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Grosseto, l’appello antiabortista del sindaco: «Fare ascoltare alla madre il battito del feto». Reazioni dure: «Una violenza»

di Pierluigi Sposato

	L'immagine utilizzata dal sindaco per accompaganare il post
L'immagine utilizzata dal sindaco per accompaganare il post

La proposta shock di Vivarelli che parla di esercizio di “libera scelta” e “consapevolezza”

15 ottobre 2023
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GROSSETO. Si è scatenata la bufera sul sindaco Antonfrancesco Vivarelli Colonna, che ha invitato a firmare in municipio la proposta di modifica della legge 194 sull’aborto. Il fatto è che il sindaco non si limita a questo: evidenzia, come esercizio di “libera scelta” e “consapevolezza” una parte della riforma che prevede l’obbligo per il medico di far ascoltare il battito cardiaco del feto alla madre, nella visita precedente all’interruzione di gravidanza.

Il post del sindaco sui social è stato sommerso da decine e decine di commenti negativi, da parte di donne e di uomini, a fronte di pochi messaggi di solidarietà e sostegno della proposta. Se già sabato il Collettivo autonomo Queer e il Cantiere Queer Arci si erano scagliati contro la presa di posizione del sindaco, ieri è stata la volta delle forze politiche. La segreteria comunale del Pd parla di un trattamento che riserva alla donna una «crudeltà inaudita» come in alcuni stati in Usa e in Ungheria.

Secondo il Pd, «l’obiettivo è chiarissimo e non ha niente di “sociale” né di “sentimentale”, non c'è alcuna reale volontà di accompagnare e stare vicino alle donne, peraltro trattandole come soggetti incapaci di prendere decisioni autonome e autodeterminate». E ancora: «A livello social, la proposta è stata già stroncata come irricevibile e interpretata da più parti come esempio di crudeltà di stampo reazionario e maschilista, anche dagli stessi sostenitori del sindaco: la dèbacle comunicativa del maschio alfa che in modo paternalistico dice alle donne cosa dovrebbero o non dovrebbero fare (e limita i commenti dopo averne ricevuti oltre 150 di critica). Sui diritti acquisiti non possono esserci divisioni e la società civile è compatta nel ritenere irricevibile una proposta simile».

Anche Grosseto Città Aperta attacca: «Vivarelli Colonna si definisce civico e liberale, ma la realtà è che fa parte a pieno titolo di quel filone reazionario che va da Trump a Orban. A casa nostra quel filone vanta epigoni quali il generale Vannacci, quello per il quale gli omossessuali sono anormali e le donne hanno stancato con pretese come l’aborto». «Non che ci stupisca che il sindaco non abbia ancora una volta idea di come maneggiare la complessa questione della parità di genere, delle libertà individuali e dell'autodeterminazione, ma qua siamo andati oltre». Grosseto città Apertà aggiunge: «Ancor più grave è che a dare manforte al sindaco sia intervenuta la presidente della Commissione pari opportunità, Carla Minacci, incurante del ruolo ricoperto che dovrebbe indurla a maggior rispetto non solo verso le donne, ma anche nei riguardi della pluralità di idee propria della commissione che presiede». Tant’è che una consigliera comunale, componente di diritto della commissione, Gabriella Capone (Pd), dichiara sui social: «Non sposo affatto questa iniziativa, anzi la contesto, a titolo personale e non solo. Come me, immagino, diversi altri componenti».

Duro l’affondo di Iacopo Melio, consigliere regionale Pd: «Imporre un simile trattamento è solo una vera e propria violenza verso le donne che hanno tutto il diritto di scegliere cosa fare del proprio corpo e della propria vita». E ancora: «Dopo video imbarazzanti in palestra urlando “Dio dammi la forza per un comunista in meno!”, e dopo la via dedicata ad Almirante a Grosseto (alla faccia della memoria di quel luogo), sarebbe l’ora che il sindaco la finisse con l’umiliare le proprie cittadine e i propri cittadini, facendoli vergognare non solo nel Grossetano ma in tutta la Toscana, terra di diritti e di libertà contro ogni forma di violenza e coercizione (anche quella sostenuta dal sindaco, che creerebbe danni e traumi inimmaginabili oltre a farci tornare indietro di mezzo secolo in un secondo)».

Già in mattinata, vedendo infoltirsi il muro dell’indignazione, il sindaco aveva voluto precisare la sua posizione: «Non è mai stata mia intenzione imporre la mia visione delle cose. Ho espresso un pensiero. Può non piacere, certo. E questo lo rispetto. Ma non tollero gli insulti o gli attacchi personali che alcuni mi hanno riservato. La democrazia è fatta di opinioni, confronto, scelte. L’aver reso pubblica la mia opinione rientra nel quadro democratico tanto caro anche a chi mi critica. Evidentemente tanto caro solo a parole, perché poi si tende a volere il pensiero unico. Come se gli altri non potessero firmare una proposta di legge d'iniziativa popolare, o esprimersi in pubblico».

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