio. Per esempio le aziende dell’automotive, diffuse sulla costa, pagano e pagheranno ancora di più gli interventi che non ci sono stati sulla transizione energetica e la scelta di Stellantis di non produrre negli stabilimenti italiani. Inoltre c’è la camperistica: ha avuto un grosso mercato che però oggi è saturo. In questi settori non si parla ancora di posti a rischio ma di aumento degli ammortizzatori sociali. C’è una crisi che però sta arrivando e che dovremo pensare a prendere di petto».

Moda, caos da domani

La crisi nella moda è invece già arrivata e fa tremare i polsi degli addetti ai lavori. «Non potremo evitare l’espulsione di lavoratori dal settore – dice Marcello Familiari, segretario regionale della Femca Cisl – La portata della crisi è enorme e non lo dico per un eccesso di preoccupazione, sono realista. O aspettiamo i miracoli o sappiamo che tra settembre e dicembre sarà terribile. La concia è ferma e questo vuol dire che non ci sono ordini sulla pelletteria e il calzaturiero. Così come accadrà per l’abbigliamento dove a essere ferme sono le tessiture. Secondo me, già da lunedì (domani per chi legge, ndr) e poi nei prossimi giorni ci troveremo con l’arrivo delle prime centinaia di lettere di licenziamento. Molte aziende hanno terminato gli ammortizzatori sociali e hanno fatto finire le ferie ai dipendenti».

Concia, verso le fiere

«La crisi non è destinata a cessare a breve – interviene Fulvia Bacchi, direttrice generale dell’Unione nazionale industria conciaria (Unic) e ceo di Lineapelle – e su questo abbiamo tutti certezza. Ci sono distretti che hanno perso anche il 50% degli ordini, in Toscana si va su un calo compreso tra il 10 e il 20%. La Cina ha ridotto considerevolmente le importazioni di beni realizzati con la pelle perché sta incentivando il consumo di beni interni a difesa della sua economia. I dati degli operatori presenti a Lineapelle sono in linea con il passato: siamo qui a sperare».

Proprio come Michele Matteoli, presidente del Consorzio conciatori di Ponte a Egola: «Rientriamo dalle ferie con fiducia ma i licenziamenti ci sono già stati ed è abbastanza chiaro che a settembre ce ne se saranno ancora, il momento è difficile e non si vedono schiarite». Leonardo Volpi, del Consorzio vera pelle conciata al vegetale, aggiun ge: «C’è calma a livello generale, speriamo nelle fiere».

Prospettive difficili.

Una preoccupazione generalizzata a cui si è allineata anche Confindustria Toscana Centro e Costa. «Oggi – scrive Niccolò Moschini, vice presidente con delega al manifatturiero – non basta porre semplicemente attenzione a una delle crisi più severe degli ultimi decenni, ma occorre individuare politiche industriali di lungo respiro che si traducano subito in risposte tangibili ed efficaci, al fine di tutelare, proteggere e valorizzare i nostri distretti». Anche Paolo Fantappiè, segretario generale toscano della Uil non vede alcuna inversione di tendenza. «Le nostre stime ci dicono che moda, cuoio, concia e pelletteria soffrirano ancora. Se non vengono rifinanziati gli ammortizzatori sociali rischia il 40% degli addetti». Ma non parla solo della moda, ha lo sguardo rivolto a Piombino con la siderurgia e alla Liberty Magona

Liberty Magona

«Un advisor americano – spiega Lorenzo Fusco della Uilm di Piombino – sta facendo valutazioni per l’acquisizione ma non sta dando informazioni. Il governo ha chiesto un incontro a Liberty e con l’advisor per capire quali sono le prospettive. C’è ancora qualche mese di contratti di solidarietà ma va capito velocemente cosa accadrà».

Usa, provvidenziali

Al di là delle dinamiche locali e aziendali è quello che accade nel mondo che potrà cambiare le prospettive dell’industria manifatturiera toscana. «La Fed – dice Luca Spataro, professore di economia all’Università di Pisa – abbasserà i tassi di interesse e questa è una buona notizia per i consumatori americani in termini di potere di acquisto. Di conseguenza, è una buona notizia per le imprese europee che vedranno crescere le esportazioni. E di questo beneficerà il manifatturiero toscano. Se anche in Europa, come sembra, i tassi di interesse si abbasseranno, sarà impulso un impulso ai consumi. Se tutto ciò sarà confermato, mi sento ottimista».


 

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