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Aria inquinata, Firenze e Lucca maglia nera. Le città che si salvano (ma standard europei ancora lontani)

di Martina Trivigno
Aria inquinata, Firenze e Lucca maglia nera. Le città che si salvano (ma standard europei ancora lontani)

Rapporto di Legambiente mette in evidenza quali sono i rischi per la popolazione. L’esperta: «Puntare sul risparmio energetico e investire sul trasporto pubblico»

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L’aria più inquinata si respira a Firenze e Lucca, quella più “pulita” a Siena, Livorno e Pistoia. In Toscana la lotta all’inquinamento atmosferico è ancora in salita, stando all’ultimo report di Legambiente “Mal’aria di città 2024” (i cui dati si riferiscono al 2023, ndr) .

È vero, nell’ultimo anno si è registrata una riduzione dei livelli di inquinanti atmosferici, eppure le città faticano lo stesso ad accelerare il passo verso un miglioramento della qualità dell’aria. I livelli delle polveri sottili e sottilissime (rispettivamente PM10 e PM2,5) e del biossido di azoto sono più o meno stabili da alcuni anni, in linea con la normativa attuale, ma restano distanti dai limiti normativi previsti per il 2030 (che saranno approvati a breve dall’Unione Europea) e, soprattutto, dai valori suggeriti dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Per questo – sottolinea Legambiente – «la necessità di un impegno deciso, non più rimandabile, per tutelare non solo l’ambiente, ma anche la salute delle persone. Incidono su molte patologie come tumori, malattie cardiovascolari e respiratorie».

La mappa

Nella nostra regione, nessuno dei dieci comuni capoluogo di provincia ha sforato la soglia, oggi fissata per le PM10 (le particelle di diametro inferiore a 10 micrometri) a 40 microgrammi per metro cubo (µg/mc). Nel 2023 Firenze, città maglia nera con Lucca (23), si è fermata a quota 24 µg/mc. Seguono Prato e Pisa (22), Arezzo e Grosseto (21), Pistoia e Massa Carrara (20) e, infine, Livorno (19) e Siena (18).

Tuttavia, la situazione cambia se consideriamo i nuovi limiti previsti con la revisione della direttiva, che fissano la soglia a partire dal 2030 in 20 µg/mc: ad oggi, infatti, sei città capoluogo su dieci mostrano valori superiori a questo. Ma il dato più allarmante è che nessuna città toscana ha valori di PM10 inferiori a quelli fissati dalle linee guida dell’Oms (15 µg/mc): in altre parole, Firenze dovrebbe ridurre la sua concentrazione di polveri sottili del 16% e Lucca del 15% per raggiungere questo obiettivo.

Gli altri rischi

Non solo PM10, ma anche il particolato PM2,5. Tra i vari inquinanti presenti nell’aria, quest’ultimo è considerato tra i più dannosi per la salute umana: per via delle sue dimensioni inferiori a 2,5 micrometri è in grado di penetrare in profondità nei polmoni. Per questo è fondamentale tenere sotto osservazione il suo livello: in Toscana, in nessuna delle città capoluogo viene superata la soglia oggi fissata a 25 µg/mc, ma in considerazione della futura normativa sulla qualità dell’aria, in cui il limite del PM2,5 si abbasserebbe a 10 µg/mc, ad oggi solo 14 città in tutta Italia rispetterebbero questa soglia, tra cui Livorno e Grosseto. C’è poi un gas, il biossido di azoto: secondo l’Oms, l’esposizione eccessiva è pericolosa per la salute perché causa problemi all’apparato respiratorio e alle mucose.

E tra le città che presentano la situazione più critica compare ancora una volta Firenze: ad oggi, nella nostra regione, soltanto Siena (3 µg/mc) e Grosseto (3 µg/mc) rispettano i valori previsti per la protezione della salute.

Le origini e le soluzioni

Per la professoressa Annalaura Carducci, ordinaria di Igiene generale e applicata dell’Università di Pisa, l’origine delle polveri sottili, e quindi di una parte dell’inquinamento atmosferico nelle città, deriva da due fonti principali: il riscaldamento degli immobili e il traffico. «In linea generale, abbassando questa contaminazione, si abbassa il livello di polveri sottili – spiega la docente – Le soluzioni a problemi complessi non sono mai semplici, ma è fondamentale agire su alcuni aspetti come il risparmio energetico, il passaggio a forme di energie rinnovabili, la riduzione dei combustibili fossili e investimenti massicci nel trasporto pubblico locale e incentivi all’uso del trasporto pubblico e della mobilità elettrica condivisa. Aspetti da non ignorare perché è una questione ambientale, ma riguarda soprattutto la salute dei cittadini». Anche perché diversi studi scientifici dimostrano la correlazione tra l’inquinamento atmosferico e il Covid-19. «Sia chiaro però – precisa la docente – questo non significa che le polveri sottili veicolano la malattia, ma senz’altro contribuiscono ad aggravare i sintomi».

L’allarme

Intanto Giorgio Zampetti, direttore nazionale di Legambiente, lancia l’allarme. «La salute dei cittadini è a rischio, governo, Regioni e Comuni devono accelerare – sottolinea – Per ottenere aria pulita, bisogna ripensare la mobilità urbana, implementando zone a basse e zero emissioni, ridisegnando lo spazio pubblico urbano con zone a 30 chilometri all’ora e strade scolastiche, investendo nel trasporto pubblico locale, nell’ampliamento di reti ciclo-pedonali e nell’elettrificazione di tutti i veicoli. Indispensabile agire sulle altre fonti di inquinamento, come il riscaldamento domestico e l’agricoltura. Per migliorare la qualità dell’aria serve lavorare assieme non giocando allo “scaricabarile”. Il governo deve redigere un piano contro l’inquinamento atmosferico a cui far riferire piani regionali coerenti tra loro».


 

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