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Le carceri della vergogna dove vengono cancellati diritti e dignità umana

di Enzo Brogi

	A destra Enzo Brogi
A destra Enzo Brogi

Oltre sessanta suicidi dall’inizio dell’anno

05 agosto 2024
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Ne ho scritto tanto e continuerò a farlo, ma sempre più con rabbia. In questi giorni torridi poi, nelle nostre galere, tutto è ancor più insostenibile. Per non parlare degli edifici costruiti negli anni del ministro Nicolazza e delle carceri d’oro. Ne cantarono le odi anche gli irriverenti Squallor. Enormi casermoni in cemento armato spesso scadente, nelle piane più assolate, per la compiacenza dei costruttori farabutti, di politici corrotti e dell’architettura gongolante. Passato qualche anno tutto cadeva a pezzi. L’unica sicurezza le anguste stanzette di 15 metri quadrati, con dentro quattro, anche cinque detenuti. «È il sovraffollamento bellezza, il sovraffollamento!». Celle come altiforni dove adesso fuggono, loro che possono, anche le cimici e i topi. In molti casi, la scarsità di acqua complica ulteriormente la situazione, rendendo difficile l’accesso a docce e acqua potabile. Per non parlare dell’acqua calda che «non è un diritto in cella», ha sentenziato un magistrato fiorentino.

Il rapporto

È recente il rapporto di Antigone, “Nodo alla gola”, sulle condizioni di detenzione nelle carceri del nostro Paese. Una vergogna che ci fa balzare agli ultimi posti delle graduatorie di vivibilità. Le analisi danno delle nostre prigioni un quadro drammatico. Nel luogo dove la nostra Costituzione dice che, con la pena, si dovrebbero rieducare le persone alla legalità, tutto si trasforma nel luogo ove ogni diritto e condizione umana vengono calpestati. Il sistema carcerario dovrebbe avere una funzione rieducativa. Tuttavia, in molte carceri italiane, i programmi di formazione professionale e istruzione sono limitati o inesistenti. Questo porta a un ciclo di recidiva molto alto. I detenuti, una volta scontata la pena, faticano a trovare una collocazione lavorativa e a reintegrarsi nella società, spesso ricadendo in comportamenti criminali.

Non è migliore neppure la condizione di chi nel carcere ci lavora e deve garantire sicurezza. Scarso il personale di polizia, quello degli educatori, figure professionali essenziali per le loro funzioni di rispondere ai molti bisogni dei detenuti come l’accesso a percorsi formativi e di avviamento al lavoro o ancor più ai sistemi di cura e di diagnostica. Pure le famiglie appartengono all’altro grande problema della detenzione, spesso lontane per residenza e raramente avvicinabili anche con il telefono, figuriamoci con le videochiamate. I dannati della terra, dove i sussulti sono sempre più i suicidi. Oltre sessanta dall’inizio dell’anno.

Gli ultimi tre in Toscana, che ha abolito per prima pena di morte e la tortura, il paradosso. La mancanza di supporto psicologico, la disperazione derivante dalle condizioni di vita e di prospettive sono tra le principali cause di questo fenomeno. Insufficienti gli interventi preventivi e i programmi di sostegno psicologico. Il Papa, il Presidente Mattarella alzano la voce desolati e inascoltati dalle istituzioni. Vergogna.

*Attivista per i diritti e scrittore

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