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Tutte le anomalie di questo mese di settembre: «Spariti i consueti ribassi post Ferragosto»

di Alessandro Formichella
Tutte le anomalie di questo mese di settembre: «Spariti i consueti ribassi post Ferragosto»

Faib Confesercenti analizza l’andamento degli importi in Toscana. Il presidente Princi: «Tra le cause c’è anche l’acquisto al mercato nero»

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FIRENZE. Prezzo medio al self service 1,976 euro per un litro di benzina e 1,894 per quello di gasolio. Ma ci sono località, come Prato e Firenze, dove si tocca al servito anche 1,99 per un litro di benzina.

Questi i dati di ieri, forniti dall’osservatorio del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, sugli aumenti del prezzo degli idrocarburi ai distributori toscani. Basti pensare che ad agosto – sempre da dati ministeriali – il prezzo medio settimanale a livello regionale è stato di 1,942 euro al litro, con un balzo del +4,04% rispetto a luglio, e di 1,833 euro per il gasolio, vale a dire +7,12% rispetto al mese precedente.

Cifre record che ieri, in Toscana, erano già state superate, mentre sia il costo del petrolio greggio al barile, sia la valutazione del Platts in borsa continuano a ondeggiare con rilevanti variazioni.

Muoversi in auto, o con altri veicoli, costa insomma sempre di più. E a settembre, con la riapertura delle scuole e una considerevole maggiore movimentazione urbana, i prezzi non scendono. «In passato ricordiamo quotazioni molto più alte del petrolio. Quello che succede in Armenia (l’escalation di scontri con l’Azerbaigian, ndr), oltre alla guerra in Ucraina, sta creando adesso uno stato di tensione internazionale che poi si riverbera sul prezzo del greggio, anche se a parere della Faib l’esposizione del cartello con i prezzi medi sta influendo notevolmente sui rincari», spiega Marco Princi, presidente regionale della Federazione autonoma benzinai, che fa capo a Confesercenti Toscana e che conta mille associati in Toscana.

Benzina e gasolio non scendono e sembra proprio che non abbiano intenzione di farlo neppure a settembre inoltrato. E la spiegazione è presto fatta. «Tutte le compagnie seguono il prezzo medio e se il prezzo medio regionale aumenta, i distributori tendono ad alzare senza contare che nessuno degli automobilisti butta l’occhio sul cartello alle pompe. Questo, secondo me e secondo la Faib, aggrava la situazione», prosegue Princi.

«Mentre d’agosto e a Ferragosto i prezzi sono sempre saliti anche negli anni precedenti, in genere in questo momento a settembre c’era un calo dei prezzi. Invece adesso con il prezzo medio regionale, le compagnie spingono a mantenere alti i costi di benzina e gasolio», prosegue.

E c’è anche un’altra anomalia rispetto al passato. «Tutte le pompe bianche, quelle dei supermercati o le cosiddette pompe “ghost” – prosegue il presidente di Faib – hanno riallineato i prezzi e non c’è più quella differenza di molti centesimi come tempi fa. Ma se il prezzo è caro tutti tendono a rialzare».

Ma dove si alzano di più i costi? Secondo le associazioni di categoria, il rialzo dei prezzi di benzina e gasolio avviene in aree vicine alle grandi reti di trasporti, autostrade e superstrade, nelle isole e in quelle zone delle città dove si rilevano dei redditi medi più alti.

Insomma, dietro al prezzo di ogni distributore c’è un’analisi. Intanto proprio in questi giorni deve arrivare il nuovo decreto legge sul riassesto del settore dei carburanti e dei prezzi finali. Ma oltre al rincaro dei costi di benzina e gasolio, resta in vita il problema dell’acquisto dei carburanti a mercato nero, e quindi senza incasso da parte dello Stato di accise, Iva e tributi. Il contrabbando di carburante registra cifre enormi; in Italia si parla di una forbice fra i 30 e i 50 miliardi di euro che non entrano nelle casse del Paese ogni anno. «Fenomeno che dovrebbe essere affrontato davvero, prima di impiegare tanto personale della guardia di finanza nel controllare i cartelli con i prezzi medi regionali. Uno dei veri problemi oggi è anche nel contrabbando degli idrocarburi», conclude Princi.


 

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