Il Tirreno

Toscana

Falce e tordello

La Festa dell'Unit* ci mette l'asterisco, tra nostalgia e occasione di fare cassa

di Mario Neri
La Festa dell'Unit* ci mette l'asterisco, tra nostalgia e occasione di fare cassa

Il cambio di nome riflette il tentativo inclusivo del Partito Democratico di Elly Schlein. In Toscana ne vanno in scena 50

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È vero, magari non son più gli anni ’90, quando andavi per i concerti di De Gregori o Ivano Fossati ma eri disposto anche a sopportare certi cliché già un po’ sbiaditi, la nostalgia sovietica, il mal di Russia, qualcuno che veniva per trascinarti a una bancarella e costringerti a comprare i Quaderni del carcere, per quelle due ore di ingenuo lirismo della libertà. Insomma, ne è passata di acqua sotto i ponti della sinistra ma loro, le feste dell’Unità, sono sopravvissute a tutto: all’invasione dell’Ungheria, alla primavera di Praga, al crollo del Muro, alla Bolognina, al Pds, a D’Alema, a Prodi, al Pd, al renzismo, alle Leopolde con Baricco, Jovanotti e David Serra. Figurarsi se non sopravviveranno a un asterisco.

Festa dell’Unit*, il segno grafico è la grande novità di quest’anno, una specie di totem identitario usato - dicono - perché così ci guadagna l’inclusività, perché il Pd del campo largo si faccia larghissimo anche sui diritti civili e Lgbtqai+. Quelle di quest’anno – almeno una cinquantina solo in Toscana – sono le prime senza la vocale finale, il secondo ciclo dell’èra di Elly Schlein. Feste de l’Unit* senza l’Unità, cioè il giornale da poco risorto sotto la guida di Sansonetti. Polemiche, distanze, divergenze per nulla parallele. Così, non verrà distribuito tra i gazebo come è avvenuto ogni volta che qualcuno ha tentato di riportare il foglio che fu di Gramsci in edicola. Del resto, la festa regge, ma è molto mutata. Finora sono andate in scena quelle dei piccoli comuni.

Tra nostalgia...

E la nostalgia ogni tanto affiora, anche se si spinge al remake di Rino Gaetano, al poster di Bob Marley, ma non è che infilare sotto i tendoni del Pd significhi riconoscere l’Italia «multiforme e multicolore, festante e combattiva, povera e dignitosa» che Italo Calvino, da inviato del giornale, vide (o forse immaginò di vedere) in quella organizzata al Foro Italico nel 1948.

...e affare

Ecco, alcune sanno ancora di scampagnata, di falce e tortello, ma parecchio anche di spadellate e street food nelle sue rivisitazioni fusion e gourmet dei piatti poveri, umili, sanno insomma di salottiero finanche nel puzzo di gamberi e fritture. In fondo, anche Enrico Berlinguer aveva annusato l’affare, ché le feste son sempre servite a finanziare il partito, e poi, solo poi, a fare sfoggio di eventi, dibattiti, presentazioni di libri, a disegnare nell’afa agostana la linea culturale e programmatica e le luminose sorti e progressive della sinistra. «Nelle nostre feste si mangia bene, si mangia sano, e a prezzi inferiori a quelli correnti», osservò negli anni Settanta. Venite qui, non alle sagre. Non alla rivale festa dell’Amicizia dei democristiani, non alle feste dell’Avanti. Ecco, un tempo c’era anche la sfida politica. Ci si contava, con le feste di partito. La base un tempo si misurava nelle cucine, ora va cercata su Instagram.

Oggi Giorgia Meloni i suoi li ha mandati in spiaggia a fare i banchini nell’estate forse più calda degli ultimi due secoli. Elly così gongola, perché sul palco ha cominciato a invitare anche i leader di altri partiti. Soprattutto quelli dell’ipotetico campo largo. Giuseppe Conte in primis. Ma poi Calenda, Fratoianni, Bonelli. E Renzi? Chissà. Va detto che fu il rottamatore nel 2014 a salvare la festa dalla frenesia del Lingotto con cui il partito cambio il nome in “Feste democratiche” o addirittura “Feste dem”. Del resto, fu lui a rivolere il richiamo all’unità dato che aveva appena ripreso in mano il giornale (anche se poi non è andata benissimo).

Attirare i giovani ma ancora tanti anziani

La festa un tempo faceva parte di un rito laico, il passaggio obbligato di un’educazione politica e etica. I padri e le madri ci portavano i figli a forza quasi. Oggi, va detto, son molte le chiome bianche. Con quell’asterisco, chissà, magari si vuole attrarre i delusi, la Gen Z fluida, disorientata e disamorata, ma restano parecchio frequentate da anziani. Gente che smadonna con lo Spid e alle feste dell’Unit* con l’asterisco ora è costretta a ordinare il tortello e la frittura col QrCode.

Comunque, oggi, va detto, è tutto un pullulare di eventi, dj set, cover band. A Firenze non c’è più la mitologica ruota di Montespertoli. Una delle ultime big a girarla memorabilmente con grande charme e a sfidare la fortuna per i militanti fu Maria Elena Boschi nel 2014. Dall’anno scorso, addio. Abbandonata perché la festa s’è fatta itinerante. O forse chissà, quest’anno almeno quella torna. La ruot*. Con l’asterisco pure quella. Ma almeno si mangerà il prosciutto?l




 

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