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La tragedia di Palermo

Naufragio dello yacht costruito in Toscana, Costantino (Italian Sea Group): «Nave inaffondabile, 7 minuti di manovre e si sarebbero salvati»

di Ilenia Reali

	Il Bayesian, il veliero affondato nelle acque della Sicilia, e Giovanni Costantino, ad di The Italian Sea Group, di cui fa parte Perini Navi
Il Bayesian, il veliero affondato nelle acque della Sicilia, e Giovanni Costantino, ad di The Italian Sea Group, di cui fa parte Perini Navi

Il Bayesian, inabissatosi a Porticello, è un 56 metri che fu varato dal cantiere di Viareggio nel 2008. L’ad del gruppo nautico toscano: «Ci sono stati errori su errori. I portelloni erano aperti ed è stata imbarcata acqua»

22 agosto 2024
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Sette minuti di manovre e sarebbero stati tutti salvi. E la mattina avrebbero potuto riprendere serenamente la loro crociera. È questo il tempo necessario per mettere in sicurezza la Bayesian Perini, il veliero affondato a Porticello, nel golfo di Palermo, con a bordo 22 persone, di cui 15 tratte in salvo. Per Giovanni Costantino, amministratore delegato della toscana “The Italian Sea Group”, proprietaria della Perini Navi, la dinamica di quanto è accaduto è chiara: «La nave ha imbarcato acqua» altrimenti «non poteva affondare».

Costantino ricostruisce punto per punto con in mano carte meteo, carte Ais, che ricostruiscono il percorso della nave, e video. Punto per punto racconta cosa è accaduto dalle 3,50 alle 4,06. La Bayesian è stata 10 minuti in balìa del vento e del mare e in 6 minuti si è inabissata.

Ha definito quella barca a vela «inaffondabile».

«Per più motivi. Primo, era una nave di dimensioni importanti con un peso di 700 tonnellate; secondo, era una nave che nonostante sia stata costruita nel 2008 aveva tecnologie e sistemi di controllo a bordo innovativi; terzo, era una nave a vela ed è risaputo che sono in assoluto le più sicure per due semplici motivi».

Quali?

«Le barche a vela hanno un sistema “raddrizzante”, la cosiddetta chiglia, e quindi la nave se non imbarca acqua, non è sotto uno tsunami da 200 nodi e non va sugli scogli, è pressoché inaffondabile e ritorna sempre dritta. Dopodiché le barche a vela sono molto basse: immaginiamo una barca a vela e uno yacht con quattro ponti sopra, la superficie che prende vento è un quinto. Già di base quindi è più stabile, poi con l’effetto raddrizzante torna sempre dritta ma... l’importante è che non imbarchi acqua».

Come si può imbarcare acqua su una barca a vela?

«Si può imbarcare acqua se le aperture che sono sullo scafo restano aperte in condizioni meteo avverse».

In quale occasione e per quale motivo vengono aperte?

«Sono aperte perché la poppa, la spiaggetta, si apre per poter fare il bagno mentre il portellone laterale – che è il più pericoloso – si apre per poter agganciare il tender e far entrare e uscire gli ospiti. Sono aperture importanti e hanno quasi sempre il collegamento in sala macchina. E se le porte stagne non sono chiuse è un disastro. Per essere andata giù, quella nave ha cominciato a prendere acqua da una parte creando i primi problemi e rendendosi instabile. Mano a mano che ha continuato a inclinarsi, ha trovato ulteriori spazi aperti: il disastro era scritto. Quella è una nave che, gestita nel modo giusto, avrebbe potuto affrontare quella quantità di nodi di vento in maniera assolutamente serena. Ovviamente doveva essere tutta chiusa e l’equipaggio avrebbe dovuto effettuare delle manovre».

Quali manovre?

«Avrebbe dovuto portare tutti gli ospiti nel punto di raccolta, come prevede la procedura: è il salone principale. Il comandante doveva essere dentro a governare la nave e non all’esterno, doveva tirare su l’ancora con i motori in moto e mettere la prua al vento. Il tempo di fare queste manovre con tutto l’equipaggio? Sette minuti, otto minuti. Nove ad essere lenti. La nave a quel punto aveva la prua al vento, sotto la forza dei motori, chiglia giù (quando la nave è in asse, si tira giù la chiglia che dà stabilità) e si naviga nella perturbazione. Gli ospiti hanno un po’ di tremolio e fine. La mattina avrebbero ripreso la crociera».

