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Elba, l’isola (quasi) irraggiungibile: traghetti e aeroporto, cosa non va e i danni al turismo

di Gabriele Buffoni

	Un traghetto Toremar verso l'Elba
Un traghetto Toremar verso l'Elba

Intanto si profila una domenica nerissima per lo sciopero dei lavoratori di Toremar

21 luglio 2024
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PORTOFERRAIO. Un gioiello irraggiungibile, o quasi. L’isola d’Elba mai come oggi si ritrova a vivere la condanna di un nodo, quello relativo ai trasporti, ancora tutto da sciogliere. E in tempi brevi, anzi «brevissimi – spiega il presidente degli albergatori dell’isola Massimo De Ferrari – perché non possiamo permetterci un 2025 all’insegna dell’incertezza. Per l’Elba sarebbe un danno d’immagine di proporzioni enormi».
La questione traghetti
Le questioni sul tavolo sono due: il trasporto marittimo e quello aereo. Per il primo si è ormai arrivati a quello che sembra un punto di rottura: per tutta la giornata di oggi, una domenica (21) in “altissima stagione” e con un traffico stimato tra i 26mila e i 30mila passeggeri nella sola tratta Piombino-Portoferraio, i lavoratori di Toremar hanno indetto uno sciopero alla luce della mancanza di chiarezza sull’atteso bando per la continuità territoriale e della contemporanea decisione dell’azienda di mettere in vendita parte della flotta. Anticipando uno “spacchettamento” delle rotte tra quella più redditizia (Piombino-Portoferraio) e le altre che contano molti meno passeggeri che potrebbe portare anche a un’impennata dei prezzi.

L’aeroporto

Per l’aeroporto La Pila sono invece ripresi soltanto i voli del venerdì con due rotte che collegano l’isola alla Germania, ma mancano quei collegamenti aerei che in passato univano l’Elba con Pisa, Firenze, Milano e la Svizzera. Anche in questo caso si è in attesa di un bando per la continuità territoriale aerea che, scaduto a inizio anno, ha scontato i lunghi tempi della burocrazia e ancora non è stato pubblicato (la conferenza dei servizi conclusiva dovrebbe essere fissata al 25 luglio). Mentre intanto è più che mai acceso il dibattito tra favorevoli e contrari all’allungamento della pista di atterraggio che potrebbe portare ad accogliere più voli.

Le preoccupazioni degli operatori
«Siamo penalizzati da uno scenario come quello attuale – commenta il presidente degli albergatori De Ferrari – questo clima di incertezza fa solo male all’immagine turistica dell’Elba che dobbiamo promuovere in Italia e anche all’estero. In vista del 2025 stiamo aspettando entrambi i bandi per la continuità territoriale e la situazione è tutt’altro che rosea: i contratti turistici si fanno sempre con mesi di anticipo e le fiere più importanti si tengono da ottobre a gennaio. Non possiamo presentarci senza sapere come e con quali prezzi un turista potrà raggiungere l’isola».

Il nodo più spinoso è proprio quello legata ai trasporti marittimi «per i quali – commenta De Ferrari – faccio un appello alle parti in causa: se non si riesce ad arrivare al bando entro ottobre, meglio prendersi altri 6 mesi di tempo e sistemare le storture del servizio, che ci sono, per il 2026: non possiamo restare ancora a lungo senza risposte».

Preoccupazione anche da parte del coordinatore della Gestione Associata per il Turismo dell’Elba Niccolò Censi. «Sono questioni particolarmente delicate e diverse tra loro – spiega – ma c’è un elemento comune: trasporti e infrastrutture sono fondamentali per garantire che l’offerta turistica elbana resti appetibile e anzi sia più moderna. Avere trasporti puntuali è un requisito sempre più centrale per il visitatore e tutto l’indotto ne risente se ci sono problemi. Quello che spero – conclude – è che si giunga presto a una soluzione che garantisca servizi e tariffe adeguate, sia per i residenti che per i turisti, per rendere l’Elba sempre più accessibile ed evitare di isolarla». 

 

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