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Tatuaggio nazista e “Boia chi molla”: a Castelfranco il nuovo sindaco tifa Mussolini

di Mario Neri
Tatuaggio nazista e “Boia chi molla”: a Castelfranco il nuovo sindaco tifa Mussolini

Esplode il caso del neo eletto Fabio Mini. Iscritto a FdI, minimizza: «Quei post erano solo provocazioni». Il Pd, che altrove denuncia qualsiasi ombra di apologia di fascismo, qui non si è mai accorto di nulla

25 giugno 2024
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Sull’avambraccio ha tatuato il motto nazista Gott mit uns, Dio è con noi. Da ieri poi rimbalzano nelle chat i suoi vecchi post pieni di frizzi e lazzi che inneggiano a Mussolini, e giù fiamme, croci celtiche e “Boia chi molla”. Due settimane fa, per strada, gongolava. Fabio Mini aveva appena strappato il Comune al Pd dopo anni di monocolore, 95 voti di scarto.

«Siamo riusciti finalmente a togliere la “cappa rossa” che gravava su Castelfranco». Ecco, il neo sindaco deve essere stato felicissimo soprattutto perché aveva appena rivestito il paesone della concia pisana con un cappottone nero che nemmeno le sue acrobazie linguistiche adesso riescono a stingere e a non far pensare a un altro fascio-friendly senza freni. Neppure i suoi distinguo, ripensamenti e (ri)letture semiologiche e storiche bastano a cacciare il triste olezzo dell’apologia di fascismo. «Lo sapevano tutti», è un po’ il refrain a Castelfranco di Sotto. Il guaio è che questo cuore nero è finito al governo di una città. E nessuno, nemmeno a sinistra, ha mai lanciato un allarme.

Per capirlo sarebbe bastato scorrere i suoi vecchi post, eppure i dem di Castelfranco hanno sonnecchiato pensando di sfangarla facile, nessuno dal Pd, tanto meno il candidato Federico Grossi, in tutta la campagna elettorale, ha sollevato un dubbio, eccepito che il candidato del centrodestra, oggi militante e iscritto di Fratelli d’Italia, avesse quantomeno un passato scomodo.

Il 17 dicembre 2017 Mini posta tutto fiero: «Non siamo nostalgici di Benito Mussolini, siete voi che, in 72 anni, non siete stati capaci di farcelo dimenticare». Poche settimane dopo, il 9 gennaio 2018, pubblica un articolo di Primato Nazionale, la rivista super sovranista, che titola così: «Acca Larentia: migliaia in piazza a Roma, ma per i giornali non è successo niente», e nella foto si vede uno striscione esposto nel corteo che invoca “Onore ai camerati caduti”. Qualche tempo prima, nell’aprile 2016, un post con un annuncio mortuario e la scritta “Il 25 aprile non lo festeggio” e un bel commento da ardito chiosato con un «Boia chi molla!».

«Tutti sapevano», ora è il motto di Castelfranco. Come dire: se i cittadini l’hanno votato, vorrà dire che a loro va bene così. Ché in fondo qui anni fa i simpatizzanti della destra nostalgica invitarono l’ex Avanguardia Nazionale Mario Merlino a un a conferenza e la frazione di Orentano è famosa per essere uno storico fortino dei cuori neri toscani. Mini a Castelfranco finora guidava uno studio di amministratori di condominio, ma ha una storia tutta a destra. Fra il ’92 e il ’94 milita nel Fronte della Gioventù, poi in Azione Giovani, le giovanili di An. Il fratello Francesco provò la corsa da sindaco nel 2004 con Alternativa sociale, prese il 4,35%, nel simbolo c’era pure Forza Nuova. Il nuovo Mini aveva quelli del centrodestra di governo.

I vertici regionali e nazionali di FdI glissano. Nessuna dichiarazione. Lui, Mini, schiva, scarta, sguscia. Insomma, Mini-mizza. E affida tutto a una nota (scritta dai vertici). I post del 2017 e 2018, dice, «erano semplici provocazioni verso una certa sinistra che quando non sa cosa dire grida allo scandalo della storia passata. La legittimazione democratica mi è stata data dai cittadini» e «la sinistra deve accettare il responso delle urne». Pussa via. E comunque, precisa di essere iscritto a «Fratelli d’Italia solo dalla fine del 2019 e ho piena consapevolezza dei valori democratici del partito di cui faccio parte, valori che condivido e in cui mi riconosco».

Tradotto: da quando è con Giorgia non si sognerebbe di riscrivere quei post. Anche perché, giura, «sono contro ogni totalitarismo, ogni forma di razzismo, antisemitismo e limitazione della libertà». Il tatuaggio? Sia mai, solo «un semplice inno a Dio» perché «è infatti il motto dell’ordine teutonico, l’ordine dei medici che curavano i cavalieri cristiani durante le crociate». Certo, come no. Solo per caso poi Hitler lo ha adottato come motto del Terzo Reich nazista. Figurarsi se a Mini sia venuto il dubbio, anche solo per un momento, che qualcuno avrebbe potuto equivocare.

Proprio delle malelingue quelle cappe rosse.


 

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