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La testimonianza

Bruna, la rider multata da Just Eat perché troppo lenta: «Vi racconto l’algoritmo che vuole farmi fare 80 km/h in bici»


	La rider Bruna e una protesta dei corrieri
La rider Bruna e una protesta dei corrieri

A 33 anni per vivere fa due lavori e teme il licenziamento: «Ci contestano per calcoli sbagliati e poi arrivano i provvedimenti»

24 agosto 2024
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Bruna ha 33 anni e per vivere svolge due lavori, uno è quello delle consegne a domicilio e con la sua bicicletta elettrica gira tutta la città di Firenze per far arrivare in tempo i pasti ordinati dai clienti. Ci dà la foto da pubblicare ma non chiedetele il cognome, teme di essere “profilata” e che rimanga per sempre nel web la storia di questa multa subita che ammonta all’equivalente di tre ore di lavoro perse. Secondo l’app “Scoober” infatti è «troppo lenta». È lei una delle lavoratrici sanzionate. Nella lettera le sono state contestate 10 consegne e ha dovuto rispondere alla sanzione disciplinare, punto per punto. Mentre Just Eat dice di aver sanzionato chi non collabora e non è allineato.

La bici elettrica e quei tempi che non tornano

«Utilizzo la bicicletta elettrica che, però, uso come bicicletta muscolare perché la batteria non funziona per tutto il turno e la tengo solo quando devo fare delle salite che, per motivi di salute, non riesco a fare senza l’ausilio della batteria. In ogni caso, anche se usassi tutto il tempo la bici elettrica non potrei comunque tenere quel ritmo costante», spiega.

Come funziona la lettera di richiamo

Una volta superato il tempo di consegna, sempre previsto dall’algoritmo, arriva la lettera di richiamo ed è il rider che deve capire di quale consegna si sta trattando.

«Quando ho ricevuto la lettera non era specificato di quale consegne si trattasse, c’era scritto solo di quanto avevo ritardato. Sono andata io a cercarmi ricostruendo i tempi con la app che abbiamo per le consegne e, poi, mi è stata chiesta una risposta al richiamo, com’è previsto in caso di sanzioni disciplinari. Nella mia spiegazione ho fatto presente che la velocità richiesta andava oltre ai limiti consentiti delle biciclette elettriche che arrivano fino a 25 chilometri orari e a me era richiesta una media di 26, 3 che, anche se fosse stata consentita, non avrei potuto mantenere perché per strada ci sono persone, semafori ed ostacoli vari. Non posso non fermarmi mai e comunque dovrei truccare la bicicletta». Stando a quanto scritto nel richiamo, Bruna avrebbe dovuto fare consegne a velocità che, ovviamente, non è raggiungibile con un mezzo come la bicicletta. Neppure da un super eroe.

Quella volta che avrebbe dovuto sfrecciare a 80 chilometri all’ora

«La prima volta che ho letto la lettera – racconta – ho pensato fosse un errore, perché non tornavano i calcoli. In un caso avevo ricavato che avrei dovuto fare 80 chilometri orari per arrivare nei tempi richiesti: con una bicicletta? In alcune contestazioni penso ci siano stati errori di calcolo ma loro non hanno mai smentito, nella mia risposta ho fatto presente che tali velocità non sono raggiungibili da un essere umano che lavora nelle strade di una città».

La paura del licenziamento

La paura di Bruna, e dei molti rider che fanno questo lavoro per vivere o per arrotondare, è quella di essere licenziati per non aver effettuato le consegne nei tempi previsti. «Teoricamente dopo tre lettere di richiamo consecutive si può essere mandati via, so che è successo ad un mio collega, e non riesco ad accettare di essere licenziata per qualcosa che è fuori dal mio controllo e che contiene, secondo me, anche errori».  

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