La liturgia del Palio di Siena e i suoi misteri che rapiscono il cuore: il senso della corsa e il valore delle contrada
Lo scrittore Luigi Oliveto ci introduce nella “festa difficile”, dove riti pagani e religiosi si incontrano da secoli, con analoghe modalità. Nella giornata più importante per la città
SIENA. Comprendere il sentimento e lo spirito del Palio di Siena non è una cosa semplice, perché si tratta di una festa difficile. Qui, attraverso i secoli, vanno a perpetuarsi l’orgoglio di una civiltà, la fierezza e la vanità di un popolo». Luigi Oliveto, scrittore e giornalista senese, spiega così nel suo saggio “La festa difficile” il senso di quella che può essere definita, a distanza di secoli, la festa italiana. Il poeta Mario Luzi, che a Siena aveva legato la sua esistenza, nello stesso libro, si spingeva oltre sottolineando «il mistero del Palio che induce pensieri ed emozioni talora contrastanti in chi non è senese, ma ai senesi rapisce e sgomenta all’unisono il cuore con la sua liturgia sublime e terribile».
Stasera alle 19.30 il drappellone dipinto da Roberto Jullo verrà issato sul palco dei Giudici mentre gli alfieri di tutte le Contrade effettueranno la sbandierata della vittoria. Allo scoppio del mortaretto, in Piazza del Campo calerà il silenzio e si correrà il Palio in onore della Madonna di Provenzano.
Oliveto, cosa è il Palio per i senesi?
«È la sintesi e la rappresentazione di un sentimento, di una memoria condivisa, che si nutrono dell’orgoglio per la propria storia; e che questo orgoglio vogliono perpetuare nel tempo. Può sembrare qualcosa di anacronistico, ma non lo è, poiché è un modo per re-inscrivere il passato nell’oggi. Un acuto scrittore e giornalista quale fu Alfonso Gatto, disse che a Siena il passato non risulta mai “remoto”. Alludendo proprio a questa capacità che la città possiede nel far sì che passato e presente non mostrino alcuna cesura. Ecco cosa è il Palio. Un gioco molto serio attraverso cui – e pure questo potrebbe apparire un paradosso – ci si divide in rivalità tra Contrade per ritrovarsi uniti in un sentimento comune».
Qual è il rapporto tra città e Palio?
«È un rapporto che verrebbe da definire “naturale”. Il Palio – come rammenta il corteo storico che precede la corsa – rievoca la grandezza di una “civitas”, città-stato. Perciò rifarsi a quella storia significa che la città attuale debba mostrarsi degna di un tale passato».
Come sacro e profano si incontrano nel rituale del Palio e quale valore ha il rituale ?
«Pure questo aspetto è riconducibile ai due caratteri distintivi della storia di Siena: una religione laica, contrassegnata da fortissimo senso civico; una perentoria fede nel soprannaturale che, ai tempi dell’antica repubblica, giunse a incidere sulle monete della città-stato il motto “Sena vetus civitas Virginis” (Antica Siena, città della Vergine). Il Palio ha, fin dalle sue origini, una connotazione religiosa. Si correva e si continua a disputare in onore della Madonna di Provenzano (2 luglio) e della Vergine Assunta (16 agosto), ma è chiara la commistione di elementi sacri e profani. Dunque, non opposti; ma che si motivano reciprocamente. Come del resto accade nel bianco e nel nero del gonfalone comunale».
Quale ruolo conserva oggi la Contrada nel contesto cittadino?
«Al netto di tutte le trasformazioni (urbanistiche, sociali, culturali) avvenute negli ultimi decenni, la Contrada continua a svolgere un ruolo di aggregazione, solidarietà, trasmissione di valori. Oltre alle attività che esse stesse promuovono in ambiti diversi (ricreativo, culturale, del volontariato sociale) sono riferimento di iniziative che riguardano l’intera città e le sue istituzioni. Oltre a svolgere un ruolo importante nella conservazione e valorizzazione del patrimonio storico-artistico che hanno nei loro musei, chiese, archivi».
Cavalli, fantini e dirigenze: in quale correlazione vivono?
«Il Palio odierno, nel bene e nel meno bene, è all’insegna del “professionismo”. Veri e propri professionisti sono i fantini. Rigorosi criteri, e anche in tal caso avvalendosi delle competenze di professionisti, si adottano nella selezione dei cavalli e per la loro tutela. E, per quanto i dirigenti di Contrada svolgano le loro funzioni all’insegna della gratuità, sono anch’essi diventati “professionisti” per il modo con cui devono saper gestire le strategie paliesche, l’ingaggio dei fantini, la scelta dei cavalli».
Da senesi come si vive l’attesa e il Palio?
«Il Palio è pathos, ciò è innegabile. Ma va vissuto come una festa, come un gioco che è metafora di vita; perché la vita è fatta di vittorie e sconfitte, piccole o grandi che siano; di speranze e delusioni, di gioie e affanni. Quanto all’attesa, direi che è l’aspetto più bello. Poiché – è risaputo – la vera gioia è nell’attesa di ciò che pensiamo possa renderci felici. Ai recenti esami di maturità questi giorni, uno dei temi da svolgere riguardava proprio il senso dell’attesa. Forse i ragazzi senesi hanno avuto qualche argomento in più per parlarne con cognizione di causa».