E per quale motivo, secondo lei, non è stato fatto?

«In base alle dichiarazioni che ho letto la perturbazione li avrebbe presi all’improvviso. Questa cosa mi sconvolge perché io ho le carte meteo qui e dicevano che la perturbazione sarebbe arrivata in quel momento sulla loro testa. Mi possono anche dire “ma non era prevedibile così forte”. Ma era un perturbazione e quindi mi preparo».

Quindi c’era da interrompere subito la festa e mettere in sicurezza la nave?

«Mi dicono che la festa era finita, c’era tutto il tempo necessario per mettere la nave in sicurezza. Io, da comandante della nave, non avrei fatto la festa con quella perturbazione in arrivo. O se la festa la dovevo fare mi sarei spostato dieci miglia più in là. Perché restare proprio nel punto in cui sarebbe arrivata la perturbazione?».

Il capitano ha dichiarato che “è accaduto tutto all’improvviso”.

«Sì, il comandante avrebbe dichiarato “di non essersi accorto”. E com’è possibile? Non c’era la guardia in plancia? Quando la nave è in rada, la guardia deve essere in plancia. Soprattutto su una nave come quella. Come mai i pescatori di Porticello non sono usciti in mare? I pescatori leggono il meteo e il comandante di una nave come quella, con tutti quegli ospiti a bordo, non se n’è accorto?».

L’equipaggio si dice fosse di grande esperienza. I comportamenti che lei elenca non lo fanno pensare.

«Lo dicono. Poi andrà verificato».

Tra le ipotesi è emersa in una prima fase anche quella della rottura dell’albero.

«Impossibile. Lo diciamo dall’inizio. La nave è calcolata a resistere a 70-80 nodi, anche oltre. L’albero, con le manutenzioni ordinarie, ha un tiraggio che non crea nessun problema. Il vento lo può prendere di prua, di poppa e di murata. È lo yacht che quella quantità di vento non deve prenderla sul lato. E quella nave, quando è andata giù, era già senza controllo e si è posizionata naturalmente a 90 gradi rispetto al vento prendendoselo tutto. Era già con l’ acqua dentro e si è ribaltata. Tecnicamente è l’unica possibilità».

Ma perché quando si è inabissata era già con acqua all’interno?

«La nave è arrivata nel punto in cui si è inabissata con le lampadine dell’albero tutte accese (si vede dal video diffuso e girato da una villa), poi si sono spente. La nave quindi è andata in black out perché l’acqua era già entrata nei quadri elettrici o nei generatori e, senza governo, il vento spingeva lateralmente. Già instabile, si è piegata di altri 30 gradi e da altri punti aperti in coperta ha imbarcato altra acqua. Da quando la nave ha cominciato a scarrocciare, si vede nelle carte del tracciato della nave, il vento l’ha trascinata per 360 metri, stava già “bevendo” acqua, si sono spente le luci ed è andata giù. Tutto in 16 minuti».

C’era un’altra barca a vela a 300 metri.

«Nella Sir Robert Baden Powell si è gestito l’evento, il comandante ha evitato di andare addosso alla nave Perini e dopo il picco di 2 minuti e mezzo di bufera, è tornato nel punto dov’era poco prima la Bayesian Perini che era già inabissata e ha soccorso i naufraghi. La Sir Baden è una nave costruita nel 1957 e non ha la stazza del Bayesian Perini. Rimettiamo insieme gli elementi: i pescatori non sono usciti, il comandante della nave vicina ha gestito con egregia regolarità la situazione, sulla Perini non sono state fatte le manovre di sicurezza (perché?), la nave era esattamente dov’era prevista la bufera, erano tutti in coperta, sei persone erano giù. Di certo, l’equipaggio non ha fatto quello che doveva. Non ha fatto un errore. Ne ha fatti una sfilza».

La nave aveva fatto le manutenzioni? Poteva essersi verificato un guasto.

«Immagino di sì, non le abbiamo fatte noi. L’albero era perfetto. Ma anche se la manutenzione avesse avuto qualche neo i portelloni fino al giorno prima si aprivano e la nave è partita dall’Olanda navigando nell’oceano. Non poteva avere nulla di così grave».

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