Mare bollente in Toscana, gli effetti sulla pesca: «Le acciughe sono piccole, arselle addio»
I pescatori vedono già i primi cambiamenti: «I pesci abituati a stare in mare aperto sono aumentati come ad esempio i tonnetti, mentre altre specie hanno cambiato le loro dimensioni»
«Le temperature più alte fanno diminuire il plancton e le acciughe rimangono tutte piccine. Invecchiano ma non crescono. Noi, qui a Viareggio, sotto sale, che serve una pezzatura un po’ più grande, non si possono fare più». A evidenziare uno dei primi cambiamenti del mare notato dai pescatori toscani negli ultimi anni è Maurizio Acampora, presidente della cooperativa Mare Nostrum.
Il termometro sale e anche nei nostri piatti cambia il pesce locale e quindi alcune tipicità sembrano essere a rischio. In alcuni casi si tratta di cambiamenti che si stratificano anno dopo anno per l’innalzamento delle temperature del mare, in altre sono frutto di una serie di concause come la pesca non autorizzata o l’inquinamento. «Il granchio blu nel mar Ligure c’è dal 1947 ma in inverno muore perché nevica e anche l’acqua è più fredda. Così come l’acqua calda ha garantito un ambiente adatto al pesce serra e al barracuda che prima non c’erano».
In questo momento scarseggiano, aggiunge Alessandra Malfatti, anche lei viareggina e presidente della Cittadella della pesca, le arselle («ma il motivo prevalente della mancanza non si sa, non saprei se dipende solo dalle temperature»). «Anche le maruzzelle (lumachine di mare) – aggiunge – sono mancate. Ma la situazione più grave per noi pescatori non è tanto la temperatura del mare ma l’instabilità climatica che non ci permette di uscire per la pesca».
A fare il punto sulla situazione è anche Marco Volpi, livornese, pescatore professionista e più volte campione del mondo. «Pesco da quando sono un bambino e in 52 anni il mare è profondamente cambiato», dice. «I pesci abituati a stare in mare aperto sono aumentati come ad esempio i tonnetti mentre altre specie hanno cambiato le loro dimensioni. Le taglie si sono ridotte. Faccio un esempio: ora si trovano le orate femmine da 300-350 grammi, se lo raccontavo a un pescatore di qualche anno fa non ci avrebbe mai creduto perché non se ne trovavano sotto il chilo e 200 grammi. Le orate, che sono ermafrodite, se più piccole erano sempre di sesso maschile. Sono sicuramente diminuite le taglie anche delle tanute. E poi c’è il tema della riproduzione che è influenzato dal clima».
A subire i danni maggiori per l’aumento delle temperature sono senza dubbio i molluschi ma per il momento la situazione sembra sotto controllo a differenza dell’anno passato quando le vongole soffrirono. E non poco. «L’anno scorso – spiega Paolo Del Lama, presidente della cooperativa Venere di Piombino – anche qui da noi si raggiunsero i 28 gradi e le cozze dell’allevamento in pratica erano già bollite in mare. So che adesso c’è una morìa di vongole nell’Adriatico. Nel canale di Piombino le temperature marine sono più basse rispetto ad altre zone, il fondale è profondo e quindi peschiamo a 100-150 metri oltre a tenere l’allevamento di cozze e molluschi più a fondo possibile proprio per garantire una temperatura adeguata. Ovviamente la situazione non deve peggiorare ulteriormente».
Perché anche il fondale non è immune all’innalzamento delle temperature. «A 200 metri – spiega Acampora – c’era una temperatura costante di 11 gradi ora ce ne sono 16. Ci sono pesci che soffrono di più per le alte temperature: l’ombrina ad esempio è una di questi. Il pesce prima andava a fondo e trovava la giusta temperatura ma ora trova 16 gradi e non può certo scendere all’infinito: gli spostamenti sono comandati dal cibo che trova».
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