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Scooter e politica

Salvini lancia il Salva-Vespa contro le regole anti inquinamento ma tanti pensano non serva a nulla

di Mario Neri
Salvini lancia il Salva-Vespa contro le regole anti inquinamento ma tanti pensano non serva a nulla

Il vicepremier cavalca l’icona toscana del made in Italy contro l’Ue. «Tuteliamola dalle eco-follie». Il gelo di Piaggio

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Sembra quasi sperasse di risvegliare la Bestia. Quella dei tempi in cui ogni post macinava migliaia di voti. Se l’è giocata così, Matteo Salvini, una delle icone del made in Italy, uno dei simboli toscani e del Belpaese nel mondo: la foto di una Special d’epoca, un tondo in cui sbuca anche lui accasciato accanto al mito e poi la nuova campagna della Lega contro l’Europa: «Inserire la Vespa tra i veicoli di interesse nazionale per salvarla dalle eco-follie e proteggerla da qualsiasi ipotesi di limitazione alla circolazione», scrive il vicepremier e ministro dei Trasporti.

Il leader leghista ha ordinato di lanciarla tre giorni fa in Parlamento con un ordine del giorno. Obiettivo: far entrare l’«icona di stile, libertà e bellezza commercializzata in 83 Paesi», insomma il primo scooter prodotto al mondo e brevettato il 23 aprile 1946 a Pontedera, nell’elenco dei beni «patrimonio culturale nazionale ai sensi dell'articolo 2 del codice dei beni culturali», ha scritto depositando il testo alla Camera il deputato leghista Riccardo Augusto Marchetti.
Timore green-deal
Il timore è che finisca «schiacciata» dalle ferree regole anti-iquinamento del Green deal e che chi colleziona una Vespa si ritrovi con un divieto di circolazione. «La Vespa della Piaggio è un nostro patrimonio, un linguaggio universale, e non può essere lasciata ferma in un garage», la motivazione con cui il Carroccio invoca l’inserimento fra i veicoli di interesse nazionale. Perché così potrebbe continuare a restare su strada.
I sindacati: «Solo una mossa per cercare consenso».

La Piaggio non interviene
Solo che adesso a Pontedera nessuno s’è mangiato la foglia. La Piaggio, nonostante i tre giorni di tam-tam, non è ancora intervenuta con una posizione ufficiale. Più che soddisfazione, dal silenzio sembra filtrare il gelo e una certa irritazione. E i sindacati accusano: «Nessuno può dirsi contrario a un’iniziativa del genere – dice Angelo Capone, segretario provinciale della Fiom Cgil a Pisa –. Il problema è che mi sembra l’ennesima trovata strumentale di Salvini per recuperare consenso. Non sappiamo ancora quali saranno le limitazioni e quali auto o motocicli rischino davvero di rimanere fermi. Il panorama europeo sul Green deal è ancora talmente confuso che lanciare l’allarme su un potenziale pericolo per la Vespa è solo propaganda». E di «pura propaganda» parla anche Simone Bagnoli, rsu Fiom nello stabilimento di Pontedera: «Piaggio si è mossa e si sta muovendo da tempo verso l’elettrico. Questo Salva-Vespa non mi pare nulla di utile per il popolo dei vespisti o per l’azienda».

Se è vero che lo scudo del Salva-Vespa punta a proteggere solo quelle storiche, non è detto che alla Piaggio convenga aderire a una battaglia schierata politicamente. Non ci sarebbero stati contatti fra ministro e azienda prima del lancio della campagna. Nel caso, la Piaggio avrebbe certo ricordato che è stata la prima a varare una Vespa elettrica e le previsioni vanno verso l’ecologico.

Ma Salvini e i suoi si sono giocati tutto l’immaginario costruito in quasi 80 anni sul mito. Nei comunicati ufficiali, la Lega cita l’«indimenticabile scena con Audrey Hepburn e Gregory Peck in Vacanze romane del 1953 in sella su una Vespa bianca che diede il via a una storia tutta italiana che Fellini ne La Dolce Vita consacrò definitivamente» e i «1.000 film» in cui, da Hollywood a Bollywood passando per Cinecittà, la Vespa ha acceso un sogno.

«Dopo il Salva-Casa, vogliamo salvare quest’icona rivoluzionaria degli anni ‘50 e ‘60». Non un caso che la Lega citi pure i numeri: un valore stimato al 2022 di 1.079 milioni, 20 milioni di modelli venduti e circolanti in tutto il pianeta, oltre 140 evoluzioni delle varie versioni e 615 Vespa club sul solo territorio nazionale con 90mila iscritti. «È uno dei nostri simboli più riconosciuti», scrive il partito. Ma è pure un popolo. Per questo Salvini parla di «una proposta di buonsenso che la Lega porterà avanti, per difendere il mito italiano su due ruote».

Ora che il popolo di Vannacci potrebbe fuggire verso il nascente (chissà) partito dell’ex generale, bisogna trovarne un altro. Per ora, in tre giorni ha collezionato 15mila like e pure qualche critica. Non una botta di vita. La Bestia è ancora in letargo.

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